J’accuse e Joker: i due “casi” di Venezia 76

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di Alan Viezzoli

 

Nell’articolo riassuntivo di quella che è stata la 76ª Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia ho volutamente omesso la trattazione dei due film che hanno vinto i premi più importanti, ovvero J’accuse di Roman Polański, Gran premio della giuria, e Joker di Todd Phillips, Leone d’oro.

J’accuse è sicuramente il film migliore della Mostra ed è quello che ha accontentato davvero tutti, sia la critica che il pubblico. Ma è anche stato l’unico film di Venezia 76 ad aver creato una polemica attorno a sé. Il primo giorno della Mostra, infatti, la presidentessa di giuria Lucrecia Martel ha dichiarato di non poter scindere l’uomo Polański dall’artista e di non voler presenziare alla prima del film per non doversi alzare in piedi ad applaudirlo. Questa uscita ha provocato reazioni da parte della stampa, la quale ha suggerito che Venezia esautorasse Lucrecia Martel dal suo ruolo di giurata in quanto marcatamente non obiettiva nei confronti della pellicola, e ha indotto i produttori del film di Polański a chiedere che il film fosse ritirato dal concorso. Probabilmente la mediazione del direttore della Mostra e la pressione degli altri giudici, i quali invece hanno valutato senza pregiudizi e hanno capito il valore del film, hanno portato poi al premio.

J’accuse racconta il cosiddetto “affaire Dreyfus” a partire dal momento in cui Alfred Dreyfus viene degradato e deportato, seguendo le indagini di Georges Picquart (uno splendido Jean Dujardin) nel tentativo di scoprire chi fornisse davvero segreti militari ai Tedeschi. Polański confeziona un biografico cinematograficamente ineccepibile, in cui è impossibile non notare precisi riferimenti alle controverse vicende personali di Polański. Allo stesso tempo il film risulta veicolo anche di altri due temi, completamente indipendenti e slegati tra loro, ovvero una riflessione sulla società contemporanea dei “social network” e un’accusa nei confronti di quel rigurgito antisemita che in anni recentissimi si è nuovamente fatto avanti in alcuni Paesi europei.

Ecco perché J’accuse meritava di vincere il Leone d’oro. Ad ogni modo, viste le premesse, sono contento abbia portato a casa un premio così importante.

Passiamo a Joker di Todd Phillips, primo “cinecomic” ad essere in concorso a un festival cinematografico. Qui le considerazioni da fare sarebbero tante. Da un lato fa piacere per la vittoria di un film statunitense: è tanto che non vinceva Venezia un film “made in USA” e questo è un bel colpo per la Mostra perché negli anni a venire darà fiducia anche ad altri produttori i quali saranno invogliati a portare i loro film a Venezia. E sicuramente questo film arriverà agli Oscar®, per cui di nuovo Venezia sarà il festival che ha saputo puntare sul cavallo giusto e che farà da traino per le tanto ambite statuette. Dall’altro lato, però, premiare un cosiddetto “cinecomic” è molto rischioso perché porta a sdoganare l’autorialità su un genere che è sempre stato intrattenimento. E, nonostante i toni cupi di cui è ammantato e che lo rendono molto simile ai Batman di Christopher Nolan, alla fine lo è anche questo Joker. Il rischio è che d’ora in poi qualunque cosa abbia una maschera, un mantello o un superpotere sarà “Cinema di livello” perché Joker – che come film è un unicum, questo non va mai dimenticato! – ha vinto il Leone d’oro. Il punto è che Joker non è minimamente accumunabile né ai film Marvel né, nonostante i personaggi coinvolti, ai film della DC degli ultimi anni (da Man of Steel in poi). Joker è un’altra cosa ma temo sarà difficile farlo capire a tanta gente – e non penso solo ai fruitori dei blockbuster nelle sale.