Il teatro nella rete

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Come mantenere il contatto tra teatri e spettatori ai tempi di pandemia

di Paolo Quazzolo

 

Uno dei settori maggiormente colpiti dall’epidemia coronavirus è senza dubbio quello dello spettacolo dal vivo. La fruizione dell’evento teatrale che, per sua natura si deve svolgere di fronte a platee più o meno numerose, impedisce il necessario “distanziamento sociale” che in questi mesi è stata l’unica possibile medicina per prevenire il contagio. Va da sé che le sale teatrali sono state tra le prime attività ad essere bloccate e, inevitabilmente, saranno tra le ultime a poter riaprire i battenti. Se è vero che i più recenti decreti hanno consentito ai teatri di riavviare l’attività di produzione, tuttavia appare chiaro che rappresentazioni pubbliche potranno avvenire, nella migliore delle ipotesi, non prima della metà di giugno e comunque in ambienti tali da poter garantire il necessario distanziamento tra gli spettatori. In un momento di profonda crisi del lavoro, troppo poco si è parlato del mondo dello spettacolo e del fatto che attori, tecnici ed amministrativi hanno visto venir meno ogni possibilità lavorativa. Le compagnie di prosa sono state sciolte anzitempo, le tournée bloccate, decine di recite sono andate in fumo e con esse gli introiti previsti. Allo stesso modo anche le strutture più grosse, come le Fondazioni Lirico-sinfoniche, hanno dovuto sospendere ogni attività giungendo alla paralisi totale e a scelte drastiche, come quella operata al Teatro Verdi di Trieste, dove si è scelta la via della cassa integrazione per tutto il personale.

Nonostante ciò il teatro, con quella vitalità che gli è stata sempre propria, non ha voluto arrendersi. La funzione sociale che esso ricopre, il ruolo educativo oltre che di intrattenimento, gli ha sempre consentito di poter sopravvivere anche di fronte a concorrenti molto agguerriti. Nei primi decenni del Novecento esso dovette sostenere la concorrenza di un genere di spettacolo innovativo e affascinante qual è il cinema: vi fu addirittura qualcuno che dichiarò l’imminente morte del teatro, eppure esso seppe sopravvivere, continuando ad assolvere alla propria secolare funzione. Più tardi, verso gli anni Cinquanta, il teatro conobbe un nuovo temibile concorrente, la televisione: ma anche in questo caso la specificità di uno spettacolo che avviene dal vivo e che proprio per questo è in grado di offrire emozioni che cinema e tv non possono dare, gli garantì di vincere la sfida. Ai nostri giorni il teatro ha dovuto confrontarsi con un nuovo insidioso concorrente, la rete, che offre possibilità pressoché infinite e che, in qualche modo, riesce a cannibalizzare qualsiasi cosa le stia attorno. Ma, nonostante tutto, anche in questo caso il teatro ha saputo tenere il passo con i tempi, spesso ispirandosi alla rete e facendo proprie talune soluzioni narrative, tecniche e contenutistiche.

Ai tempi del coronavirus, addirittura, sembra che il teatro stesso sia riuscito in qualche modo a imporsi alla rete, sfruttandone le possibilità tecniche e l’amplissimo raggio di diffusione, per dichiarare al mondo che esso non era morto e che, anzi, utilizzando mezzi di comunicazione che non gli sono propri, poteva dimostrare una volta in più la propria vitalità e la propria capacità di adattamento. Quasi una sorta di cannibalizzazione all’inverso, che ha consentito al teatro, sfruttando le risorse della rete, di assicurarsi una platea vastissima, difficilmente immaginabile all’interno di una sala teatrale, riuscendo così a catturare anche la curiosità di spettatori che probabilmente mai si sarebbero sognati di avvicinarsi a uno spettacolo di prosa o musicale.

Come è potuto accadere tutto ciò? Con iniziative di vario genere che i numerosi teatri della Penisola hanno messo in atto, reinventando le loro stagioni di prosa o di lirica rimaste interrotte a metà; riallacciando in modo virtuale i contatti con le proprie platee e solleticando al contempo la curiosità di pubblici nuovi. Fondamentali sono stati due aspetti: il ricorso ai propri archivi video, mettendo a disposizione sui siti le registrazioni di interi spettacoli; la disponibilità e la generosità delle compagini artistiche che si sono impegnate in interventi online di varia natura, mantenendo così aperto un ideale ponte con il pubblico che fino a qualche mese fa affollava le sale teatrali.

In Regione quasi tutti i teatri di produzione si sono mossi in tale direzione, dallo Stabile del Friuli Venezia Giulia allo Stabile Sloveno, dal Centro Servizi e Spettacoli sino a realtà più piccole come il Comunale di Monfalcone che ha proposto una serie di interventi online su tematiche riguardanti la drammaturgia e che ora si appresta a varare – sempre online – una iniziativa intitolata “La scuola dello spettatore”, con una serie di appuntamenti sulla storia del teatro.

Particolarmente ricca la proposta messa in campo dallo Stabile del Friuli Venezia Giulia che è partita con una serie di interventi a opera degli attori della Compagnia stabile e che ora procede con una “trournée digitale” che propone le registrazioni video di una serie di spettacoli prodotti, in anni recenti, dagli Stabili del triveneto. Tutte proposte interessanti che hanno consentito di vedere o rivedere numerosi spettacoli. E così sono stati proposti Acciaierie, I vicini e Nel nome del padre dello Stabile di Bolzano; Fabbrica, Le baruffe chiozzotte e Arlecchino servitore di due padroni dello Stabile del Veneto; Sindrome italiana e I Turcs tal Friul dello Stabile Regionale; l’Amleto, Zio Vanja e Il Re di Betajnova dello Stabile Sloveno. Particolarmente interessante la riproposta di uno spettacolo prodotto qualche anno fa dallo Stabile Regionale in occasione di una delle prime edizioni del Mittelfest di Cividale, L’ora in cui non sapevamo niente l’uno dell’altro di Peter Handke. Uno spettacolo molto particolare, con cui il Rossetti ha anche voluto rendere omaggio alla memoria di Giorgio Pressburgher, che nel 1994 ne curò la regia.

Insomma, delle occasioni preziose, da non lasciarsi assolutamente sfuggire, nell’attesa di tornare a sedersi in una sala teatrale. Perché, non dimentichiamolo, il teatro è soprattutto uno evento dal vivo, e in ciò risiede quel fascino che non potrà mai essere sostituito da nessun’altra forma di spettacolo.

 

 

Fig. 1:

Una stagione sul sofà

 

Fig. 2:

I Turcs tal Friul

Teatro Stabile

del Friuli-Venezia Giulia

 

Fig. 3:

Il Re di Betajnova

Teatro Stabile sloveno

foto Luca Quaia