Il mito di Victor de Sabata

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La vita del Maestro raccontata da Liliana Ulessi

di Marina Silvestri

 

La vita di Victor de Sabata è «la parabola di una mente diversa, certamente superiore alla norma, che appartiene ad un momento dell’umanità che forse per magia e tragicità non si ripeterà più», scrive il maestro Giovanni Pacor nell’introduzione al libro di Liliana Ulessi: Victor de Sabata. Musicista, direttore d’orchestra, compositore. Un mito. Il libro è la trasposizione ampliata di uno sceneggiato radiofonico in sette puntate prodotto nel 2005 dalla Sede Rai del Friuli Venezia Giulia, intitolato “Una vita nella musica. Omaggio a Victor de Sabata”, che ha avuto per protagonista l’attore Omero Antonutti, per la regia di Marisandra Calacione. Sempre con l’editore Battello, Liliana Ulessi aveva pubblicato in precedenza la biografia della soprano Fedora Barbieri, Fedora Barbieri, un viaggio nella memoria: ricordi ed emozioni di una star del melodramma, testo successivamente adattato a sceneggiato radiofonico e come spettacolo per il teatro Bobbio di Trieste, protagonista l’attrice Ariella Reggio; inoltre il volume Raffaello de Banfield: la musica e il teatro, una luce nella mia vita (Ibiskos editrice Risolo).

Questo lavoro di Liliana Ulessi è giocato su un dialogo immaginario, una sorta di ‘intervista impossibile’, il genere che la radiofonia ha sperimentato a partire dagli anni Settanta e ha fatto scuola quale esempio di raffinata divulgazione che avvicinava gli ascoltatori a temi complessi; il protagonista, noto personaggio del passato, rispondendo all’intervistatore, esponeva il proprio pensiero, il lato umano e caratteriale, e l’ambito sociale in cui era vissuto. Nel libro di Ulessi l’intervistatore è una giovane cardiologa, Francesca, appassionata di musica alla quale il maestro de Sabata si manifesta in una sera d’inverno. Prende il via così una conversazione che diviene e poco a poco occasione per ripercorre le vita di de Sabata, e parlare anche della Trieste di ieri e di quella odierna.

Victor de Sabata nacque a Trieste il 10 aprile 1892 da Amedeo de Sabata maestro di canto che diventerà direttore del coro all’Opéra di Montecarlo, originario di Cividale del Friuli, e Rosita Tedeschi, di famiglia israelita. Nel 1900 la famiglia si trasferì a Milano, Victor venne iscritto al Conservatorio “G. Verdi” e qui, a soli undici anni, diresse il concerto degli allievi; nello stesso periodo ebbe modo di fare le sue prime esperienze sotto la guida di Arturo Toscanini. Come compositore debuttò nel 1917, con l’opera Il macigno che fu rappresentata al teatro alla Scala di Milano; nel 1918 divenne direttore dall’Opéra di Montecarlo; nel 1921 fu chiamato a dirigere all’Accademia di S. Cecilia in Roma, dove venne eseguito il suo poema sinfonico Juventus, composto nel 1919; nel 1923 La notte di Platon. Successivamente la carriera di direttore d’orchestra mise in secondo piano quella di compositore. Magistrali sono considerate le esecuzioni dei musicisti più amati e vicini alla sua sensibilità, in particolare Puccini, Richard Strauss e Wagner. Diresse a Milano, Bologna, Pisa, Venezia, Palermo, Parigi; al teatro alla Scala di Milano, a Londra, a New York, e Cincinnati; inoltre, fu protagonista di numerosi concerti con le orchestre dell’Eiar. Nel 1953 durante un’incisione discografica della Tosca fu colto dalla prima crisi cardiaca, nel 1954 fu nominato Sovrintendente artistico del teatro alla Scala, ma due anni dopo dovette rinunciare all’incarico e rimase a titolo onorifico consulente artistico. Diresse per l’ultima volta alla Scala e nel Duomo di Milano nel 1957 per i funerali di Toscanini. Morì nella notte tra il 10 e l’11 dicembre 1967 a Santa Margherita Ligure dove si era ritirato.

