IO CREDO NELLA VITA
Ricordata a Latina la vita e l’opera di Maria Cavazzutti

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“Io credo nella vita: credo nel dolore e nella provvidenzialità di ogni esperienza, di ogni incontro e di ogni scontro, nella bellezza di ogni ora”. Così Maria Cavazzuti scriveva nel gennaio 1951, parole ora raccolte nell’Epistolario.

La presentazione del libro è avvenuta presso la libreria Storie di Latina, a cura di Rino Caputo, ordinario di Letteratura all’Università di Roma Tor Vergata, la giornalista pontina Rosalba Silvestri e Antonio Polselli scrittore e pedagogo. Pensatrice classica e grande umanista, costantemente aperta al nuovo ma aliena da ogni conformismo, la Cavazzuti è stata autrice di saggi di letteratura, storia e arte, docente di Italiano e Storia presso l’Istituto “Scipio Slataper” di Gorizia, sua residenza dal 1935 al 1973.

Le lettere percorrono il triennio ’42-45 a Gorizia, dal passaggio del regime fascista all’amministrazione nazista fino al processo di rinascita del dopoguerra. La realistica descrizione di quegli anni è documento della storia e della memoria, ma comunque, anche in questo caso, la nostra storia non è finita perché nessuna storia finisce mai. Leggendo il volume curato da Piero Simoneschi, troviamo, al di là della cronaca quotidiana di un periodo di drammi individuali e collettivi, il senso etico di un progetto futuro che come donna e come educatrice la Cavazzuti viveva nella sua contemporaneità, condividendo le inquietudini che occupavano il cuore e la mente degli uomini. Un documento umanamente autentico di un periodo di speranze e progetti. Scrive “condivideremo la sorte della Venezia Giulia qualunque cosa accada”, e pensa che tutto ha un motivo e tutto conduce al bene (nel ’45). Il valore della fede, dell’amicizia e dell’impegno civile nei periodi di crisi, tra speranze e incertezze, resta il cardine di una vita e di un insegnamento teso al fine che i giovani prendessero coscienza dell’impegno civile e del dovere nella condivisione nella vita sociale e politica.

La casa di via Rosmini a Latina, è stato rifugio di una vita di insegnante mai dimenticata dagli studenti, che continuavano a scriverle e a visitarla, faceva rivivere una personalissima atmosfera, un vero e proprio scenario degli affetti, dove ogni cosa aveva una sua forza e recitava la propria storia. Specialmente era presente l’immagine di una biblioteca attiva dove era viva la “seduzione” dei libri. Pile di migliaia di libri riposti con ordine, tutti gli autori del primo e secondo ‘900, dell’avanguardia degli ultimi 20 anni, della produzione per l’infanzia. Erano amori coltivati da passioni durevoli, sia che uscissero dalle opere degli autori, sia che si manifestassero ancora così vivi nell’ambito di ogni incontro e delle conversazioni con gli amici. Un panorama variegato di cultura che Maria commentava sempre con l’ironia sottile di chi mantiene accanto alla passione il distacco lucido della studiosa.

Ho conosciuto Maria nella sua semplicità di donna colta, accogliente e cordiale, e l’eccellenza delle sue virtù, il senso della misura e dell’ordine, risaltavano evidenti nella concretezza della casa, rendendo ancor più bella l’immagine di una donna che non si paludava con la cultura. Cultura e umanità, il contrassegno di uno stile che continuava ad affiorare tra le mura domestiche, quando la memoria tutto ri-comprende, i segni del passato e i riferimenti del mondo che sta fuori. Alle persone che la conoscevano e la frequentavano Maria Cavazzuti rendeva evidente che la cultura è un sentimento, la forma del “sentire” saggio e profondo che parte dall’interiorità, una forza del pensiero che prospetta se stesso in relazione con il mondo, capace di allargare la propria porzione di sguardo a quanto è fuori di noi. La cultura è la speranza della conoscenza che crea il nostro personale orizzonte di senso e che può, per grazia di sentimento, fondare soprattutto la nostra fede nella vita. Maria ha continuato a scrivere lettere fino alla fine, perché scrivere era l’impegno del dialogo che mai si ferma, era la dichiarata e invincibile voglia di amicizia, con tutta la dedizione che la sensibilità di questa donna richiedeva.

Inseguiva con tenacia la voglia di continuare a comunicare, la totale apertura al dialogo che si deve intrattenere con il mondo che ci vive attorno. Il rapporto con la vita resta saldo quando si intreccia con il senso del tempo che trascorre, e la scrittura traccia e custodisce il senso dell’amicizia che non si sfalda, che vigila sui ricordi, e li rende memorabili.

 

 

Copertina del libro

Maria Cavazzutti

Vita, amicizia e amore nelle lettere

della professoressa Cavazzuti 1938-1946

Edizioni della Laguna, Gorizia 2014

a cura di Tamara Badini e Piero Simoneschi

promosso dalla Società Dante Alighieri di Gorizia,

dalla Biblioteca Statale Isontina

e dalla Fondazione Carigo.cav cop