La cera di Kravos
Il Ponte rosso N°82 | luglio 2022 | poesia | Roberto Dedenaro
di Roberto Dedenaro
Per la sua ultima raccolta di poesie uscita in italiano, Marko Kravos, e la sua traduttrice, Patrizia Raveggi, hanno scelto un termine che non esiste: Cera Matria, ma come argutamente nota Sinan Gudževi nella sua introduzione, neanche il titolo originale è un termine sloveno. Siamo insomma di fronte ad un apicultore immaginario che prepara una pappa reale specialissima per i lettori, ma sull’aspetto formale delle poesie di Kravos, dobbiamo fermarci un po’ di più. È da tempo, infatti, che l’autore, triestino di madrelingua slovena, sta lavorando su una tipologia testuale particolare, breve, qui siamo davanti ad una serie di sestine, raggruppate a volte in distici a volte in terzine, tutte chiuse da un’allocuzione finale in caratteri maiuscoli, una sorta di titolo al fondo, accompagnate in questo caso da un breve prosa, Dante direbbe che sembra un prosimetro.
Il libro è edito da Multimedia, una realtà di Salerno impegnata nel settore degli editori di poesia, che ha un catalogo prevalentemente di autori non italiani, molto del compianto Jack Hirshmann, ad esempio, ma anche di Josip Osti, per dire. Al di là di queste ciance, è da dire che il libro, fondamentalmente, è bello, forse è bellissimo ma conosco troppo bene Marko per sperare di essere totalmente asettico nel pronunciare giudizi così assoluti. Potrebbe esserlo, bellissimo, per due ragioni: la qualità della scrittura di Kravos, che è arrivato a queste soluzioni formali, poesia più prosa, assai interessanti e la qualità della traduzione di Patrizia Raveggi, al livello di una co-autrice del testo. C’è un terzo motivo: l’introduzione di Sinan Gudževi, precisa, arguta, simpatica, tutto il meglio di un certo spirito balcanico, e d’altronde Sinan andrebbe certamente conosciuto e incontrato: colto ma allo stesso tempo simpatico, ironico, sembra davvero il compagno ideale di qualche notte alcoolica all’ombra dei Balcani. Con il suo dire che sembra allontanarsi dal centro del discorso ci indica, invece, cose importanti su cosa troveremo nel libro, su chi ne è l’autore anche biograficamente.
Marko Kravos, che è nato a Montecalvo Irpino, dove i genitori erano stati confinati, come individui sospetti e invisi al regime, se non facessimo troppe divisioni fra italiani e sloveni, è forse il maggior autore di poesia vivente oggi a Trieste insieme a Claudio Grisancich, ma oltre a quella di autore andrebbe sottolineata la sua attività di saggista e realizzatore di eventi spesso contrassegnati dalla collaborazione con altre etnie ed altre lingue, sue sono ventisei raccolte di poesia e questa è forse l’ottava ad apparire in italiano, se non ho sbagliato i conti. L’arnia immaginaria che Kravos ha apparecchiato ci fornisce un ventaglio di temi: il tempo che passa, la funzione e il ruolo della scrittura, l’eros, uno spirito panico nei confronti della vita e della natura, qualche distico sulla situazione politica attuale, soprattutto slovena, spesso condito di graffiante ironia; i bozzetti cioè le prose a piè pagina talvolta sembrano divergere dal tema principale dei versi soprastanti, c’è qualche spunto che, sproloquiando, direi calviniano: Il titolo indica e impone e regola la lettura. Il testo come testo viene creato per lunghi giorni o almeno per ore, il tutto è condensato e ritagliato. Lascia aperto l’approccio, che il lettore pascoli senza recinti! Non ha molto tempo… come ho detto e come nota anche Gudžević i bozzetti, sono spesso più complessi della poesia che li precede e non sempre ne sono il completamento. Il libro è diviso in parti che sembrano istituire un parallelo fra momenti della giornata e le stagioni della vita più una A naso che suggerisce un modo di affrontare la vita, con un’attenzione per i sensi e più in generale, un focus sul corpo e la sua parte superiore, non solo quella, tipici della poesia di Kravos. Ci sarebbe da dire ancora molto ma lo spazio è tiranno; torno sulla traduzione di Patrizia Raveggi: un lavoro bellissimo, che la pone secondo me accanto alle grandi traduzioni di Betocchi e del Prešeren di Košuta, tre approcci diversi e preziosi che ci permettono di guardare in casa d’altri con consapevolezza maggiore.
Marko Kravos
Cera Matria
Versi e bozzetti
versione italiana di
Patrizia Raveggi
introduzione di
Sinan Gudževi
Multilinea, Salerno 2022
- 119, euro 13,00