La X Mas al confine orientale

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Un’altra ricerca storica di Luciano Patat

di Silva Bon

 

L’Istituto “Leopoldo Gasparini” di Gradisca – Gorizia, sotto la direzione del segretario Dario Mattiussi, continua la proficua, annosa collaborazione con Luciano Patat, che dispiega il suo impegno politico – sociale, accompagnandolo a un vivace, attivo e profondo interesse di ricerca storiografica, mirata al territorio giuliano, e in particolare all’Isontino.

Per molti anni sindaco di Cormons, Luciano Patat ha sempre trovato la possibilità di studiare negli archivi regionali e nazionali, producendo lavori che andavano a colmare vuoti di conoscenza approfondita soprattutto sulle tematiche della Resistenza, così a Gorizia, come, più in genere, nel settore del confine orientale.

Il suo ultimo saggio, La X Mas al confine orientale, risponde a domande di valenza storica e nello stesso tempo è frutto di una visione politica, come lo è ogni soggetto, ogni tematica attorno cui si affatica uno studioso: lo storico Luciano Patat vuole confutare una visione confusa di un aspetto della recente storia del Novecento nelle nostre terre, quello che riguarda il ricordo, oggi in parte riabilitato, di una pagina terribile di violenze, torture, stupri, uccisioni, saccheggi, perpetrato dagli uomini del principe Borghese, provenienti spesso da reparti della RSI, affiancatisi alle truppe tedesche occupanti, che godettero di privilegi di varia natura, anche economica, rispetto agli altri militi fascisti.

Infatti, esiste oggi una sovrapposizione tra storia e memoria che impedisce di leggere con chiarezza e con precisione puntuale i fatti accaduti, in nome di legittimazioni, recuperi di memorie soggettive e familiari, onoranze alquanto sospette.

Scrive, nella bella prefazione al libro, Dario Mattiussi:

«Il caso dell’operato della Decima Mas nel nostro territorio rientra probabilmente in questa casistica. Una memoria parziale, legata al nazionalismo italiano, l’ideologia dominante tra gli effettivi di questa formazione militare, ha occupato il posto che spetterebbe alla ricostruzione storica. è una memoria che si forma e si consolida tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, figlia della guerra fredda e delle lotte nazionali del dopoguerra e che presenta i militi al servizio dei tedeschi come difensori dell’italianità, legati a un codice d’onore, spesso vittime della violenza di sloveni e comunisti, categorie presentate come “invasori”. In altri territori europei ricostruzioni di questo tipo rimarrebbero confinate alla memorialistica dei reduci, da noi questo non avviene, anzi, questa ricostruzione è stata fatta propria da svariate organizzazioni neofasciste e spesso tollerata se non sostenuta anche da rappresentanti delle istituzioni locali».

La ricostruzione storiografica di Patat è una pagina di storia politica e militare basata su documenti inoppugnabili: sono i documenti prodotti dalle autorità fasciste, da quelle tedesche e dai comandi militari, integrati dalle risultanze dei processi del dopoguerra a parlare con chiarezza e con efficacia.

La struttura del lavoro è molto dettagliata, precisa e puntuale e si divide in dieci parti che partono dalla costituzione della Decima Flottiglia Mas agli ordini dei tedeschi, per soffermarsi sulla lotta antipartigiana della Divisione Decima di Fanteria di Marina, formata da uomini tutti volontari, che effettuano eccidi, fucilazioni, impiccagioni: violenze inaudite, che portano a inchieste su denunce e segnalazioni, e aprono finestre sulla indisciplina e impreparazione militare; sul godimento di privilegi e di una vita comoda; sugli abusi del mercato nero e del contrabbando.

Nella Parte Quarta Luciano Patat parla della Zona d’Operazioni del Litorale Adriatico, istituito dai tedeschi dopo l’8 settembre 1943. Fedeli al celebre motto divide et impera, gli occupanti portano avanti una politica di divisione e contrapposizione, rispetto alla questione nazionale. In questo contesto l’Autore affronta nei capitoli successivi la centralità della X Mas operante a Gorizia con una propaganda nazionalista in funzione antislava e una feroce attività militare antipartigiana, tanto da giungere fino all’allontanamento dal Litorale.

Le ultime parti del libro parlano dettagliatamente della divisione, formata da reparti e gruppi operanti nel Litorale Adriatico, lasciando parlare testimoni, e soprattutto le sentenze dei processi celebrati nel secondo dopoguerra, per indagare su fucilazioni, eccidi, uccisioni, torture (ricordo solo quelle perpetrate alla caserma “Piave” di Palmanova, tristemente famose), impiccagioni, e ancora crimini e delitti, commessi non solo nel nostro territorio, ma nella regione estesa e nel Nord Italia.

In conclusione faccio mie le considerazioni di Dario Mattiussi:

«La nostra terra ha prodotto nel Novecento più storia di quanta potesse consumarne e memorie contrapposte vivranno finché ci saranno famiglie che alla storia hanno pagato lutti e sofferenze; ma chi riveste un ruolo istituzionale avrebbe il dovere di guardare alla storia e non alla memoria di una parte. Non possiamo pensare di costruire un futuro migliore se non siamo in grado nemmeno di prendere atto del nostro passato».

 

Luciano Patat

La X Mas al confine orientale

Centro Isontino di Ricerca e

Documentazione Storica e

Sociale “Leopoldo Gasparini”

Gradisca – Gorizia 2019