La Fabian Society e Orwell

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di Sabrina De Monte

 

La Fabian Society nacque come un circolo elitario, fondato a Londra nel 1884 e formato da esponenti dell’aristocrazia finanziaria e intellettuale inglese del tempo: una società politica, di ispirazione socialdemocratica e riformista, che aveva fra i suoi obiettivi la socializzazione dei mezzi di produzione, l’abolizione della proprietà privata e l’accentramento di tutto il potere nelle mani di grandi corporazioni collettiviste.

Fra i suoi membri più eminenti ci furono G. Orwell, G. B. Shaw, H. G. Wells, Leonard e Virginia Woolf, B. Russell e J. M. Keynes.

La”Fabian Societyè stata una componente essenziale nella creazione del Partito Laburista, fondato nel 1906. La classe laburista del passato e del presente è infatti d’ispirazione fabiana e molti dei suoi esponenti si sono formati alla London School of Economics and Political Science, chiamata anche London School of Economics o in breve LSE, un’università nel cuore di Londra specializzata in Scienze economiche e sociali e considerata una delle migliori e più selettive università a livello internazionale.

La LSE fu fondata (con l’aiuto di generose donazioni) nel 1895 dai soci della Fabian Society con l’obiettivo di migliorare l’istruzione dell’élite politica e imprenditoriale britannica e allo stesso tempo le condizioni di povertà e disuguaglianza delle classi più disagiate.

Alla LSE ha fatto un master anche Romano Prodi. Lo stesso ministro della sanità Roberto Speranza, di madre inglese, ha studiato lì.

Oggi la Fabian Society è ancora attiva e, come nel passato, è caratterizzata da una strategia per l’acquisizione del potere molto particolare. Il nome Fabian, infatti, viene da un grande generale romano vincitore della seconda guerra punica: Quinto Fabio Massimo, detto il Temporeggiatore, che si avvalse sempre di una strategia di guerra fatta di avanzamenti e arretramenti in attesa del momento più opportuno per poter colpire in modo vincente in campo aperto.

Questo tipo di strategia è da sempre anche quello della Fabian Society, i cui membri non hanno mai creduto nei colpi di mano rivoluzionari ed eclatanti, bensì nella penetrazione graduale e progressiva all’interno dei centri di potere dei vari stati. L’arte della dissimulazione viene considerata nel mondo fabiano una forma di saggezza non convenzionale. Questa è la definizione data da uno dei più importanti fabiani di sempre, Tony Blair. Il simbolo originale della Fabian Society è infatti un lupo travestito da agnello.

George Orwell fece parte della Fabian Society, ma finì per distaccarsene. Lo stesso titolo del suo famoso romanzo distopico 1984, secondo Davide Rossi, autore de La Fabian Society e la Pandemia. Come si arriva alla dittatura (Macro Edizioni, 2021), non verrebbe dall’inversione delle due ultime cifre di 1948, l’anno in cui fu scritto, bensì dall’anno di fondazione della Fabian Society, il 1884.  Secondo Rossi, Orwell voleva indicare che cento anni sono un tempo sufficiente per poter realizzare gradualmente il programma politico dei fabiani: la creazione di una società tecnocratica mirante al controllo delle masse invogliate dall’ideale socialista di uguaglianza.

Quel che è certo è che Orwell finì per scrivere (in The English People, 1944) che, sebbene inizialmente avesse visto un vantaggio in un sistema economico e sociale centralizzato, aveva poi finito per individuare nello stesso sistema collettivista il pericolo che si creasse un’oligarchia di potere che non avrebbe garantito il reale miglioramento delle condizioni di vita ed economiche delle classi più povere.

Orwell finì insomma per considerare il collettivismo socialista una condizione necessaria ma non sufficiente per creare il tipo di socialismo realmente democratico ed egualitario al quale ambiva. Forte oppositore del regime comunista stalinista, fu l’antesignano di un socialismo dal volto umano, lontano anche da posizioni elitarie e radical chic. Un paladino della terza via che credeva, semplicemente, nella pari dignità di tutti gli esseri umani.