La vie en rose a Muggia

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di Walter Chiereghin

 

Proseguendo in un coerente progetto culturale che intende dare risalto agli artisti muggesani, il Museo Carà propone, dopo le esposizioni dedicate a Bressanutti, Villibossi, e Romio, “Cronache rosa”, mostra dedicata al lavoro di Emanuela Marassi, curata – assieme al ricco catalogo – da Massimo Premuda. L’esposizione, inaugurata in un torrido 1 luglio, rimarrà aperta ad ingresso libero fino al prossimo 28 agosto. Si tratta di un doveroso omaggio a un’artista che, con un impegno di oltre sessant’anni, ha attraversato ambiti creativi diversi ed ha dato prova di un’instancabile ricerca formale che l’ha guidata dalle arti applicate, con gli intarsi preziosi degli esordi, sotto il magistero di August Černigoj, a realizzazioni assolutamente originali con il ricorso a materiali (quali il vaporoso tulle, il rame o il vetro soffiato) e tecniche esecutive (incollaggi, piegature e cuciture a filo) atti a dare nell’opera concretezza al pensiero che l’ha ispirata. Una vocazione creativa concretatasi in forme eterogenee, pittura, grafica, scultura, video, installazioni e performance, che hanno dato luogo a un notevole impegno espositivo sia localmente, ad iniziare da una personale d’esordio del 1966 alla Sala comunale di Trieste, prima che la Galleria Tommaseo divenisse il suo luogo di riferimento, per poi espandersi su ambiti territoriali più estesi, in Italia e all’estero.

Negli anni Settanta, dal ’73 al ’79, con un’esplicita adesione al movimento femminista, l’interesse per il lavoro creativo si è fuso con l’impegno sociale, rappresentando – in particolare attraverso tre performance del 1978 – una visione critica della condizione femminile, ed è dalle esperienze e dagli incontri di quegli anni che «la Marassi trarrò i materiali e il “codice” per un’attività che continua fino ad oggi, ma che soprattutto fino al 1981 ebbe come elementi essenziali ed esclusivi, non uniti ad altri materiali come negli anni successivi, il tulle e il filo da cucito» (così Giuliana Carbi Jesurum in un suo saggio riportato nel catalogo).

Negli spazi del Museo Carà sono presenti gli intarsi lignei su disegno di August Černigoj eseguiti nel 1964 ed ora custoditi al Teatro Stabile Sloveno di Trieste, ma – numericamente preponderanti – i Giornali, le Lettere e i Racconti, realizzati negli anni 1978-1981, documenti cartacei dove le righe orizzontali che li intersecano, fossero scrittura sarebbero scarabocchi del tutto illeggibili, fossero invece prove di cucito (l’idea è sempre di Giuliana Carbi) «sarebbero bocciate in un corso di economia domestica  per la troppo spavalda cialtroneria della trasandatezza e per l’apparente inesperienza radicale del punto non tirato, aggrovigliato». Il tulle rosa variamente distribuito nelle quaranta opere presenti nella variante cromatica che Černigoj definiva «color rosa zuccheroso da pasticceria», esaltato anche dalla copertina del catalogo rimanda all’impegno femminista dell’artista. O, se non altro, avrebbe evitato alle deliziose composizioni l’onta della bocciatura a un concorso di cucito.

 

 

 

Emanuela Marassi

Giornale

1978, carta di riso, tulle e filo