Il “mondo senza uomini” di Newton

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L’eros sofisticato del famoso fotografo alla Casa dei Tre Oci a Venezia

Di Michele De Luca

 

Helmut Newton (pseudonimo di Helmut Neustädter; Berlino, 1920Los Angeles, 2004), a dodici anni dalla sua tragica morte avvenuta a causa di un incidente stradale a Hollywood, quando la sua macchina si andò a schiantare su un muro del famoso Chateau Marmont, l’hotel sul Sunset Boulevard che era stato per anni la sua residenza quando abitava nella California del Sud, torna dopo la grande mostra al Palazzo delle Esposizioni di Roma di due anni fa a Roma in una vasta antologica curata da Matthias Harder e Denis Curti e allestita (fino al 7 agosto) negli spazi della civettuola Casa dei Tre Oci all’Isola della Giudecca di Venezia, nell’ambito di un progetto di Fondazione di Venezia, condotto in partnership con Civita Tre Venezie in collaborazione con la Helmut Newton Foundation. La mostra propone un avvincente percorso di duecento immagini in bianco e nero e a colori, tutte di grande e grandissimo formato attraverso le immagini di White Women, Sleepless Nights e Big Nudes.

La mostra veneziana fa ripercorrere l’opera del fotografo con un “taglio” nuovo e originale; l’opera di Newton, infatti, è sempre stata selezionata e filtrata dalle redazioni delle riviste con le quali collaborava, mentre qui il fotografo definisce come e qual è la storia che vuole raccontare al suo pubblico. Le fotografie selezionate dall’Autore stesso e da lui pubblicate nei suoi primi tre omonimi libri provengono dalla prestigiosa istituzione berlinese Preussischer Kulturbesitz a cui le ha donate; esse raccontano una storia diversa e più segreta riferita all’opera del grande fotografo rispetto a quella più diffusa. Se infatti l’opera di Newton è sempre stata ampiamente pubblicata, e con grande successo, sulle più importanti riviste di moda, non necessariamente la selezione degli scatti, compiuta dalle redazioni, era finalizzata a esprimere in modo compiuto anche il mondo spirituale e artistico dell’artista che le aveva realizzate. L’occhio di Newton ha la capacità di scandagliare una realtà che, dietro alla suprema eleganza delle immagini, consente di intravedere un’ambiguità di fondo di cui erotismo e morte non sono che due aspetti della stessa ricerca di verità che si estende al di là di ogni convenzione. Nel selezionare le fotografie per i libri di cui è anche editore, Newton mette in sequenza, l’uno accanto all’altro, gli scatti eseguiti per altre committenze con gli scatti realizzati liberamente per se stesso, costruendo una storia in cui la ricerca dello stile, la scoperta del gesto elegante sottendono l’esistenza di una realtà ulteriore, di una vicenda che sta allo spettatore stesso di interpretare. Newton ha rivoluzionato il concetto di fotografia “fashion”, riscritto il linguaggio con cui la moda interpretava e mostrava se stessa. I suoi scatti hanno portato il nudo a simbolo dell’emancipazione femminile, e nonostante le pesanti accuse di maschilismo (ma qui sono le donne a imporsi se non per l’aggressività della loro ammaliante fisicità ed eleganza, certamente per una presenza estremamente sicura di sé, disinvolta, autosufficiente; che relega ai margini la presenza maschile, di cui sembra di poter fare decisamente a meno, e la cui immagine ha l’effetto di “intimidire”, piuttosto che “sedurre”). Inoltre, le sue immagini testimoniano l’evoluzione della donna moderna ed emancipata nella società occidentale, senza tabù, sfacciatamente in posa sui tacchi a spillo, nude o seminude mentre gli uomini, come le stelle di Cronin, “stanno a guardare”, tagliati fuori dai giochi, la cui conduzione spetta soltanto a lei; il tutto in una messa in scena tra scorci urbani e arredi di esclusive suite o di lussuose piscine, che sullo sfondo di ogni composizione, si fanno presenze accessorie, mere comparse, dettagli. In composizioni e particolari scenografici, pose ambigue, frutto di grande studio, che toglie ad ogni immagine ogni possibile “casualità”.

Un viaggio trasversale, dunque, nel mondo fotografico (e quindi delle sue “visioni”, frutto di un’incredibile fantasia glamour e fertilità inventiva), che svela uno dei lati meno conosciuti dell’artista: la sequenza delle fotografie prescelte costruisce un percorso, una narrazione che lascia allo spettatore la libertà di interpretarne il significato, svincolato dalle esigenze e costrizioni (da cui comunque sapeva bene come liberarsi) sia editoriali che determinate dalla “committenza”, che hanno attraversato la carriera di uno dei fotografi più innovatori e originali del Novecento.

 

Autoritratto con la moglie e le modelle, Paris 1981