Il nostro Ulisse triestino

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Doveva succedere, e fatalmente è successo poco prima dell’alba di lunedì 30 maggio. Boris Pahor se n’è andato, senza che gli sia stato concesso di arrivare a superare la boa dei centonove anni: un ultimo obiettivo mancato, come il Nobel per la letteratura cui è stato più volte candidato.

Il Ponte rosso era già pronto e per caso si apre con un articolo di Fulvio Senardi sulla più recente pubblicazione di un suo romanzo, la cui traduzione italiana è opera di Martina Clerici, ma vogliamo fare qualcosa di più per onorare la memoria dello scrittore appena scomparso.

Abbiamo allora pensato di offrire ai nostri lettori, grazie alla cortesia dell’editore Hammerle la copia di un numero della gloriosa rivista Trieste ArteCultura, lo “speciale” dedicato a Pahor in occasione del suo centesimo compleanno, stampato e distribuito nell’agosto del 2013, allegando a questo numero del Ponte rosso.

Forse non è appropriato il ricordo di un evento così festoso in una giornata di lutto, ma ci piace immaginare che a lui sarebbe piaciuto, per la carica di affetto che risultava evidente in tutte quelle nostre pagine, ma soprattutto – come ebbe modo allora di dirmi nel ringraziarmi – perché tutti i contributi erano stati pubblicati con testo bilingue, in italiano e sloveno.

Anche attraverso la diffusione di quella sentita manifestazione d’interesse e di affetto che intendemmo tributare allora al grande scrittore, per mezzo di interventi e messaggi a più voci, vogliamo oggi esprimere le condoglianze del Ponte rosso ai figli e agli altri famigliari, alla comunità slovena triestina, assicurando che il lutto di questi giorni non è soltanto loro, ma appartiene, per quello che Pahor è stato, a ciascuno di noi.