Frizzante fine d’anno per il teatro dialettale triestino

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di Liliana Bamboschek

 

Un Nadal strambo è la commedia in confezione natalizia che la compagnia La Barcaccia ha regalato al suo affezionato pubblico al teatro dei Salesiani dal 3 all’11 dicembre. Ed è anche un omaggio sentito al suo autore Carlo Fortuna, il capostipite di questa teatralissima famiglia, nell’ottavo anniversario della scomparsa e a pochi giorni dai festeggiamenti per il 40° di attività del gruppo teatrale. Si tratta di uno dei lavori dialettali più ricchi di umanità e arguzia del suo ampio repertorio perché sempre Carlo amava mescolare i buoni sentimenti con un pizzico di umorismo sdrammatizzando certe situazioni della vita di ogni giorno con una sana risata. La vicenda si svolge sul palcoscenico ricorrendo ancora una volta all’escamotage del “teatro nel teatro”; questa volta una compagnia scalcinata si trova alle prese con una sacra rappresentazione natalizia e alle prove tutto sembra andare storto.

Il regista (Stefano Fiore) si aggira disperato litigando col tecnico audio (Loana Mochnich) e con l’addetto alle luci (Fabio Paulatto), sfogandosi ogni tanto con la garzona del bar (Denise Fonda) mentre un trovarobe imbranato (Marco Roveredo) combina una serie di gaffe sotto gli occhi di due attori che tentano di venire in aiuto (Ciro della Gatta e Zaccaria Chelli). La sacra rappresentazione rischia di non andare più in scena, ma si preannuncia un altro evento, drammaticamente umano e inaspettato, a dare vita e significato a quella strana festa di Natale. Un Natale autentico, questa volta, con la nascita di una creatura dietro le quinte di quello stesso teatro. E le persone coinvolte, impegnate ad assistere e aiutare per quanto possibile, ritrovano proprio grazie a quel lieto evento i sentimenti di solidarietà e fratellanza che, in definitiva, sono l’essenza stessa del Natale. Grande l’impegno personale da parte di tutti gli attori, diretti dalla regia accorta e affettuosa di Giorgio Fortuna, che hanno saputo, in questa occasione, coinvolgere davvero il pubblico.

 

Al teatro Silvio Pellico è andata in scena dall’11 al 20 novembre la commedia Grampa e scampa, testo e regia di Riccardo Fortuna con la compagnia Il Gabbiano. L’idea è tratta da un lavoro di grande successo del commediografo inglese Ray Cooney, Funny mooney, tipica farsa di gusto anglosassone dove la trama è costruita su meccanismi precisi e si basa su una successione continua di eventi che allargano a dismisura i loro effetti fino a rasentare l’incredibilità. Il tema è il potere dei soldi che si rivela irresistibile e annulla ogni morale.

Il protagonista è un uomo qualunque che vive la sua vita tranquillamente fino al giorno in cui si trova, per caso, ad avere nelle mani una grandissima somma di denaro. La tentazione è forte, quella fortuna insperata potrebbe cambiare completamente la sua vita e quella di sua moglie ma… forse la cosa non è, dopo tutto, tanto facile da realizzare. Inevitabilmente vengono coinvolte altre persone in questa folle prospettiva e tutto si complica con conseguenze paradossali. La commedia è una ricca palestra di situazioni comiche, con crescenti equivoci che nascono uno dall’altro mentre il pubblico si sbellica dalle risate. Ma c’è qualcosa da dire per quanto riguarda la versione triestina: a nostro avviso manca il senso della misura. Situazioni e battute si accavallano e spesso si ripetono, le voci si sovrappongono prendendo un ritmo sempre più frenetico. A un certo punto diventa difficile mantenere un buon equilibrio a tutta la complessa costruzione della farsa.

In questo clima di tour de force bisogna dare atto che gli attori si sono impegnati al massimo dimostrando un’esperienza già maturata in questo genere teatrale. Tutti all’altezza, da Monica Parmegiani a Roberto Creso, Paolo Cesen. Gianfranco Pacco e gli altri.

 

Il Collettivo Terzo Teatro di Gorizia, ospite della rassegna “A tutto teatro” ai Salesiani, ha presentato il 17 e 18 dicembre le deliziosa commedia El tesoro de Franz Josef, scritta e diretta da Mauro Fontanini. L’autore si rifa a un’idea di Jacques Deval e situa la vicenda nel 1923 a Trieste. I protagonisti sono l’arciduchessa Augusta Maria d’Austria, nipote di Francesco Giuseppe, e suo marito Joseph August d’Asburgo- Lorena, principe d’Ungheria e Boemia ai quali l’imperatore in persona sul letto di morte aveva consegnato la custodia delle proprie ricchezze (i gioielli di Sissi e quasi tre miliardi di corone in contanti) con l’incarico di depositarle presso la Banca Commerciale triestina. Cosa che i due coniugi avevano fatto puntualmente per poter assicurare un futuro alla dinastia degli Asburgo. Ma dopo aver dissipato i propri beni personali i due si trovarono a vivere a Trieste nella più nera miseria, pur restando sempre orgogliosamente fedeli alla consegna di tutelare il denaro a loro affidato. Così li troviamo nella squallida soffitta di un albergo, costretti a vivere di espedienti, chiedendo prestiti a tutti e assillati dai creditori. Non potendo più tollerare una vita del genere un giorno rispondono a un annuncio sul giornale e trovano un impiego come maggiordomo e cameriera presso una famiglia della ricca borghesia triestina, naturalmente non rivelando la loro vera identità. Ben presto tutti resteranno colpiti dalla loro eleganza, grazia e savoir faire, finchè la vera natura regale dei due non apparirà davanti agli occhi di tutti nella sua evidenza. I dialoghi sono molto ben costruiti e i personaggi tratteggiati con efficacia, in particolare i due protagonisti interpretati con regale eleganza da Alessio Bergamasco e Mirjam Pahor. Non mancano i risvolti comici nella vicenda sottolineati da uno stuolo di divertenti macchiette, dall’intrigante cameriera dell’albergo (Valentina Verzegnassi) alla boriosa moglie del direttore di banca (Antonella D’Addato), alla goffa lady inglese (Claudia Foscolini), al politico ricco e intrigante (Vanni Pauluzzo) con moglie e figlio (Marilisa Trevisan e Marco Bergamasco), fino all’impagabile cuoca croata (sempre Antonella D’Addato) e all’impudente petroliere texano (Vincenzo Buttiglieri). Una vera galleria di caricature ! Ottima la scenografia, i costumi e indovinata la colonna sonora a tutto Strauss.