De Sabata, come scrive Giovanni Pacor, rappresenta l’«ispirazione assoluta concentrata nella bacchetta. Bacchetta unica e inimitabile». Una presenza carismatica che ha lasciato un segno anche nella storia delle incisioni discografiche di cui resta memorabile proprio l’edizione della Tosca con Maria Callas e Giuseppe Di Stefano in cui accusò i primi segni della malattia. Una vita ricca di incontri, esperienze umane e intellettuali alle quali concorse la cultura assorbita a Trieste nell’infanzia da cui derivò un legame perenne con la città. Da questo legame prende il via il lavoro di Liliana Ulessi, pubblicista di formazione musicale, organizzatrice di incontri in ambito musicale, teatrale, medico, culturale, socio fondatore e segretaria delle Associazione musicale Opera giocosa del Friuli Venezia Giulia.

Sollecitato dalle domande di Francesca, la giovane cardiologa che lo evoca ascoltandone la musica, Victor de Sabata, – sensibile come fu al fascino femminile, – ricorda momenti salienti e intimi della sua vita. Passeggiano assieme di notte, in una città deserta che la dimensione onirica rende irreale, parlano della Trieste di ieri, fin anche dei piatti tipici, dei dolci, degli amatissimi gatti, dello sguardo felino che veniva attribuito al Maestro, e degli occhi azzurri che, per volontà testamentaria sono stati da lui donati, facendo propria la lezione di don Gnocchi che gli fu vicino.

Francesca, si trova a dialogare con l’uomo che ‘poco fa era nei suoi pensieri’ mentre ascoltava la Tosca e le propone di continuare l’ascolto assieme e d’arricchirlo con dei particolari, affermando di essere al momento Beh…diciamo… all’estero! Non è proprio così… non saprei come definire quei siti… dove c’è tanta pace, però… non esistono conflitti e il tempo non ha limiti… scadenze… Si sta bene! Ma oggi sono in vacanza ed è tutto diverso… un ritorno all’antico, ma sono felice! La donna è travolta dal fascino del grande musicista che con lei si confida e a lei affida, Parole…ricordi, desideri… espressioni di gioia e rimpianti… che sembrano… appartenere a un mondo lontano… molto lontano… delicatamente sfumato, quasi evanescente e che rivelano al lettore aspetti poco noti della sua biografia, come l’orgoglio di essere identificato come ‘il direttore d’orchestra triestino’, e non per gli aggettivi che gli furono affibbiati dalla critica: dionisiaco, incandescente, apollineo… demoniaco; o l’uso di annotare versi accanto al rigo musicale come, ad esempio, nel suo poema sinfonico Juventus: “Juventus… Lo slancio della giovinezza… i sogni di conquista… le chimere che abitano il cuore di ogni uomo… la marcia baldanzosa verso la luce della gioia e poi… inesorabilmente… la delusione al primo impatto con le deprimenti realtà della vita…” Prende così forma il racconto dell’intera esistenza fino all’ultimo applauso, nel giorno del funerale: il podio deserto illuminato da un fascio di luce e su cui spiccava un grande fascio di rose rosse, mentre l’orchestra suonava la marcia funebre dell’Eroica di Beethoven dinanzi al feretro. Lui vede se stesso, mentre attende sotto il portico del Teatro, davanti a una piazza gremita di gente. Dal lungo racconto che si snoda pagina dopo pagina, emerge un mondo di atmosfere che, per gli amanti della musica, diventa complementare alla memoria di rappresentazioni, entrate nel mito: una stagione musicale fatta di arte, passione, e prestigio culturale del Paese.

Con questo lavoro Liliana Ulessi completa l’impegno profuso per la valorizzazione della memoria di de Sabata che ha portato nel 2004, su sua proposta, all’intitolazione della sala del Ridotto del Teatro Verdi il 3 novembre, alla presenza del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, a Trieste per il cinquantenario del ritorno di Trieste all’Italia; nel corso di una cerimonia, la famiglia de Sabata, a cui l’autrice è legata da lunga amicizia, ha donato al Teatro il calco delle mani del Maestro e una sua bacchetta; a dicembre dello scorso anno in occasione della presentazione di questo libro la famiglia ha donato il busto del Maestro opera dello scultore triestino Nino Spagnoli.

 

COPERTINA:

Liliana Ulessi

Victor de Sabata. Musicista,

direttore d’orchestra,

compositore. Un mito

Edizioni Il Murice

Battello stampatore, Trieste 2017

  1. 158, euro 16,00