La poesia giocosa della caricatura

| | |

Il carattere del soggetto in essenziali tratti fisionomici secondo Lorella Fermo

di Enzo Santese

 

L’artista in poco tempo ha guadagnato la stima di un largo pubblico e di una critica attenta sia in Slovenia che in Italia; la sua presenza in varie importanti occasioni espositive – a Palazzo Zuckermann di Padova, all’Università di Capodistria, al Caffè San Marco di Trieste, solo per citarne alcune – ha confermato la qualità di un’arte che unisce in sé la sapienza nel disegno, l’attitudine ad affidare alla superficie le tensioni tridimensionali, il senso del colore come dato narrativo intriso da una profonda ironia. Animata da un entusiasmo straordinario per tutto ciò che attiene al dato dell’umanità, attratta dalle vicende della storia e della letteratura, sa cogliere anche nella semplice quotidianità quegli elementi da eleggere a perni concettuali della sua ricerca. In quest’ambito il foglio di carta diventa la superficie di registrazione di sensazioni avvertite nel contatto col mondo circostante, popolato da persone che, con la variegatura dei loro caratteri, costituiscono un dilatato repertorio dell’esistente, entro cui è possibile cogliere brani di credibile aderenza alla realtà; attraverso questi ritratti l’autrice esalta le note tipiche dei soggetti, inquadrati dalla lente deformante del suo sguardo scherzoso, la sua capacità di strappare il sorriso con la bonaria forza di scavo negli aspetti divertenti della vita di ogni giorno. Disegnatrice di talento e caricaturista per vocazione, sa entrare nella fisionomia delle persone e farle diventare personaggi di un teatro privato, in cui si “muove” la contemporaneità; il paesaggio umano che si delinea è un fermento di sfumature psicologiche. Lorella Fermo, avvalendosi di un repertorio tecnico che le consente l’eccellenza nel disegno, incide la pagina bianca con l’invenzione di “maschere” dove l’iperbole e l’ironia giocano una combinazione sollecitante di risultati: presenze prelevate dalla cronaca quotidiana e immesse in una storia, dove si intrecciano motivi fantastici e reali, tono giocoso nell’esaltazione dei caratteri, minuzia nella focalizzazione di peculiarità fisiche. Questo è possibile grazie a una capacità d’osservazione unita a una spiccata preferenza per lo studio di prerogative fisiche come evidenze di realtà interiori e tensioni temperamentali. La china e le matite colorate sono il corredo minimo di una progettualità dilatata e scissa in tante unicità, quante sono le persone interessate dall’intervento di Lorella Fermo; l’osservatore, di fronte a queste opere, può lasciarsi condurre in una trama che si arricchisce di dati, nel momento in cui la linea marcata o il fraseggio multiplo, il contorno deciso e il tocco lieve rispondono alla necessità di dare un volto all’idea che l’autrice ha della persona. Il pregio compositivo risiede nella disposizione a tessere la preziosa filigrana grafica, come se il pennino fosse un organo atto a captare la variabilità degli umori e la vibratilità delle sensazioni. In quest’opera l’artista impegna tutta se stessa per far emergere dalle potenzialità espressive del disegno il senso di specificità tipologiche dei singoli, catturate nell’indagine nel quotidiano, dove le persone che hanno relazione con lei entrano di diritto in una potenziale “galleria di ricordi”, ai quali attinge nel momento di far uscire la caricatura dal “cassetto delle memorie” per trasformarle in presenze vive, impegnate a smuovere il sorriso, tanto apprezzabile in un momento come questo, piuttosto avaro di occasioni umoristiche. E le dediche che accompagnano queste opere sono l’elemento che ne amplifica la risonanza e ne aumenta l’efficacia giocosa.

 

Un ampio corredo tecnico al servizio di una febbrile inventiva

 

L’opera di Lorella Fermo possiede la capacità di far entrare le persone da lei ritratte in una sorta di album virtuale per il fruitore, che può cogliere il clima di familiarità con tipi umani anche mai conosciuti direttamente. Questo avviene per quel grado di incisività, inscritto in ogni intervento grafico e pittorico prodotto dall’artista, che sviluppa e approfondisce da tempo un suo particolare rapporto con la realtà e le anime che la popolano. La caricatura rientra in una delle appendici logiche della concettualità di Lorella, impegnata da qualche anno con sistematica applicazione in una ricerca che ormai ha i connotati della piena riconoscibilità: un’attenzione precisa ai segni espressivi peculiari che poi, in fase compositiva, vengono studiati sotto la lente deformante di un’ironia, mai irriverente, qualche volta impietosa. L’avventura creativa parte sempre dalla realtà (percepita più spesso “in presa diretta” o talora mediata da immagini fotografiche) con uno sguardo puntuale al rilievo biografico del soggetto considerato, con un’analisi minuziosa dei tratti e dei segni che vengono inseriti nel processo metamorfico, quello che porta alla caricatura vera e propria. Ogni dipinto è preceduto da uno studio che contiene in embrione l’opera finita, per la quale l’artista mobilita con disinvoltura il corredo tecnico di raffinata scansione dello spazio con un complesso di linee che sono variabili strumentali, impiegate nella costruzione di un’architettura fisionomica dove l’originalità si situa sulla distanza tra la realtà e la sua fantasia creativa. Per ottenere il risultato voluto regola e adegua il contorno, la luce, il ritmo di una data situazione, mantenendo la scelta fondamentale di agire sull’iperbole, che dilata il minimo dettaglio e lo fa diventare fattore caratterizzante della caricatura stessa; il che fa slittare l’immagine fuori dalla cronaca specifica della persona e la inserisce in un circuito che alimenta la dimensione del comune sentire e della prefigurazione emotiva. L’esito è sempre in linea con la necessità di mantenere la memoria dell’esistente, ma solo come matrice generante di un volto sul quale viene impresso il segno della personale interpretazione delle fattezze, cercando magari una corrispondenza tra l’esterno e l’interno, fra il volto caricaturale e il “volto psicologico”, tra l’espressione stereotipata e il tratto irripetibile dell’animo. In tale procedimento l’artista, forte delle sue competenze che coniugano talento nel disegno e senso proprio del colore, grande guizzo ironico e slancio introspettivo, mostra una tendenza a trasformare il modello in modellato, proprio come se con fare tattile lo ricostruisse secondo i moduli della sua libertà interpretativa. Qui convergono oltre al tono, al senso, all’atmosfera di sintesi narrativa, la vena analitica che fissa nel quadro le tracce peculiari dell’ambiente e della storia propria del personaggio.

Lorella Fermo agisce sull’amplificatio, che dilata il minimo dettaglio e lo fa diventare fattore caratterizzante della caricatura stessa; il che fa slittare l’immagine fuori dalla cronaca specifica dell’individuo e la inserisce in un circuito che alimenta la dimensione del comune sentire e della prefigurazione emotiva. Qui convergono oltre al tono, al senso, all’atmosfera di sintesi narrativa, la vena analitica dell’artista che fissa nel quadro le tracce peculiari dell’ambiente e della storia personale del personaggio. Quando esso appartiene al mondo della cultura artistica o letteraria, intorno a lui “danzano” umori e stati d’animo che possono essere ricondotti alla specificità professionale del soggetto ritratto, ai segreti della sua opera, ai sensi molteplici che derivano dalla considerazione della loro grandezza. Anche per questo abbiamo il piacere di contare sul contributo importante dell’arte e dell’inventiva di Lorella Fermo per Il Ponte rosso.