IL BLU DI CRAGLIETTO

| |

e a Trieste Cernigoi, Benci e Calligaris

 

Una mostra piccola nelle dimensioni, ma di straordinario interesse storico e artistico è allestita dal 12 dicembre al 12 gennaio negli spazi della Galleria “Di Iorio” della Biblioteca Statale Isontina: si tratta de “Il blu di Craglietto”, una trentina di disegni di Giovanni Craglietto (1889-1975) eseguiti quasi tutti con l’uso di un pastello blu nel periodo veronese dell’artista, afferente quindi alla sua tarda maturità. Il corpus di tali opere, rimaste probabilmente invendute al termine di una delle ultime personali dell’artista istriano tenutasi a Verona nel maggio del 1970, fa parte delle collezioni private di due medici goriziani, Mauro Carli e Ferruccio Massa, e sono frutto di un fortunato ritrovamento in un mercatino veneto d’antiquariato.

Non esiste una documentazione grafica di quella mostra veronese, alla quale l’autore pose il titolo “Disegni di soggetti modesti”, il che collima con i contenuti dei fogli oggi esposti a Gorizia.

L’intervallo temporale delle opere è all’incirca quello compreso tra il 1960 e 1970 mentre per quel che riguarda i soggetti è prevalente la natura morta, perlopiù di oggetti d’uso quotidiano, vasi, libri, bottiglie, un tritacarne a manovella, un lume poggiato sul piano di una credenza, anche se non mancano paesaggi e un originale autoritratto, un busto di se stesso collocato sul piano di un’altra credenza. Come in tutta la sua opera, anche in questi disegni Craglietto rifugge da ogni tentazione d’astrazione rimanendo ancorato alla sua sobria modalità di un rigoroso realismo.

 

***

Come accade periodicamente in prossimità delle festività di fine anno, moltissime sono le mostre presentate in questa particolare stagione, quando i galleristi s’ingegnano a proporre autori, se possibile, di fama ormai consolidata e di sicuro richiamo nei confronti di collezionisti e semplici appassionati.

Taceremo sulla mostra di una galleria privata, la Torbandena di Trieste, che ha chiuso in bellezza l’anno con una spettacolare esposizione di Arturo Nathan, perché vorremo parlarne più diffusamente in uno dei prossimi numeri.

La Galleria Cartesius, a sua volta, ha esposto una quantità di grafiche rare o uniche di Augusto Cernigoj, prodotte dal maestro triestino in un intervallo temporale che parte dal 1959 alla fine degli anni Settanta, eseguite con le tecniche calcografiche più varie e tali da offrire – considerata l’estensione dell’arco temporale – un saggio del percorso artistico complesso dell’Autore e una testimonianza della sua costante capacità di evolvere e di trovare nuovi ambiti creativi.

Di nuovo a Gorizia, alla Leg Antiqua, sede della mostra “Una Gorizia lontana. Sergio Altieri. Tempere su tela dal 2010 al 2015”, nella quale sono esposti 25 dipinti inediti tra cui si segnalano temi nuovi per l’artista, reminiscenze e ricordi di Gorizia fra gli anni ’40 e ’50.

E ancora a Trieste, per citare almeno due mostre degne di nota: la personale di Gabry Benci che, alla Bottega dell’immagine, ha presentato in un’articolata rassegna sue opere calcografiche che spaziano dagli esordi assolutamente realistici con la frequentazione della Scuola libera dell’acquaforte gestita da Mirella Schott Sbisà, per approdare negli anni più recenti a composizioni sempre meno legate al percetto visivo e attente invece a un’astrazione equilibrata e fortemente dinamica, nelle quali ancora riecheggia il magistero di un altro suo maestro, Nino Perizi.

Infine, alla Sala comunale di Piazza Unità, la seconda personale di Alessandro Callegaris, “Temporanea-mente”, nella quale continua l’esercizio, inaugurato lo scorso anno con la mostra alla Bottega dell’immagine, di esplorazione di un concetto astratto, quello del tempo, con lo strumento quanto mai concreto di una pittura fortemente ancorata al realismo (Calligaris proviene dalla scuola di Livio Mozina) che in lui si declina in una variante simbolica che gli consente di dare corpo e colore a concetti e sensazioni altrimenti difficilmente rappresentabili.