Il Quartetto Stradivari

| | |

di Luigi Cataldi

 

Il 13 settembre si è esibito per la Società dei concerti al Teatro Verdi di Trieste il Quartetto Stradivari, uno dei più raffinati gruppi strumentali contemporanei. Composto da Xiaoming Wang (violino I), Maya Kadosh (violino II), Lech Antonio Uszynski (viola) e Maja Weber (violoncello). Fin dalla fondazione nel 2007, svolge un’intensa attività concertistica in Europa e nel mondo.

Abbiamo rivolto alcune domande a Maja Weber.

Dove e come lavora il Quartetto?

Proviamo a casa mia, presso Zurigo, dove ho uno studio adatto. Spesso i brani appartengono al nostro repertorio, come quelli suonati a Trieste. L’idea musicale di fondo di un’opera e il modo di affrontare e risolvere i problemi tecnici, come l’interazione fra gli strumenti, l’intonazione, la scelta dei timbri e del fraseggio, sono frutto di anni di intensa collaborazione.

Il suono del gruppo è cosa acquisita una volta per tutte o va ricreato ad ogni esecuzione?

Entrambe le cose: abbiamo sviluppato negli anni una vasta gamma, di timbri, di stili esecutivi e di modi per esprimere stati d’animo diversi, ma ci impegniamo anche ad accrescere costantemente lo spettro delle nostre possibilità espressive. Solitamente ci dedichiamo a un compositore per un’intera stagione. Ciò ci permette di approfondire il suo linguaggio e di trovare un comune modo di eseguirlo, che possiamo recuperare in seguito, come è avvenuto anche per Schubert e Mendelssohn.

La reazione del pubblico durante un concerto influisce sull’esecuzione?

Sì, percepiamo molto forte l’atmosfera e l’energia che viene dal pubblico e questo ci influenza e ci spinge verso il limite delle possibilità tecniche. La volontà di assumerci dei rischi rende l’esecuzione più emozionante e tiene svegli noi e il pubblico. È accaduto anche a Trieste, che per noi è stata una grande scoperta: una bellissima città, situata in una posizione fantastica sul mare, splendidi edifici, un meraviglioso teatro e un pubblico caloroso.

Le due opere eseguite al Teatro Verdi, il Quartetto n. 6, in fa minore, op. 80 di Felix Mendelssohn-Bartholdy e il Quartetto n. 14, in re minore, «La morte e la fanciulla», D. 810 di Franz Schubert, sono animate dal presentimento della morte. Nel caso di Schubert è il titolo a conferire alla composizione un senso funereo, sebbene esso indichi in verità solo la provenienza del tema delle variazioni del secondo movimento (il Lied su testo di Matthias Claudius, Der Tod und das Mädchen, D. 531 del 1817). Nel caso di Mendelssohn esso deriva principalmente dal fatto che egli compose il Quartetto op. 80 nell’Estate del 1847, poco dopo la morte dell’amata sorella Fanny, che lo aveva sconvolto. Ciò orienta le attese del pubblico e, talvolta, spinge gli esecutori ad accentuare i toni tragici delle due composizioni.

Non è questa la scelta del Quartetto Stradivari. Nel brano di Mendelssohn i nuclei drammatici sono mantenuti nell’ambito di una forma sempre controllata ed equilibrata, sia nei singoli movimenti, che nell’intera composizione. L’espressione del dolore si colloca dunque in un mondo solido che non si sgretola. Il Quartetto Stradivari, con il perfetto equilibrio fra le voci, la brillantezza del suono e l’accurata scelta di tempi e dinamiche, coglie bene questo carattere.

Nel quartetto di Schubert, la forma appare assai più piegata all’espressione dei sentimenti. I temi, soprattutto nel primo tempo, ritornano come rimuginati da un animo inquieto in cui solo a tratti emergono momenti di serenità. In questo caso l’equilibrio espressivo del Quartetto Stradivari attenua le esasperazioni e argina le espressioni più angosciose. Eppure la varietà dei toni della partitura schubertiana è mantenuta fedelmente. La vasta gamma espressiva dello Stradivari rende con grande naturalezza il lirismo delle variazioni del secondo movimento, il contrasto fra ritmo sincopato e cantabilità dello Scherzo/Trio e la concitazione del Finale.

Dopo un programma così teso sono giunti nei bis il gioioso virtuosismo di Libertango di Astor Piazzolla e il ‘Prestissimo’ dal Quartetto in mi minore di Verdi. Calorosi e meritati gli applausi.