LA MANUTENZIONE DEI SENTIMENTI

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Poesie di Gabriella Musetti

di Walter Chiereghin

Ho la fortuna di conoscere personalmente Gabriella Musetti, assieme alla sfortuna di non conoscerla quanto mi piacerebbe e certo la lettura del suo libro di poesie La manutenzione dei sentimenti contribuisce non poco a limitare questa sfortuna, a ottundere la distanza imposta dalla discrezione e dalla buona educazione. Il volumetto, difatti, si offre come una riflessione sul percorso biografico dell’autrice col raro merito di fondere assieme emozione e pensiero, sì da proporre una lettura che non si limita a una generosa esposizione di sé, ma che sembra piuttosto procedere come narrazione offerta al lettore perché questi possa ritrovarvi dentro qualcosa di se stesso, un’indicazione elargita come un discreto suggerimento, senza la minima perentorietà, col solo intento di fornire un possibile elemento di condivisione.

E la prima di tali indicazioni è già nel titolo, nella parola, manutenzione, che dice di una consuetudine assidua con l’attività dell’accudire, del prendersi cura, interpretata con la razionale programmata meccanicità della manutenzione, sostantivo di norma delegato a cure da prestare a una caldaia o a una motocicletta. Implicita in tale non consueta immagine, l’asserzione che i sentimenti sono, come le motociclette, soggetti a usura sia per il tempo che per l’uso, se si intende limitare i danni di un prolungato logoramento che è nella stessa natura dei sentimenti, come delle motociclette.

La storia, personale e di una convenientemente lunga relazione coniugale, abbisogna di un suo atlante che è costituito dalla sezione introduttiva della raccolta, Città, che segna con freschezza rievocativa le tappe di un articolato percorso partito da Genova (dov’è cominciato il primo passo / la sete dei vent’anni l’ingordigia / che fa tremare i polsi) per passare poi per Manchester, per la Salisburgo di Mozart, per un ultimo piano in Rue Rollin (con i tetti grigi a perdita d’occhio / come nelle cartoline vecchie di Parigi) dove trova conferma impetuosa il sentimento che lega i due giovani (e facevamo l’amore davanti al balcone / per essere più vicini al cielo), e quindi Novara dove la vita si radica e dove nascono i figli, e ancora altri luoghi, di residenza o di vacanze, la Sardegna (l’odore del mare / così acuto tra questi massi piatti di Gallura), la Versilia, Praga (io mi perdo nel silenzio brumoso / di una città stregata), persino Kyoto (l’arte giapponese di imprimere / segni scelti e permanenti / perfino alla natura / curati nei minimi dettagli / ci aveva impressionato) e infine l’approdo a Trieste (… cordiale in superficie – ma piena di livori // non ti piace il dialetto – non la gente / solo il paesaggio ti dà soddisfazione // ma stiamo qui da tempo e oramai / è diventata l’ultima stazione). Col suppletivo vantaggio di costituire il campo-base per ulteriori scorribande, stavolta balcaniche. È appunto in una di queste, in Serbia, che come un’unghiata violenta e improvvisa, si manifesta il male nel compagno di una vita: “L’ultimo viaggio insieme da spensierati / per quanto si può essere – ragionevolmente – / già ti affaticavi e il respiro / si faceva roco – ma passeggero // ora viaggiamo fino al giardino / col vecchio cane che c’incontra a mezza strada / e lieto ci accompagna”.

La successiva sezione, Passaggi ibridati, esaurita la geografia ed anche la storia, si cala nell’acuminato presente della coppia, esibendo senza reticenze la nuova condizione determinata dalla malattia, da quella che la Musetti definisce la sua ”indicibile afflizione”, una condizione vissuta con grande dignità e comunque sotto l’insegna della consapevole condivisione all’interno di una coppia che non cessa di essere tale anche nelle nuove gravose difficoltà.

Con la sezione Non ordinate confluenze la Musetti cambia registro e la vitalità narrativa che aveva dominato tanto Città che Passaggi ibridati cede il passo ad esigenze espressive nuove, allontanandosi dalla sfera privata, “fuori dal circuito limitato dell’esperienza singola per sfiorare l’assoluto, che rimane inconoscibile”, come programmaticamente si propone l’Autrice, che ritrova tra l’altro in questa sezione nitide tracce del suo impegno nel femminismo: “L’eterno femminino / è un delirio maschile / la donna come fosse una sola / fissata là – con lo spillone / sotto vetro – farfalla rara / eternamente uguale a sé”, oppure, poco più avanti: “non c’è niente di scontato /nel venire al mondo / scoprendo di essere donna / – dice – e poi avanza: / tiratevi su / molto è da fare”.

E poi dell’altro, eterogeneo materiale: il racconto lirico di un viaggio in treno, altre cose, per terminare con Frammenti – che noi siamo, a denunciare, forse, una genesi di questa raccolta in qualche modo bipartita: fortemente unitaria per ispirazione e disegno complessivo nelle prime due sezioni, frutto di più diradate intuizioni nelle sezioni che conducono all’epilogo: immagini e pensieri che è agevole figurarsi intervallate da più o meno lunghi iati di silenzio e, conoscendo ormai meglio le modalità dell’Autrice, di riflessione.

Tutto, comunque, è condotto sui binari di una solida preparazione letteraria e una consumata conoscenza delle modalità attraverso le quali si perviene a uno stile misurato ed asciutto, senza che siano rinvenibili nel periodare poetico espliciti debiti con altri autori, ma – questo sì – la non comune consuetudine di lettrice di versi che, rifuggendo da imprecisati ermetismi, assegnando con immancabile precisione le parole più acconce a evocare una memoria, un paesaggio, una sofferta riflessione.

Magistralmente, il libro si chiude con tre epiloghi, estremo frammento a sua volta frammentato, che segna una possibile circolarità per mezzo dell’ultimo verso dove una Valentina “è tornata bambina”.

Come opportunamente afferma nella prefazione Rossella Tempesta, il libro racconta di “una partigiana del femminismo, una intellettuale che non si perde la vita tra le pagine e basta, ma viaggia, impara, insegna in tanti luoghi e mondi diversi. Curiosa, ecco cos’è. Una donna curiosa che scandaglia ogni cosa che incontra, distilla in parola ogni incontro, se ne parla dentro e poi lo racconta.” Chiusa l’ultima pagina, godo pensando di avere adesso superato la disdetta di non conoscerla quanto mi piacerebbe.

 

Gabriella Musetti

La manutenzione dei sentimenti

Samuele editore, Fanna (Pordenone), 2015

  1. 104, euro 11