Tre commedie in febbraio

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di Liliana Bamboschek

 

Domenica 4 febbraio al teatro dei Salesiani unica rappresentazione dell’originale spettacolo a leggìo dedicato a un grande film del passato che fece epoca: era il colossal Cleopatra con interpreti Elizabeth Taylor, Richard Burton e Rex Harrison. Nella gustosa versione in dialetto di Mariella Terragni, adattamento e regia di Viviana Ulivieri, è diventato Ma cossa xe sta Olivud: il grande cinema in triestino:“Cleopatra” con gli attori Riccardo Beltrame, Gualtiero Giorgini e la stessa Terragni nelle parti principali e i geniali arrangiamenti musicali al pianoforte di Carlo Moser. Un quartetto perfettamente affiatato che, nello stile delle storiche parodie del Quartetto Cetra, sa raccontare con molto pepe la trama del film attraverso le più note canzoni del repertorio nostrano con qualche spruzzatina di jazz. Caricature e battute a scoppio continuo nello schietto spirito triestino di una volta ci fanno ricordare i migliori tempi della nostra radio perché, come sappiamo, il pubblico non ha dimenticato i fortunati cicli di trasmissioni di Carpinteri e Faraguna, il mitico Campanon, El caicio, Cari stornei e altre. L’atmosfera di questo lavoro è la stessa, autentica e famigliare, colorata di umorismo tipicamente nostrano e venata, in fondo, di una lieve nostalgia.

Dal 16 al 25 febbraio La Barcaccia ha portato in scena al teatro dei Salesiani El complesso de l’Arciduca, una commedia firmata da Edda Vidiz, regia di Giorgio Fortuna. Il lavoro fa rivivere i bei tempi andati quando a Trieste si respirava l’atmosfera dell’impero austroungarico; siamo proprio nel giorno della partenza di Massimiliano per il Messico, ma non c’è nessun presentimento di tragedia nell’aria. Al contrario, in casa della ricca pasticciera Sofia Dugonich regna un’allegra confusione mentre lei si sta preparando per andare a salutare l’Arciduca, anzi d’ora in poi bisognerà chiamarlo Imperatore… Intanto succedono mille contrattempi e salta anche il suo incontro col famoso pasticcere Sacher desideroso di conoscerla. La figlia Carlotta è in età di sposarsi e un matrimonio non dispiacerebbe neppure alla madre, rimasta vedova prematuramente. Proprio allora capita in casa un baldo giovanotto… Non mancano nella vicenda gli intrallazzi della servitù e le apparizioni improvvise di una “butacarte”. A dar vita a questo delizioso quadro del buon tempo antico s’impegnano con vera professionalità e passione gli attori della Barcaccia e tutto lo staff tecnico mentre la Scuola di danza ottocentesca, diretta da Carla Collina, aggiunge suggestioni romantiche all’atmosfera.

La Compagnia Teatrale I Zercanome ha presentato dal 16 al 25 febbraio la commedia Volo Zn 1717, liberamente tratta da L’aereo più sfigato del mondo di Camillo Vittici, adattamento in dialetto triestino e regia di Bruna Brosolo.

Probabilmente il problema più complesso per la messa in scena del lavoro era quello di adattare il ristretto ambiente interno di un aereo con le esigenze di un palcoscenico, ma è stato risolto brillantemente. Infatti il pubblico aveva realmente l’impressione di trovarsi a bordo e di volare con la società low cost Avia Crucis, sfigata già a cominciare dal nome. Gli otto personaggi, tre coppie di passeggeri, il pilota e la hostess sono un campionario di tipi umani, ciascuno con le sue caratteristiche e tic particolari. Così, trovandosi in difficoltà fin dall’inizio del viaggio per le condizioni precarie dell’aereo e l’estrema carenza di servizi a bordo, ciascuno reagisce a seconda del suo carattere. Siamo di fronte a una commedia costruita più sulle battute che sull’azione vera e propria: durante il viaggio si è sempre sul punto in cui sembra accadere qualcosa di irreparabile e le situazioni comiche si sviluppano su questo sottofondo psicologico. Nell’insieme ci è sembrato uno spettacolo non troppo impegnativo, ma scorrevole e divertente, affidato soprattutto alla schiettezza e vivacità degli attori.