Il caso Moro (ri)visto da Bellocchio

| | |

di Alan Viezzoli

 

Nel giochino che ho fatto all’interno dell’articolo principale mi sono soffermato solamente sui film in concorso. Però il 75ª festival del Cinema di Cannes ha presentato bei film anche nelle sezioni collaterali. Un trittico degno di nota è quello dei tre attesi blockbuster: Top Gun: Maverick di Joseph Kosinski, Elvis di Baz Luhrmann e Three Thousand Years of Longing di George Miller. Tre film dallo stampo leggero e scanzonato ma ben condotti e di pregevole fattura.

Il titolo che però spicca come un faro sull’intera selezione ufficiale di quest’anno è Esterno notte, la serie televisiva diretta da Marco Bellocchio sul rapimento e l’uccisione di Aldo Moro. La serie è divisa in sei puntate che verranno trasmesse in prima serata da Rai Uno in autunno. Tra maggio e giugno, però, nelle sale è uscita una versione cinematografica in cui gli episodi sono stati rimontati per l’occasione in un film diviso in due parti – ed è in questa versione che la serie ci è stata mostrata sulla Croisette.

Bellocchio torna su uno dei casi più tormentati della Storia italiana a diciannove anni di distanza da quel Buongiorno, notte che era passato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. In questo caso, però, Bellocchio può contare su un minutaggio molto più ampio – 300 minuti contro i 106 di Buongiorno, notte – e soprattutto su una scansione in episodi tipica della serialità televisiva.

Delle sei puntate solo la prima e la sesta sono incentrate su Moro e, rispettivamente, sul rapimento e sulle ultime ore prima della morte. Gli altri quattro episodi – tutti molto ben distinti, segnalati da grossi numeri di colore rosso che campeggiano quasi minacciosi su uno sfondo nero – raccontano più volte quei cinquantacinque giorni del rapimento, ognuno da un punto di vista diverso. La seconda puntata mostra come la politica ha affrontato l’emergenza e si concentra in particolare sulla reazione di Francesco Cossiga che all’epoca era ministro dell’Interno. La terza puntata mostra i giorni del rapimento con gli occhi della Chiesa e soprattutto di papa Paolo Sesto che era un grande amico personale di Moro. La quarta puntata ripercorre il sequestro dal punto di vista dei brigatisti Adriana Faranda e Valerio Morucci. La quinta puntata ci fa vedere il dramma della famiglia Moro, specificatamente con gli occhi della moglie Eleonora.

Va però detto che tutti questi punti di vista non sono affatto impermeabili: i personaggi ricorrenti tornano frequentemente da un episodio all’altro, dimostrando così che, anche se la serie sposta il proprio punto di vista di volta in volta su un elemento diverso della storia, in quei giorni tutte le vicende e tutte le vite erano profondamente intrecciate una all’altra.

Bellocchio ricostruisce perfettamente l’ambiente dell’epoca, non solo nella scenografia bensì proprio nell’aspetto e negli atteggiamenti dei vari protagonisti dell’Italia di quei giorni. Impossibile non citare almeno Fabrizio Gifuni nel ruolo di Moro, figura che già più volte ha interpretato a teatro; Toni Servillo, magistrale nel rendere la fragilità di Papa Paolo VI; Margherita Buy, sempre credibile nel mostrarci la disperazione di Eleonora Moro; Fausto Russo Alesi nei panni di un Cossiga che non riesce a gestire la situazione; Gigio Alberti perfetto nell’incarnare Benigno Zaccagnini, all’epoca Segretario della DC.

Con Esterno notte Bellocchio ci mostra la propria visione dell’affaire Moro, uno sguardo coinvolgente e interessante. Infatti, nonostante l’ossatura di quello che è successo a Moro nei giorni del rapimento sia nota, Bellocchio riesce comunque a terminare ogni episodio con un crescendo di tensione che porta lo spettatore a volersi immergere immediatamente nella visione dell’episodio successivo, per scoprire – anche se lo sa benissimo – come andrà a finire l’intera vicenda. E quando questo avviene, siamo di fronte al grande Cinema, anche se prestato ad un formato solo apparentemente diverso.