LA REPUBBLICA DELL’IMMAGINAZIONE

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Serenella Dorigo

 

 

Se per Agnes Heller La bellezza (non) salverà il mondo, (titolo del suo ultimo libro, estratto di una sua conversazione con Zygmunt Bauman), per Azar Nasfisi l’immaginazione e la letteratura, al contrario, hanno un alto potere salvifico.

Ed è proprio nel suo ultimo libro La repubblica dell’immaginazione (edito in Italia da Adelphi), che l’autrice iraniana Azar Nafisi, naturalizzata americana dal 2008, dopo che aveva lasciato l’insegnamento di Letteratura inglese all’Università di Teheran nel 1995 e quindi il proprio paese nel 1997, dà prova dell’alto valore della letteratura anche “in una società che sembra concedere tutte le libertà” come quella americana.

La letteratura va difesa, tutelata, diffusa e studiata, anche in un paese come l’America perché è minacciata da pericoli subdoli quali: “la pigrizia dell’intelletto, la dittatura del conformismo, il trionfo del luogo comune”. Ribadisce però che l’uso della letteratura va tutelato, non solo come antidoto alla pigrizia, ma anche come deterrente ai soprusi della libertà di parola, di pensiero, davanti alle dittature latenti e manifeste che siano, agli atti di violazione, perché solo grazie all’alto grado d’immaginazione donatoci dalla letteratura, l’uomo è salvo.

Libro anch’esso presentato a Pordenonelegge sabato 19 settembre al Palaprovincia Largo San Giorgio, che ha richiamato una folla interessata a sentire Nafisi, conosciuta ai più per il suo noto best seller Leggere Lolita a Teheran, dove ci raccontò l’immenso potere eversivo di Nabokov e dei romanzi nell’Iran degli ayatollah e di come la letteratura aprisse orizzonti in un mondo represso come quello della società nata dalla rivoluzione khomeinista. “Questo nuovo libro – racconta – è una sorta di sequel” di Leggere Lolita a Teheran.

Quindi chiodo fisso per la scrittrice il valore taumaturgico dell’immaginazione scatenato dalla letteratura, e che si celebra sempre nei suoi romanzi, come abbiamo già sottolineato, ma in questo suo ultimo libro si celebra anche l’omaggio al paese che lei riconosce come la culla della letteratura: l’Italia.

Fu, infatti, a Roma che le venne l’idea del libro, durante il festival internazionale delle letterature,

“Celebro questo paese che tanto spesso avevo visitato con l’immaginazione prima che nella realtà, fra persone con cui condivido un linguaggio comune e universale che sfida tutti i confini, pur non parlando la stessa lingua”, a conferma del grande vettore universale della letteratura.

Pensando non solo a se stessa, ma anche ai lettori tenaci che non mollano l’idea di letteratura quale opportunità di sopravvivenza, nel racconto s’intrecciano tre grandi classici della letteratura nordamericana come Huckleberry Finn di Mark Twain, Babbit di Sinclair Lewis e Il cuore è un cacciatore solitario di Carson Mc Cullers, tessuti con i ricordi dell’infanzia a Teheran. Lo si vede nel suo viso quando racconta quello che scrive, nel timbro della sua voce, quanto ci crede in quello che fa.

Ci accompagna per mano la scrittrice iraniana, dentro il suo romanzo, come fossimo i suoi allievi prediletti, con cura e pazienza, ci convince di quanto sia importante l’immaginazione quando si lotta per conquistare le libertà individuali, e di come l’immaginazione ed il pensiero, come i diritti umani e la libertà, trascendono le barriere del tempo, creando uno spazio comune universale dove vince la nostra comune tensione all’umanità.

Emerge chiaro nel suo romanzo la matrice dell’identità, come cifra stilistica e segno distintivo di appartenenza, lo stretto rapporto fra fantasia e realtà si confondono e rendono intensi l’intrecciarsi delle storie. Nel non conoscere, non leggere e non ascoltare Azar Nafisi, ci si priva di un’occasione per entrare in altri mondi culturali, magari non facili ma ormai non lontani.

 

Azar Nafisi, La repubblica dell’immaginazione, Adelphi, Milano 2015, pp. 288, euro 19