La Petrignani giusta

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È un romanzo leggero, come un sogno estivo, il sogno di un’adolescente baciata dal sole che balla sulle note della canzone del momento.

di Anna Calonico

 

Sandra Petrignani, piacentina che si divide tra la campagna e Roma, scrittrice e giornalista culturale, ha esordito con Navigazioni di Circe nel 1987 vincendo il premio Morante Opera Prima. Seguiranno, tra gli altri, libri di viaggio come E in mezzo il fiume. A piedi nei due centri di Roma e Ultima India, oltre che biografie romanzate di grandi scrittrici come Addio a Roma, Marguerite e, finalista allo Strega del 2018, La corsara. Ritratto di Natalia Ginzburg.

Nel 2019, per la prima volta, si avvicina alla letteratura per ragazzi pubblicando La persona giusta. Lo stile coinvolgente, malinconico e poetico di altri suoi libri è meno riconoscibile in queste pagine, forse perché si sente un pochino la distanza tra l’età di chi scrive e l’era moderna dei giovani di oggi. O forse l’ho sentita soltanto io, questa distanza, perché La persona giusta è un po’ diverso dai romanzetti per ragazzine che leggevo all’età di India, la protagonista. E se pensate che questa sia una critica, vi sbagliate, perché è forse il punto di forza del romanzo per un lettore adulto: inutile negare che c’è un salto tra la giovinezza “nostra” e quella degli adolescenti attuali. La Petrignani, però, ce lo mostra con dolcezza, e se all’inizio questa lontananza un pochino ci turba, all’ultima pagina ci viene quasi da rimpiangere di essere così distanti e vorremmo essere noi India e Michel.

Ambientata a Roma, tra Trastevere, Piazza del Popolo e via Veneto, la storia è forse un pochino scontata, perché finisce immancabilmente con “e vissero felici e contenti”, ma in queste pagine c’è una purezza da Tempo delle mele (forse non a caso in copertina c’è una mela) che vorremmo non aver perduto: Mi sa che aspettavo te, dice Michel. Mi sa anche a me, risponde India. Così, adolescentemente sgrammaticato e vero è il romanzo La persona giusta.

Di che cosa parla? Ovviamente, di amore, di amicizia, di musica, di vacanze al mare, di sogni sul futuro, di corse in motorino. Ma allora, di che ci si innamora alla fine? E di chi? (p.44) Questa è la domanda fondamentale del libro.

Protagonisti sono due liceali: lei, India, si chiama così perché è nata nel periodo “indiano” dei suoi genitori. Vive con la madre e la sorella, ma ha una famiglia allargata perché il padre ha una nuova compagna e nuovi figli. Lui, Michel, è nato ad Algeri da madre algerina e padre sconosciuto: di lui si sa solo che è francese e che si chiama, appunto, Michel. Il bimbo viene adottato da una famiglia borghese, molto ricca, ha un fratello gay e vuole studiare medicina per diventare come Gino Strada e per fargliela vedere a tutti quelli che gli dicono di tornare a casa sua sul barcone. Insomma, solo nella presentazione dei due protagonisti ci sono mille spunti di attualità, ma non verranno tutti analizzati, semplicemente perché questa è la realtà, e non c’è bisogno di sezionarla. Da scandagliare è invece il cuore di un adolescente che scopre l’amore, che si rifugia negli amici perché gli adulti sono proprio scomparsi dalla faccia della terra (p.61), che scandisce le sue giornate con la musica ascoltata in cuffia: lode a Gianna Nannini che, pur non essendo l’unica citata, presta perfettamente le sue canzoni agli avvenimenti di India.

