Il calcio come religione

| | |

di Gianfranco Franchi

 

A trentaquattro anni dalla sua originaria pubblicazione, il saggiotto Football. De l’histoire sociale à l’anthropologie religieuse vede la luce in un’edizione italiana, pop ed economica grazie alle Dehoniane di Bologna, nella traduzione di Eleonora Montagner. Football. Il calcio come fenomeno religioso s’affaccia, sbarazzino, per le librerie del Belpaese nei giorni dell’Europeo 2016: considerate bene la coincidenza che la prima edizione del saggio, in Le Débat 2 numero 19, vide la luce nell’anno di grazia 1982: 1982, Italia campione del mondo per la terza volta, ça va sans dire, Bruno Conti diventa Marazico, Paolo Rossi diventa Pablito, Bergomi lo Zio, e via andare. Partiamo con gli sfavori del pronostico, oggi più che allora. Allora preghiamo, oggi come allora. Perché non ci piove: c’è qualcosa di simile tra la fede in Dio e il tifo per una squadra.

L’etnologo e antropologo francese osserva, con la dovuta semplicità, che il calcio è un rito: un rito celebrato, alla presenza di trentamila, cinquantamila, centomila persone sugli spalti, e centinaia di migliaia, a volte milioni, in casi straordinari miliardi di persone sedute a casa in poltrona, da ventitré officianti in campo e qualche comparsa. Il calcio, ribadisce pacifico Augè, è pratica e spettacolo: una pratica che può serenamente essere considerata un fenomeno di massa, uno spettacolo che tutti i popoli apprezzano. Viviamo un momento singolare nella cultura mondiale (si può spendere, l’aggettivo “mondiale”, senza timore di cadere nel ridicolo o peggio ancora nell’ideologico,sì): perché “per la prima volta nella storia dell’umanità, a intervalli regolari e ad orari fissi, milioni di individui si siedono davanti al loro altare domestico per assistere e, nel vero senso della parola, partecipare alla celebrazione di un medesimo rituale”. Un rito che pretende fede: un rito fondato sulla ripetizione di formule fisse – i cori e gli slogan dei tifosi, allo stadio – e formule variabili; un rito fondato sull’adesione incrollabile a colori e stemmi; un rito esclusivo, monogamico. Un rito coniato in Inghilterra, naturalmente, oltre un secolo e mezzo fa: diffuso adesso ben al di là dei confini del vecchio e nuovo Commonwealth.

Quali sono i limiti di questa pubblicazione? Al di là della sua eccessiva stringatezza, che finisce per ridurre le potenzialità di questo scritto a quelle di un pamphlettino, di un ispirato corsivo o poco più, è difficile capire perché non sia stato aggiornato, a distanza di così tanto tempo: certe osservazioni di Augè, nel 1982, erano effettivamente d’avanguardia – mi riferisco, ad esempio, alle sue battute sul rito condiviso mediaticamente in tutto il mondo, durante certi tornei internazionali, tramite televisore – e tuttavia oggi risultano quasi pacifiche, e hanno perso completamente l’impatto parzialmente provocatorio d’antan. Non solo: sarebbe stato opportuno interrogarsi sul progressivo sovrapporsi della tecnologia sull’aspetto “rituale” e sacro del calcio (il ripetersi delle partite “ogni maledetta domenica” è stato, nel frattempo, disintegrato dalle esigenze televisive; il tifo “sugli spalti” è stato penalizzato, umiliato e poco a poco emarginato o marginalizzato dalla tirannide televisiva, e dalla trasformazione di un evento fondamentalmente territoriale in un evento tranquillamente a-territoriale; nuove proprietà delle nostre vecchie società, per lo più chiaramente straniere, s’azzardano a cambiare stemmi e colori sociali, come niente fosse o quasi, fregandosene delle proteste della vecchia massa; i calciatori vengono trattati come merce o come mercenari, con rare e purtroppo non sempre trasparenti eccezioni; etc.) e direi che in un certo senso il libro avrebbe assunto carattere felicemente polemico, e non più romantico o nostalgico come invece appare. Dato ciò per acquisito, non si può non ringraziare il buon Augé per aver dedicato un po’ della sua alta intelligenza alle nostre piccole, basse ossessioni quotidiane. Professore, insista.

 

 

 

Marc Augé 

Football

Il calcio come fenomeno religioso

Dehoniane, Bologna 2016

P6,00p. 48, euro 6,00