Franco Vecchiet fa viaggiare l’arte

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Una mostra al Museo Postale di Trieste e un’altra, doppia e in parallelo, a Isola d’Istria per gli artisti della “Scuola Libera dell’Acquaforte Carlo Sbisà”

 

Non soltanto acqueforti, verrebbe da dire, considerando l’attività di maestro ed allievi della “Scuola Libera dell’Acquaforte Carlo Sbisà”, istituzione ormai storica nell’ambito della formazione artistica a Trieste, essendo stata fondata nel 1960 da Carlo Sbisà e successivamente diretta dalla vedova, Mirella Schott Sbisà, dal 1964 al 2003, quindi da Furio De Denaro, e da ormai dieci anni affidata a Franco Vecchiet, che non sembra volersi limitare alla mera didattica di tecniche calcografiche, ma stimola i suoi allievi a confrontarsi con molteplici aspetti della creazione artistica. Nello scorso mese di dicembre, difatti, la Scuola si è cimentata con una mostra di “arte postale” allestita al Museo Postale di Trieste e con altri due eventi espositivi a Isola d’Istria, di incisioni a Palazzo Manzioli, sede delle istituzioni della Comunità italiana della località costiera, e infine di libri d’artista presso la Galleria Foliart, a pochi passi di distanza, nel centro storico di Isola.

Gli attivissimi incisori triestini si sono cimentati con l’arte postale, internazionalmente più nota come mail art, modalità esecutiva che prevede l’invio per corrispondenza dell’opera, generalmente di piccolo formato, secondo una tradizione che risale, fondamentalmente, alle avanguardie del Novecento e in particolare ai futuristi (Ivo Pannaggi e Giacomo Balla) e più tardi ai dadaisti (Marcel Duchamp e Kurt Schwitters), ma che più vivacemente si sviluppò oltre oceano negli anni Sessanta, quando fu fondata la New York Correspondance School di Ray Johnson che teorizzò lo scambio di opere tramite il mezzo postale. Con un certo ritardo la mail art è approdata anche in Italia, riscuotendo un notevole interesse anche per la potenzialità insita nello stesso concetto di arte postale, che suggerisce inediti connubi tra scrittura e pittura, ad esempio, o anche sfruttando l’invio postale come supporto per creare reti di corrispondenti.

Particolarmente appropriata in quanto in sintonia con il concetto base di arte postale l’idea di esibire i lavori della Scuola negli spazi espositivi del Museo Postale ed è da dire che le opere esposte sono risultate nella generalità dei casi adeguate alla libertà espressiva connessa all’esecuzione, fondendo tra loro le abilità conseguite nella produzione calcografica con un’inventiva fresca e spesso impostata a implicazioni ironiche e comunque tali da sfruttare appieno le potenzialità del terreno di espressione artistica prescelto.

A Isola gli espositori si sono divisi in due gruppi, dei quali uno, meno numeroso, si è cimentato, nello spazio della Galleria Foliart, “casa” di Fulvia Grbac, con la tecnica del libro d’autore, producendo eleganti e fantasiose interpretazioni dell’oggetto libro, in alcuni casi ormai quasi irriconoscibile nella reinterpretazione basata su eleganti ritagli, artistiche ripiegature, ingegnose manipolazioni, incollaggi o addirittura, come nel caso delle opere di Patrizia Bigarella, traboccando in altri campi creativi tramite la musichetta prodotta da minuscoli carillon incorporati nell’opera.

Nel prestigioso spazio di Palazzo Manzioli erano invece esposte le opere grafiche su carta, realizzate con varie tecniche più legate alla tradizione, frutto del lavoro creativo di Stefano Antonini, Livia Alfiero, Roberto Battaglia, Gastone Bianchi, Patrizia Bigarella, Gabriella Bon, Giovanni Brezigar, Egle Ciacchi, Lucia Crismani. Anna Flores David, Davorin Devetak. Fabio Dotta, Paola Estori, Federica Finotto Daniela Frausin, Fulvia Grbac, Ottavio Gruber, Elen Lupinc, Mario Manfroni, Loredana Manzato, Roberto Mercanti, Roberto Micol, Maria Pia Mucci. Marina Abel Moss, Samanta Pagano, Rossana Ravalico, Giuliana Susterini. Rossella Titz, Anna Trani ed Elisa Vecchione.

Accostati l’una all’altra sulle pareti, le opere esposte sono state la testimonianza della libertà creativa che pare costituire un prerequisito dell’attività didattica di Vecchiet, che consente e anzi esorta gli allievi (spesso a loro volta artisti di ormai collaudata esperienza) ad esprimersi ciascuno secondo la propria inventiva e il proprio gusto, del tutto autonomi da quelli del maestro.