Gli epici Peanuts di Pauletto

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di Francesco Carbone

 

Charlie Brown: – Pensavo di usarli

per comprare un libro…

Sally: – Un che cosa?!

 

Dal 1950 al 2000 sono uscite le meravigliose strisce dei Peanuts. Charles M. Schulz aveva lasciato scritto nel suo testamento che nessuno avrebbe potuto continuare la saga. Da allora le sue strisce continuano ad essere ripubblicate. Il secondo mezzo secolo del Novecento è dunque anche il tempo dei Peanuts. Nell’anno della clausura per il Covid, Giancarlo Pauletto, saggista e critico d’arte, li ha riletti assieme alla Bibbia, all’Orlando furioso e ad altri classici. La collocazione di Charliebrown – Pauletto lo scrive proprio così – accanto ad Abramo e ad Angelica fuggiasca ci pare esatta. Da questa rilettura è lievitato questo saporoso e complice Nice to meet you Charlie Brown (Giancarlo Pauletto, nuovadimensione).

È chiaro che per l’autore i Peanuts non meritano meno di questa collocazione: «Poema, dico, o Epopea o Saga, e sempre con la maiuscola, poiché deve essere chiaro, a chi legge, che quello dei Peanuts è racconto esemplare, narrazione di un’umanità che tutti ci rappresenta, come l’Odissea e la Divina Commedia». Certo! E cosa accade quando c’immergiamo in un classico? Calvino ci dice, in un saggio diventato a sua volta un classico, che nasce una connessione: tra il tempo in cui l’opera è stata scritta e il nostro, e che già per questo l’opera si traduce «in un’altra lettura rispetto a quella originale» (I. Calvino, Perché leggere i classici, Mondadori 2023). È quanto accade con Nice to meet you Charlie Brown. E noi, leggendolo, traduciamo ancora. Maurice Blanchot aveva chiamato questo festoso dirsi e ridirsi dei e dai classici «intrattenimento infinito».

Ovviamente nessuna lettura esaurisce il testo, ed è folle se lo pretende. Sempre Calvino scrive: «la scuola e l’università dovrebbero servire a far capire che nessun libro che parla d’un libro dice di più del libro in questione; invece fanno di tutto per far credere il contrario». Dovrebbe preoccupare l’idea di una scuola così ruffiana – lo è già – da credersi à la page perché propone i Peanuts nei suoi libri di testo. Qui vale l’inderogabile principio di indeterminatezza di Heisenberg: se metti Snoopy in un’interrogazione, Snoopy diventa un’interrogazione: orrore.

Pauletto fa invece la cosa giusta: «rendere omaggio, come si può, a una grande opera del Novecento». Come li chiamò Cioran, fa un esercizio di ammirazione, e questo ci rende suoi complici. Proprio perché i Peanuts sono un classico, l’autore li tratta con leggerezza, con allegra connivenza: non si legge così l’Orlando furioso?

Con Nice to meet you Charlie Brown, si è avuta una sensazione che i lettori di Proust associano subito alla petite madeleine: il dolcetto che risveglia un mondo di ricordi che si erano addormentati in una delle tante stanzette pigre della memoria. I Peanuts sono un mondo

Soprattutto, Pauletto ci fa ritrovare nei bambini di Schulz archetipi non meno potenti di quelli di Jung: la prepotente megalomania di Lucy, il mondo magico dell’imperturbabile Linus, la monomania beethoveniana di Schroeder, la timidezza struggente di Charlie Brown, che è davvero «un eroe, ma della disfatta», l’universo di Snoopy, al quale, come a Emily Dickinson basta un’ape e un filo d’erba per fare un prato, è sufficiente il tetto della sua cuccia per ritrovarsi in mille e una avventure.

Tutto ci torna come un mondo inquieto, turbato, tragico come l’infanzia per Savinio, eppure paradisiaco: bambine dominanti e bimbi amletici, raccontati in spazi in cui non appaiano mai i cacofonici adulti. Ancora senza playstation e cellulari, potranno essere, come scrive l’autore, «immortali»? Achille ed Ettore vivono con noi anche se non hanno conosciuto i droni e i carrarmati; che sia lo stesso per Charlie Brown innamorato della ragazzina coi capelli rossi e per Snoopy, lo spavaldo Omero di se stesso.

Giancarlo Pauletto

Nice to meet you Charlie Brown

Nuovadimensione, 2022

  1. 96, euro 12,00