L’antica Persia in mostra ad Aquileia

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di Viviana Novak

 

È un pubblico da grandi occasioni quello che presenzia all’inaugurazione della mostra “Leoni e tori. Dall’antica Persia ad Aquileia” venerdì 24 giugno 2016. Raccolto sul prato e sotto il portico del Museo Archeologico Nazionale in un pomeriggio pienamente estivo, si lascia trasportare dalla magia del pianoforte di Glauco Venier prima che inizi la presentazione ufficiale, aperta da un messaggio del Presidente della Repubblica, letto da Antonio Zanardi Landi, Presidente della Fondazione di Aquileia che ha promosso e organizzato l’evento.

In una giornata particolare per le sorti dell’Europa, con l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione, Aquileia sembra voler assumere una valenza simbolica nuova: non solamente un sito archeologico, come sottolinea la presidente Debora Serracchiani, ma “centro di incontri, di cultura, di genti”, attento a mettere in luce il patrimonio mondiale dell’ “archeologia ferita”: nel 2015 con la mostra dei capolavori del Museo del Bardo di Tunisi e ora con questi reperti eccezionali provenienti dal Museo di Tehran e da Persepoli. Richiamo importante al tema drammaticamente attuale del genocidio culturale, crimine che ha attraversato la storia dell’umanità, mai, però, con la violenza sacrilega dei nostri tempi.

Il valore cosmopolita di Aquileia, testimone antica del dramma della distruzione, sembrerebbe quanto mai attuale in questa lotta contro la barbarie, nella volontà di ricordare e promuovere una cultura della memoria storica. Ciò emerge anche nelle parole del sindaco Gabriele Spanghero, che sottolinea come “gli aquileiesi di oggi siano i depositari di un dialogo interculturale, particolarmente significativo in una giornata che l’Europa non dimenticherà”.

Ma è nel discorso di Mohammad Hassan Talebian, vice presidente del Patrimonio Culturale dell’Iran, che emergono i richiami più affascinanti agli antichi miti iranici, nel contrasto tra luce e tenebre, nel significato delle figure del leone e del toro, simbolo, quest’ultimo, della rigenerazione della primavera dopo l’inverno, del trionfo della vita sulla morte. “D’inverno i tori preservano la forza, che darà vita alla trasformazione della primavera. Così anche il mondo deve affrontare continui cambiamenti, ma devono essere preservati i valori del rispetto dell’uomo e della natura e l’interazione tra i due. Vanno rispettati i miti e le credenze; i valori e la creatività ci daranno un futuro migliore.”

Parole suggestive e piene di speranza, che terminano con l’invito a portare nella Repubblica Islamica dell’Iran la cultura dell’Italia attraverso mostre e incontri. Ciò a suggellare una collaborazione col nostro Paese, il primo in Europa ad aver avviato un dialogo dopo la firma dell’Accordo sul Nucleare Iraniano. Ma anche un Paese che vanta una storica presenza in Iran di équipe archeologiche, che hanno effettuato importanti campagne di scavo e di restauro.

La mostra è organizzata su un unico piano e colpisce per la maestosità e la stupefacente bellezza dei reperti, che abbracciano un periodo che va dagli Achemenidi ai Sasanidi. Non può lasciare indifferenti i visitatori il gigantesco capitello achemenide in forma di protome leonina dell’Apadana, la sala delle udienze di Persepoli, o il capitello androcefalo, in cui il volto umano appena abbozzato presenta un copricapo con una triplice coppia di corna taurine. Reperti databili tra il VI e il V secolo a.C.

La grandezza di chi si definiva “il Re dei Re” si percepisce anche nella raffinata opulenza degli oggetti d’oro, che maggiormente incantano il visitatore. Dalle lamine con leoni di varia grandezza, eterno simbolo del potere regio, al pugnale con l’immanicatura decorata da teste leonine antitetiche, temi che rimandano all’antico repertorio figurativo mesopotamico, in particolare ai Sumeri di Ur. Eccezionali, per bellezza e stato di conservazione, il bracciale aperto con protomi leonine e il rhyton con figura di leone alato accovacciato, proveniente da Ecbatana, residenza estiva degli Achemenidi. Su un piatto d’argento una scena di caccia equestre: un leone ucciso che giace al suolo ed uno rampante che sta per essere colpito dall’arco del principe-eroe. Il tutto espresso in un deciso naturalismo, ultime manifestazioni artistiche della dinastia dei Sasanidi prima dell’avvento dell’Islam.

Grazie anche ai preziosi contributi di varie aziende private, senza i quali questo evento non sarebbe stato probabilmente possibile, il catalogo, edito da Umberto Allemandi, presenta, nell’elegante veste tipografica, interventi specialistici di approfondimento e catalogazione, corredati da un notevole apparato fotografico.

Ma occorre sottolineare, in particolare, l’accurata scelta dei criteri espositivi, che attraverso un gioco sapiente di luci e spazi, nonché di curatissime tavole esplicative, hanno permesso di realizzare una mostra destinata ad attrarre migliaia di visitatori (quella dedicata ai reperti del Museo del Bardo, lo scorso anno, ha visto la presenza di 16000 persone).

Proprio grazie a questi eventi molti hanno scoperto il fascino di Aquileia e hanno preso coscienza di quello che fu il ruolo strategico di questo centro che da semplice colonia latina, fondata nel 181 a.C, diventò una delle città più prospere e popolose dell’Impero Romano.

E allora, forse, tali iniziative, che fanno dialogare la nostra cultura con quella di altri Paesi, presentano un valore aggiunto: far riscoprire, a chi finora è stato disattento, il nostro patrimonio e la nostra storia.

Visitare questa mostra, aperta fino al 30 settembre, significa anche, infatti, immergersi nell’affascinante cornice di Aquileia, un luogo dove tutto sembra magicamente sospeso tra passato e presente.

 

Catalogo a cura di Cristiano Tiussi

Marta Novello e Margherita Belgioioso

Leoni e tori dall’antica Persia ad Aquileia

Allemandi Editori, Torino, 2016

pp.110, euro 20.