Il leggio della Contrada
Il Ponte rosso N°85 | ottobre 2022 | teatro | Walter Chiereghin
Intervista a Daniela Gattorno, presidente dell’Associazione Amici della Contrada, che organizza la rassegna di Teatro a leggio
di Walter Chiereghin
Da molti anni il Teatro la Contrada propone una rassegna di teatro a leggio, parallela al cartellone “maggiore”, nella quale gli attori si presentano leggendo i testi in un’ambientazione scenica ridotta al minimo o quasi del tutto inesistente, affidando soltanto alla voce e alla mimica, talvolta col solo ausilio di una base musicale registrata, l’interpretazione loro assegnata. Il fascino di tali spettacoli risiede proprio nella povertà dei mezzi, nell’assenza di costumi e scenografie, circostanze che concentrano l’attenzione dello spettatore sui testi e sulla loro lettura, consentendo un rapporto ancora più diretto ed immediato con gli attori. Chiediamo qualche conferma alla cortesia di Daniela Gattorno, presidente dell’Associazione Amici della Contrada.
Daniela, tu curi per il Teatro La Contrada un’iniziativa che mi pare del massimo interesse: mi riferisco alla rassegna di “Teatro a leggio”, che con la stagione appena iniziata ha inaugurato il suo 24° cartellone. Puoi dirci come agisci e cos’è l’Associazione “Amici della Contrada”, cui sono riservati gli spettacoli?
Innanzitutto ti dirò che condivido la cura di questa iniziativa con altre persone, ad iniziare da Livia Amabilino, che nel sostenere e curare l’intero Teatro, ha sempre assicurato continuità operativa anche alla rassegna di Teatro a leggio, nata ventiquattro anni fa grazie a Mario Licalzi e Francesco Macedonio, che hanno pensato di portare sulla scena alcuni testi ricalcando lo stile dello sceneggiato radiofonico. In questi anni si sono poi succeduti tantissimi registi e attori che hanno affrontato questo tipo di lavoro con crescente entusiasmo, visto anche il riscontro positivo da parte dei soci che assistono alle letture sceniche. Oggi lo stile si è evoluto, ma la sostanza è rimasta fedele all’originale.
Quanto proponete sono letture sceniche, che offrono il vantaggio di costare meno di una messa in scena teatrale, di non impegnare la memoria degli attori, che leggono il testo che recitano, di valersi di scenografie spesso inesistenti, e tuttavia immagino che questa formula consenta di ampliare molto l’offerta di un teatro. A giudicare dalle presenze degli spettatori, si direbbe che il pubblico gradisca questo genere, forse anche perché si tratta generalmente di atti unici. Ritieni che sia così?
Io stessa quando assisto come spettatrice subisco un forte fascino da queste letture. Credo che si crei un’intimità forte tra palco e platea proprio per la mancanza di sovrastrutture. L’attenzione è focalizzata sulla storia, sulle parole. Unica concessione è la musica e il grande cuore degli attori.
La scelta degli autori che presentate in questa stagione è rivelatrice di scelte di elevata qualità nella programmazione del cartellone, da Alberto Bassetti che firma il primo spettacolo a Natalia Ginzburg che fornisce i testi per quello che chiuderà la stagione. La scelta è prevalentemente opera tua e dei registi che si alternano con te oppure è frutto di una scelta collegiale, tra gli attori delle Contrada e magari anche dei soci degli “Amici”?
Le scelte principali sono fatte da me e da Elke Burul, vice presidente dell’Associazione, in accordo con Ariella Reggio e Livia Amabilino. Inoltre cerchiamo di ascoltare i suggerimenti dei soci, ma in queste ultime due stagioni abbiamo cercato di proporre testi mai presentati a leggio.
In alcune delle passate stagioni erano presenti anche autori “locali”, Ricordo tra gli altri Crivelli e Spirito (entrambi non propriamente locali). Non pensi che la presenza di autori di qui possa valorizzare la programmazione, o almeno incuriosire un pubblico in prevalenza triestino?
Assolutamente si! Non è un caso se spesso gli autori legati al territorio sono presenti nel cartellone.
Con grande piacere lavoriamo con autori contemporanei, quest’anno però abbiamo scelto di dedicarci ad un progetto in collaborazione col Comune di Trieste e il teatro La Contrada e dedicato alle figure di Anita Pittoni e Linuccia Saba. Epistolario triestino sarà in scena al teatro dei Fabbri dal 5 al 7 gennaio 2023 ed è un lavoro tratto dal libro: Penso a te che sei tutt’uno con la poesia di tuo padre, curato da Gabriella Norio. Anche Claudio Grisancich parteciperà allo spettacolo tramite delle registrazioni, cosa di cui gli siamo particolarmente grati.
Ottima iniziativa. Oltre alla presenza degli attori della Contrada, dalla Reggio a Enza De Rose, a Marzia Postogna, a Elke Burul e altri, il vostro programma include ancora ulteriori altri, ospiti per l’occasione. Lo consideri un arricchimento della vostra proposta e un utile confronto di esperienze attoriali diverse?
Beh, certo! Quest’anno ad esempio tornerà Maximilian Nisi, che dopo l’esperienza fatta alcuni anni fa con noi in Fiore di cactus ha accettato con entusiasmo questa nuova proposta. Lo vedremo a fianco della grande donna di teatro che è la Reggio in Le medaglie della vecchia signora di Barry, lunedì 13 febbraio. Invece Sara Alzetta, sarà presente in Fragola e panna di Natalia Ginzburg in scena il 17 aprile…
Tu e Sara avevate già felicemente affrontato i testi della Ginzburg nell’estate di due anni fa, in un periodo difficile per via del maledetto virus; ne avevo parlato nel numero di agosto 2020 del Ponte rosso. Ma dimmi, in generale gli attori sono soddisfatti di esibirsi “a leggio”?
Direi proprio di sì. La cosa che poi accomuna tutti, compresi gli attori ospiti che per la prima volta affrontano questo tipo di lavoro, è la voglia di tornare a cimentarsi col testo e un leggio o qualche altro povero stratagemma che metta a nudo solo il potere della parola. Una sfida d’amore.
Daniela Gattorno, Adriano Giraldi,
Ariella Reggio e Marzia Postogna
da una foto di Laila Pozzo