Lara Marconi a Capodistria

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di Roberto Dedenaro

 

Qualcosa si muove nella vicina Koper/Capodistria e non solo nella mirabolante serie di centri commerciali e supermercati che ti accolgono come una sorta di propilei ipermoderni o nella fila di palme illuminate a led, di caraibica memoria, ma anche nel campo dell’arte visiva contemporanea. Si sono aperti nuovi spazi espositivi e l’ Università del Litorale ha recentemente inaugurato alcuni corsi che guardano in quella direzione. In tale contesto va segnalata la mostra di Lara Jeranko Marconi, giovane artista attiva da tempo fra Italia e Slovenia.

Per chiarire le cose, devo confessare che Lara Marconi è stata una delle nostre allieve al Liceo Artistico di Trieste, e quindi ho potuto seguire buona parte del suo percorso di formazione, poi completato all’Accademia di belle Arti di Venezia. La mostra è visitabile presso la Galleria della Loggia di Capodistria nella centralissima Piazza Tito, organizzata dalle Obalne galerije Piran/Gallerie costiere Pirano, con l’orario 12.00-16.00 e con un ingresso a pagamento, quasi simbolico. Dunque se riuscite a compiere questa specie di corsa ad ostacoli, superando orario, parcheggio, pagamento, la chiusura del lunedì, potete finalmente ammirare la mostra e, secondo noi, ne vale la pena.

Il titolo dell’esposizione è “Norec/Il Matto”, chiaro riferimento al mondo dei Tarocchi e dei suoi simboli, e a una vocazione da illustratrice che indiscutibilmente è consona a Marconi. A mio parere il titolo forse può apparire persino riduttivo, se uno ha la pazienza di fare una passeggiata appena attenta fra le opere esposte, minuziosamente divise in sezioni dal titolo esplicativo. Icone, Reliquie, Ritratti, Arazzi, Corrispondenza, Cartelle… si ha la sensazione di entrare in un mondo magico, dominato da un candore niveo e da pochi colori fondamentali. La carta, stampata, dipinta ma soprattutto ritagliata è il materiale dominante, quasi esclusivo. «Il matto del titolo personifica la purezza dello spirito, la felicità, la gioia, l’atteggiamento positivo, che però nel momento successivo può scivolare inconsciamente nella disperazione», scrive Majda Božeglav Japelj nella sua presentazione. Detta in altro modo, tutto è così fragile ma così netto, forte al tempo stesso, la natura è una presenza lussureggiante quasi sensuale, ed infantile, nel suo candore. Tutta questa complessità di rimandi si nasconde dietro un lavoro manuale certosino e pazientissimo, ci sono arazzi di lupetti di carta che cadono da una parete, cartoncini tridimensionali con rari inserti dorati, rami e fiori che si intrecciano e si avvinghiano, sembra quasi impossibile che con la carta si possano ottenere tutti questi effetti, sarà un effetto del lock down, avrà messo tutta la famiglia al lavoro, ma insomma la qualità è davvero tanta.

Tutto il mondo lieve e crudele di Lara è popolato da una figura totemica, l’onnipresente lupetto, spesso in condizione metamorfica, colto nel mezzo di una mutazione, come non pensare a Ovidio, appunto, ma io ho pensato pure all’immancabile Seamus Heaney di Morte di un naturalista, ma anche a come è cambiato il nostro rapporto con la natura dal romanticismo ad oggi, da paesaggio a psiche, verrebbe da dire. C’è qualcosa di profondo che ci viene incontro, ad esempio nella sezione in cui teche trasparenti contengono oggetti su cui si è intervenuti con pochi segni, qualche riga, dove ancora una volta l’ossimoro forte/tenue ci apre ad una riflessione su noi ai nostri rapporti con gli altri, con ciò che ci circonda, la natura, con noi stessi. Tutto ciò e forse anche altro che lo spazio non ci permette di raccontare mi è parso di vedere nella mostra di piazza Tito. Se vi siete incuriositi e non potete andare a Koper, dove la mostra rimarrà aperta fino al 15/11, troverete, digitando semplicemente Lara Jeranko Marconi, su qualche motore di ricerca, sul web diverso materiale di presentazione, anche alcuni video che valgono forse più di tante parole.