La patria turrita 2

| | |

La personificazione dell’Italia, raccontata dalle immagini di un’epoca cruciale

di Nadia Danelon

 

 

 

Tra i settori più affascinati della produzione artistica, vi è quello delle medaglie, dove non mancano raffigurazioni allegoriche legate alla personificazione dell’Italia. Un esempio in tal senso è la medaglia di Jean François Bovy realizzata in onore della “Partenza di Napoleone III per la guerra d’Italia” (1859), importante tanto dal punto di vista storico quanto da quello iconologico. Nel diritto, nel campo, si può osservare la testa laureata di Napoleone III rivolta verso sinistra. Nel retro, lo stesso Napoleone III è rappresentato in posizione centrale: in sella a un cavallo scalpitante rivolto verso destra, con la spada sguainata e l’uniforme militare. All’estremità sinistra si può osservare la rappresentazione allegorica della città di Parigi turrita e paludata (è importante ricordare che la corona di torri è un attributo tipico anche delle personificazioni di singole città), con il braccio sinistro alzato in segno di saluto. Le fa da controparte l’allegoria dell’Italia, in questo caso elmata e paludata, che alza il braccio in segno (si suppone) di benvenuto. Sovrasta il tutto la personificazione della Gloria: una figura alata, che suona la tromba come simbolo di presagio della vittoria finale. Entrambi i lati della medaglia presentano raffigurazioni derivanti dalle monete antiche. Per esempio, il profilo di Napoleone III è coronato d’alloro: un elemento che indica la vittoria. Il rovescio, per certi versi ancora più interessante, rimanda alla tipologia monetale dell’”Adventus”, cerimonia più volte raffigurata nell’ambito della monetazione dell’Impero romano: si tratta di un evento che celebra l’ingresso dell’imperatore in una città.

 

Analizzando anche un’altra medaglia prodotta nell’Ottocento e comprensiva di una personificazione della nostra patria, finiamo per imbatterci in un dato di fatto: l’Italia non viene sempre identificata in una personificazione di donna. Tenendo conto del fatto che alle volte, nello stesso periodo, la nostra nazione viene evocata dall’immagine della penisola, oppure di una stella a sei punte, restiamo sorpresi nel vederla personificata da un Genio alato. Questa versione atipica è presente nella medaglia di Carlo Moscetti legata all’“Approvazione della legge che proclama Roma capitale d’Italia” (1871). Nel diritto, al centro e nel campo, vediamo raffigurato Vittorio Emanuele II (primo re d’Italia) nell’atto di accogliere due figure. La città di Roma, personificata dalla donna elmata con la lancia, gli rende omaggio per il grande onore concessole. Le fa da controparte (sul lato sinistro) un Genio alato, con una stella che gli brilla sul capo: eccola, l’allegoria dell’Italia. Stringe la bandiera con la mano sinistra, e sta porgendo la corona turrita al sovrano. Successivamente, la nostra Patria viene raffigurata con sembianze maschili anche nell’ambito scultoreo: per esempio, nel gruppo statuario relativo all’allegoria dell’”Indipendenza” presente al di sopra della base del monumento torinese a Camillo Cavour (realizzato da Giovanni Duprè e risalente al 1873). Due fanciulli accompagnano l’allegoria. Quello di destra è gloriosamente coronato d’alloro: rappresenta la parte dell’Italia già liberata al momento della morte del grande statista. Il suo complementare, a sinistra, viene invece consolato e protetto dalla personificazione dell’Indipendenza: questo fanciullo rappresenta l’Italia non ancora liberata, in attesa della pace. Inoltre, secondo l’opinione degli studiosi, le immagini del diritto della medaglia di Moscetti alludono volutamente alla città di Roma che risorge dalle proprie ceneri, per godere di un rinnovato splendore. Per questo motivo, nell’esergo leggiamo il motto “POST FATA RESURGE” (“Dopo la morte risorge”): si tratta di un riferimento alla figura mitologica della fenice, che secondo la leggenda rinasce dalle proprie ceneri. L’immagine della fenice, riemersa in Inghilterra nelle medaglie del periodo elisabettiano, rappresenta sin dall’antichità il simbolo della continuità e del rinnovamento.

 

Tra le più importanti raffigurazioni dell’Italia nel XIX secolo vi è un’immagine inclusa nella decorazione di una sala molto celebre. Si tratta dell’”Allegoria dell’Italia” presente nella volta della Sala Gialla di Palazzo Madama a Roma. L’ambiente è decorato da un ciclo di affreschi, realizzato da Cesare Maccari tra il 1882 e il 1888, che con l’ausilio di episodi della storia romana illustra le principali virtù senatorie: questi soggetti sono rappresentati lungo le pareti e tra le scene più celebri troviamo quella di Cicerone che accusa di congiura Catilina. Completano la decorazione dell’ambiente alcune frasi tratte dagli scritti di Machiavelli e Gucciardini, riportate su sfondo azzurro: un colore assolutamente non casuale, in quanto simbolo della dinastia Savoia. Al centro della volta è presente l’allegoria dell’Italia: una figura solenne, stagliata contro il cielo mattutino. La corona turrita è in parte coperta dal dardo di alloro, ma se ne intuiscono i dettagli. Una candida stella brilla sopra il suo capo e un mantello di ermellino, attributo regale, copre le sue ginocchia. Dietro di lei, è presente il tricolore. Non a caso, Italia stringe la banda verde della bandiera: questa scelta iconologica viene interpretata come una “concreta speranza negli avvenimenti futuri”. La incornicia il motto “SEI LIBERA – SII GRANDE”.

(2- fine)