Vicini ai protagonisti ci sono, naturalmente, gli amici: da una parte Angelica, dall’altra Pietro. E con loro altre mille situazioni: il tradimento, la droga, il ricovero in ospedale, la paura di perdere qualcuno, le confidenze. Poi ci sono i fratelli: Shanti ed Enrico, che si portano dietro la complessità e la bellezza dei legami familiari e la ricerca delle origini. A completare il quadro ci sono i genitori, un paio di cagnolini e una “nonna per amico”, fondamentale nel momento cruciale della storia. La narrazione procede a ritmo serrato, si svolge in un’estate, e in quei mesi estivi nascono e muoiono storie d’amore, si prendono decisioni fondamentali, si rimane stupiti, delusi, affascinati, incuriositi, perplessi, impauriti, felici, insicuri… come nella vita, appunto. Come nella letteratura, tra Il giardino dei Finzi Contini e Anna Karenina con il suo profetico incipit, come nella poesia, che siano versi della Szymborska o quelli più ingenui scritti da India: Amami per i miei occhi nocciola solamente e per le mani, che t’accarezzano eternamente. O come nella musica: la Nannini, Sei nell’anima e lì ti lascio per sempre; Jovanotti, baciami ancora voglio stare con te inseguire con te tutte le onde del nostro destino; Domenico Modugno, resta cu’mme, pe’carità statte cu’mme nun me lassà.

A questo punto, naturalmente, c’è il colpo di scena (non il primo a dire la verità, e non l’ultimo). Colpo di scena piuttosto scontato, ma inevitabile visto che tutto gira intorno all’amore: L’amore rende fragili, spaventati e ottusi! (p.100), Secondo me è questo il segreto di una buona relazione. L’amore non basta. Se non stimi la persona che ti piace, il rapporto non dura (p.165).

Negli anni 80, quando leggevo io romanzi per ragazzi, non si parlava mai esplicitamente di sesso, qui invece è una cosa normale, e non soltanto tra India e Michel. Faccio fatica anche a ricordare romanzi in cui si parlasse di aborto, ma sono cambiati i tempi: anche il razzismo veniva trattato poche volte e, di solito, riguardava i neri d’America. Ricordo che si parlava di droga, ma erano gli anni critici; però ricordo che i liceali non bevevano birra (nei libri) e, a parte la Beth di Piccole donne, non si parlava molto nemmeno di protagonisti in fin di vita. Un tema eterno, invece, che si trova oggi come ieri, è la scuola, tappa fondamentale di ogni persona e di ogni personaggio, con le immancabili amicizie sui banchi, il batticuore nella speranza di vedere il ragazzo dell’altra classe, i compiti che impediscono di uscire per vedersi ma che possono essere un’ottima scusa per darsi un appuntamento.

È un romanzo leggero, come un sogno estivo, il sogno di un’adolescente baciata dal sole che balla sulle note della canzone del momento. È un libro che sicuramente farà battere il cuore a molte ragazzine, ed è ingenuo e semplice e affascinante e appassionato come lo eravamo noi all’età di India e Michel. Segue il corso di una vicenda estiva come si può seguire la corrente del Tevere: a volte placida e tranquilla, a volte impetuosa, e se si potesse paragonare ad un film sarebbe, appunto, Il tempo delle mele, oppure Dirty dancing, sarebbe il primo capitolo di Love story. Restando in ambito letterario, tra i volumi recenti mi ha ricordato Il sogno di Anna di Lucia Tilde Ingrosso, tra i titoli eterni fa venire in mente, pur con palesi differenze, l’amicizia pudica e intensa tra Jo e Laurent in Piccole donne, oppure la passione bruciante ed eterna di Heathcliff e Cathy in Cime tempestose, ma con la dolcezza di Jane e Mr Rochester in Jane Eyre. E pensare che tutto questo comincia in un modo banalissimo, con Angelica, l’amica di India, in ritardo ad un appuntamento. Invece di Angelica, arriva Michel e, sapendo che dopo l’imminente fine dell’anno scolastico non lo vedrà più perché andrà all’università, India decide di farsi coraggio e va a sedersi al tavolo del ragazzo: è fatta, non si lasceranno (quasi) più.

Per concludere, non resta che affidarsi al bellissimo brindisi tra i due innamorati:

“Al silenzio dei telefonini”

“A noi”

“A Michel”

“A India”

“Alla felicità”

“Alla vita”. (p.45)

 

Copertina:

 

Sandra Petrignani

La persona giusta

Giunti Arya, Firenze, 2019

pp.168, euro 14, 00

età: dai 14.