Il circo minimo

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Di Giuseppe O. Longo

 

 

Dal circo minimo esala una tristezza indicibile. È per questo che dopo le prime sere gli spettatori hanno preferito andare al cinema all’aperto, cinquanta metri più in là. Il circo è poverissimo: una giostra coi cavallucci e le sirenette di legno dipinto, spinta a forza di braccia dal vecchio Ermes, poi un trapezio issato tra quattro pali con sotto una rete da pesca, e un piccolo recinto per l’asino Rufus. Poco più in là un tenda per dormire. Ermes, per quel che si capisce, è il padre di Delia, una flessuosa sedicenne che esegue semplici esercizi al trapezio oppure monta Rufus e lo fa galoppare stancamente dentro il recinto. Infine c’è Raul, un ragazzotto tutto muscoli, con la pelle scura e un gran ciuffo di capelli neri, lucidi di brillantina. Raul aiuta Delia a salire sul trapezio e fa correre Rufus, che ogni tanto si pianta e lancia ragli sonori tra le risate del pubblico. Verso le sette di sera, quando il sole è prossimo al tramonto, Ermes si mette a sonare una trombetta per richiamare i bambini, poi va alla cassa a fare i biglietti e quando ne ha venduto una decina si mette a spingere la giostra. È vecchio ma vigoroso, Ermes, i muscoli gli guizzano sotto la pelle riarsa delle braccia e delle gambe. Lo sforzo massimo è per mettere in moto la giostra, poi, una volta avviata, basta darle una spinta ogni tanto. Ma nonostante la trombetta di Ermes, la bellezza esangue e fragile di Delia, i ragli sonori di Rufus, e le acrobazie di Raul, dopo alcune sere il circo minimo non attrae più il pubblico. I giovani vanno al cinema o a ballare, le famiglie vanno a passeggio; solo i bambini vorrebbero restare, accarezzare il muso dell’asino e fare qualche giro in giostra. Poi ci sono i giovanastri che ronzano intorno alla trapezista, ma Raul li tiene alla larga con occhiatacce eloquenti. Forse è a lui che la giovane si è promessa, e anche questa circostanza accresce la mia tristezza. Tra un’evoluzione e l’altra dei due giovani, Ermes intrattiene i presenti con qualche storiella, ma sono storielle insipide, alcune sono a doppio senso e scadono nella volgarità. Prima dell’orario di lavoro, cerco di farmi amico il ragazzotto, che deve avere più o meno la mia età: forse è un modo obliquo e inconsapevole di avvicinarmi alla bellezza esangue della sua fidanzata, ma evito di guardarla e forse questo rassicura Raul, che a poco a poco comincia a parlarmi. Mi racconta povere cose, la miseria del circo, la povertà di Ermes, che pure è figlio d’arte. Non mi vuol dire perché sia caduto così in basso e debba spingere la giostra a mano. Mi conferma che Delia è figlia del vecchio e orfana di madre e che lui e la ragazza sono promessi. Ciò mi procura un senso di disperazione per quei destini segnati e senza scampo, poi mi dico che io non c’entro niente con loro, eppure conquistandomi la fiducia di Raul mi sono compromesso, mi sono assunto un po’ di responsabilità nei confronti di questi tre sventurati, trascinati da una sorte che nessuno potrà cambiare. Poi penso che forse la prendo troppo sul tragico, almeno loro e l’asino Rufus mangiano ogni giorno. Raul mi guarda, certo si domanda che cosa voglio da lui, dal circo minimo, da Delia. Ma non voglio niente, è un misto di curiosità, di bizzarria e anche di degnazione che mi ha spinto a frugare in quelle vite. Lo sai, dico a Raul, lo sai come si chiama questo pratone dove avete drizzato il circo? Si chiama pratone dei morti, perché anni fa qui scoprirono il cadavere di un giovane con la gola tagliata e non si seppe mai chi fosse stato. I carabinieri decisero per il suicidio, e il procuratore archiviò il caso. Raul mi guarda, poi guarda le casette che circondano il pratone dei morti. Non mi dice niente, ma si vede che è rimasto colpito. In quel momento Ermes dà fiato alla trombetta e qualche bambino accorre verso la giostra variopinta, Delia esce dalla tenda con un costume nero attillato, tempestato di lustrini e getta uno sguardo azzurro alle poche persone che vogliono assistere allo spettacolo. Alla fine Raul passerà tra il pubblico con il cappello e Rufus raglierà al cielo.