Il giorno dei garofani rossi

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In un libro fotografico la storia per immagini di molti cortei e comizi del Primo maggio a Trieste

di Walter Chiereghin

 

Un angolo visuale del tutto parziale e limitato, e tuttavia stimolante e funzionale a una ricognizione storica sugli ultimi quattro decenni di vita triestina, il volume fotografico Trieste. quarant’anni di Primo maggio di Walter Böhm e Umberto Laureni, voluto dallo SPI CGIL ed edito da LiberEtà. Racconta attraverso immagini raccolte ai margini del corteo e del comizio del Primo maggio il modificarsi di passioni e pulsioni, di stratificazioni sociali, di interessi culturali e politici di una città e di un’area politica anch’esse, come tutto il mondo, in rapida trasformazione, nonostante chi le abita abbia spesso la sensazione di un immobilismo che invece, ovviamente, non può esistere.

Certo discontinua nel procedere del tempo e probabilmente decrescente a intermittenza in termini di partecipazione, la manifestazione del Primo maggio continua tuttavia a costituire un momento di incontro e di rivendicazione attorno ad alcuni valori, il lavoro in primo luogo, la sua dignità, ma anche la pace, l’antifascismo, i diritti civili, la difesa dell’ambiente, il ruolo delle donne, l’accoglienza agli stranieri, la lotta alla precarietà.

Già questa elencazione di temi riesce a dar conto di una stratificazione temporale che, come le pagine del bel volume di immagini, parte dagli anni Ottanta per arrivare al più vivo presente, offrendo uno spaccato sulla realtà personale e sociale di questa lunga teoria di anni e di cortei, dalle foto più lontane nel tempo, in bianco e nero, all’irruzione, assieme al colore, di nuovi temi, di nuovi slogan, di nuovi striscioni, di nuovi manifestanti che raccolgono il testimone dalle mani di quanti li hanno preceduti e, per le più varie ragioni, non sfilano più con gli altri per le vie della città.

Come in un film, il succedersi delle fotografie ripercorre un lungo periodo della vita della città, segnando una continua mutazione anche antropologica dei convenuti al corteo: tanto poco è rimasto della presenza operaia e industriale di un tempo, dovuta alla chiusura di fabbriche e cantieri e al parallelo espandersi del settore terziario, impiegati, tecnici, studenti, giovani ricercatori che via via prendevano il posto di portuali e saldatori, per essere poi affiancati da nuovi arrivati di pelle più scura, accolti con orgoglio in seno al corteo coi loro striscioni, dove l’inglese si affianca oggi all’italiano e allo sloveno di sempre.

Umberto Laureni, ingegnere, già assessore all’Ambiente nella giunta Cosolini, assieme al geologo Walter Böhm hanno raccolto per anni le immagini di cui ora, con questo volume, viene offerta al pubblico la visione di una piccola selezione estrapolata da un archivio, da due anzi, di ben maggiori dimensioni, soprattutto nei suoi più recenti sviluppi, quando l’irruzione del digitale ha ridotto fin quasi ad annullarli i costi di un singolo fotogramma. Le immagini stampate, per scelta dei due autori, non sono firmate e quindi non riconducibili all’uno o all’altro dei due, avendo deciso di agire creativamente senza rivendicare la componente individuale di un lavoro che anche soltanto nella selezione proposta dal volume rivela la sua importanza anche in termini di documentazione storica.

Inutile nascondere che scorrere queste fotografie muove fatalmente una insinuante commozione in chi ha vissuto anche soltanto alcune delle giornate primaverili di cui le immagini di Böhm e Laureni narrano la storia. Nello sfogliare il volume, riconoscendo ad ogni pagina volti e situazioni, dirigenti politici e sindacali, compagni di lavoro e di sindacato, amici perduti nelle vicende delle vita, anziani militanti, belle ragazze di oggi o di tanti anni fa, si ripercorre mentalmente, soprattutto da parte dei meno giovani, un percorso esistenziale così lungo da suggerire un’ombra di malinconia. Ma poi c’è il rosso dei garofani e delle bandiere, c’è il volto eccitato e sorridente dei giovani, l’abbraccio vigoroso di rinnovati incontri, e allora può capitare di sorprendersi a canticchiare a mezza voce Bella ciao o l’Internazionale, quasi per offrire una colonna sonora adeguata alle belle immagini che andiamo osservando.