L’altra metà del cielo giuliano

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Scrittura femminile e immagine della donna in area giuliana celebrate in un’interessante rassegna al Civico Museo della civiltà istriana, fiumana e dalmata di Trieste

 

Era prevista per il 16 dicembre (ma provvidenzialmente spostata al 6 gennaio 2019) la chiusura della mostra “Al femminile” al Civico Museo della civiltà istriana, fiumana e dalmata in via Torino a Trieste, gestito dall’Irci, che documenta la presenza di alcune generazioni di donne giuliane di lingua italiana che si sono esercitate nella scrittura, contribuendo anche con ciò all’edificazione di un’immagine, o se vogliamo di uno stereotipo, di un mito che vuole le donne di queste terre come campionesse dell’emancipazione e avanguardiste sul piano dei costumi.

A tangibile testimonianza del lavoro letterario uscito da mani femminili, la mostra, curata da Piero Delbello, esibisce un’invidiabile collezione di volumi – provenienti in parte dalla biblioteca dell’Irci, in parte dalle raccolte della Società Istriana di Archeologia e Storia Patria, in parte da quelle della Deputazione di Storia Patria della Venezia Giulia – che testimoniano di una vita culturale e letteraria vivacissima anche in ambito femminile, parallelamente a quanto avveniva per la letteratura in generale, con la straordinaria stagione aurea della scrittura in questa regione dove, a partire dai romanzi sveviani, si realizzò una svolta che si lasciò cadere le considerazioni di Slataper secondo cui Trieste non aveva “tradizioni di coltura”.

Tra le scrittrice e poetesse ricordate dalla mostra alcune furono anche affermate giornaliste, prima fra tutte quella Haydèe (Trieste, 1867 – Portogruaro, 1946) – pseudonimo di Ida Finzi – che fu eclettica autrice di romanzi, commedie e poesie, oltre che articolista per importanti periodici nazionali come La Lettura o L’Illustrazione Italiana, la rivista pubblicata a Milano dall’editore triestino Emilio Treves, il cui crescente successo si sviluppò soprattutto tra le due guerre mondiali, per essere bruscamente interrotto dalle leggi razziali, che videro lei e la sua famiglia tra i perseguitati.

Le scrittrici, potesse, saggiste, pubbliciste, donne di penna in generale celebrate in questa occasione espositiva, costituirono sovente un’avanguardia anche in termini di costumi sociali, sfidando pregiudizi e posizioni di potere riservate di norma – anche in ambito letterario e giornalistico – ai loro colleghi di genere maschile. Emblematico nel contesto socio-culturale nel quale si muovevano le donne dei primi decenni del Novecento il caso di Luigi di San Giusto (Trieste, 1865 – Pisa, 1936), pseudonimo, non a caso maschile, di Luisa Macina Gervasio, poetessa, narratrice, giornalista, saggista anche lei di rilievo nazionale. D’altra parte, i tempi sembravano maturi anche per puntare l’interesse sulla specificità del pubblico femminile, come in mostra si può rilevare nella cura grafica della rivista mensile Femmina, che attraversò come una meteora,dal ’23 all’inizio del ’25, il panorama editoriale triestino delle pubblicazioni rivolte alle donne. con copertine e illustrazioni interne firmate da artisti quali Ugo Flumiani, Gino Parin, Gustavo Petronio, Antonio Quaiat, Giorgio Settala, Pollione Sigon e un giovanissimo Marcello Mascherini.

Le presenze di artisti nella mostra dell’Irci non sono limitate ai nomi di cui sopra né al solo ambito della stampa periodica: l’esposizione propone anche al visitatore disegni, manifesti, locandine e incisioni che intendono rendere omaggio o più modestamente documentare la figura della donna, dalle contadine istriane o dalmate alle nobildonne o alle appartenenti all’alta borghesia nei loro sofisticati atteggiamenti. E dunque altri nominativi illustri di artisti, da Marcello Dudovich a Glauco Cambon a Leopoldo Metlicovitz, a Giovanni Craglietto. Oltre, com’è opportuno non dimenticare, alla fiumana Anna Anita Antoniazzo, che studiò all’Accademia di Belle Arti di Venezia con Virgilio Guidi.

Una mostra, quella allestita negli spazi di Via Torino, assolutamente godibile, accompagnata tra l’altro da un interessante catalogo, cui hanno messo mano oltre al curatore Piero Delbello, autore di un’introduzione condotta con non rituali modalità narrative, Giovanna Paolin, che sinteticamente esplora la storia sociale delle donne nel territorio considerato, Annalisa Giovannini che tratteggia la figura e la biografia di tre donne (Nicolina de Gravisi Barbabianca Madonizza, Bruna Forlati Tamaro e Margherita Guarducci) che in contesti diversi hanno contato nella cultura dell’Istria e ancora Gabriella Ziani, che ha avuto la capacità di condensare in poche pregnanti pagine i contenuti dell’opera fondamentale redatta assieme a Roberto Curci, (Bianco, rosa e verde – Scrittrici a Trieste tra Otto e Novecento, Lint, Trieste 1993), imprescindibile per chiunque intenda affrontare un lavoro sullo specifico argomento.