La prosa d’arte di Laura Grusovin

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Sviluppare nel dipinto un ragionamento, un razionale discorso, a volte un’esplicita narrazione

di Walter Chiereghin

 

Nel presentare la mostra personale di Laura Grusovin allestita dal 24 novembre al 20 dicembre al Kultuni dom di Via Italico Brass a Gorizia, il critico Joško Vetrih, citando la pittrice, ha ricordato che “un quadro non si guarda, ma si legge”, assunto che del resto pervade la home page del sito web dell’artista. Se tale assunto è valido per ogni opera d’arte, per quelle firmate dalla Grusovin lo è doppiamente, in quanto in ognuna di esse viene svolgendosi una riflessione quando non una narrazione, portata avanti in modalità argomentativa, evitando cioè il facile coinvolgimento emotivo di un esplicito lirismo. L’artefice induce così l’osservatore a seguire un suo ragionato percorso, che naturalmente coinvolge anche la sfera dell’emotività, ma badando sempre a controllarla ed a tenerla in secondo piano rispetto alle cose che si affermano dell’opera.

Non lirica, dunque, ma un’autentica prosa d’arte, che richiama l’eleganza formale di analoghi percorsi creativi e narrativi che in letteratura furono propri di Cardarelli e di Cecchi, ma che sulla tela vengono resi, ovviamente differenti per esiti, presupposti, accorgimenti tecnici e strumenti espositivi.

Il rigore formale che l’artista si impone fin dalla scelta del soggetto da rappresentare, articolandolo poi nello studio dello schema compositivo, nell’impianto delle luci, nella scelta delle tonalità cromatiche: tutta quanta l’attività del dipingere, insomma, appare nell’agire pittorico di Laura Grusovin subordinato a sviluppare nel dipinto un ragionamento, un razionale discorso, a volte un’esplicita narrazione, ben più frequentemente di quanto non indugi al facile adescamento del lirismo.

Assai spesso lo sviluppo di tale riflessione dell’artista parte dalla contemplazione di un dualismo, il più delle volte dalla constatazione di un’antinomia dentro/fuori ove il dato spaziale a volte rappresenta solo se stesso, ma il più delle volte è un dato simbolico, è parte di una metafora a volte autoesplicativa, altre volte più complessa ed elusiva.

Così, di volta in volta, il “dentro” rappresenta l’interiorità, o a volte la sicurezza di un ambito familiare e domestico contrapposta a un “fuori” insidioso e immaginato ostile, ma anche, al contrario, il “fuori” può divenire sinonimo di conoscenza e libertà che “dentro” sono negate o limitate. L’esposizione goriziana allinea accanto a numerosi dipinti ad olio una preziosa serie di opere grafiche, in parte multipli – acqueforti – in parte disegni a grafite. Uno di tali disegni, di fatto, annulla o riduce a un fenomeno esclusivamente percettivo questo contrasto dentro/fuori: si tratta di un uccellino all’interno di una gabbia aperta sì, ma contenuta entro una gabbia più grande, a sua volta aperta sullo spazio di un’ulteriore gabbia e così via, sottintendendo un infinito di matriosche in cui è evidente il significato simbolico, teso a smascherare ogni pretesa libertà incondizionata come illusoria percezione della realtà. Una riflessione, questa delle gabbie concentriche, che riguarda certo l’artista che l’ha rappresentata, ma riguarda e interroga anche ciascuno di noi, e la medesima ambizione fornisce la ragion d’essere a ogni altra opera della Grusovin, che in essa s’impegna a narrare se stessa, ma al contempo a suggerire ad ogni osservatore, attraverso una suggestione estetica, la via di una più profonda comprensione di sé e della condizione umana.

Pure rimanendo in continuità con una sua originaria ispirazione surrealista, l’arte della pittrice goriziana si è negli ultimi anni piegata a una più intimistica riflessione che ha portato alle realizzazioni esibite anche in questa occasione, trascurando almeno in parte la rappresentazione di soggetti onirici per perseguire invece, attraverso il ricorso a elementi di evidente o sottaciuta valenza simbolica, itinerari interiori che sembrano chiarirsi via via che il dipinto si sviluppa sulla tela.

Dal punto di vista formale, il lavoro dell’artista rimane fedele a un vincolo figurativo compiuto ed esigente, una minuziosa ricerca di perfezione in ogni gesto, in ogni segno, in ogni minima scelta cromatica. Un modus operandi coerente con i lunghi anni dell’esperienza creativa esercitata sempre con grande determinazione ed assiduità, in armonia con la generosa dedizione con la quale Laura Grusovin si dedica al suo lavoro senza che da esso traspaia il minimo segno di stanchezza, di caduta d’entusiasmo o di cedimento alla lusinga di un fare pittura confortevolmente adagiato nella sua ripetitività.

 

 

DIDASCALIE IMMAGINI

Commiato olio su tela (cm 74 x 72) – 2012