L’arte di Elisa M. Boglino

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Un libro di Anna Maria Ruta ripercorre la vita e l’arte della pittrice

di Patrizia Lazzarin

 

I colori del Sud e quelli del Nord si amalgamano nell’anima di una donna, in un’alchimia di segni e tonalità: nei disegni e negli oli di un’artista nata a Copenaghen, che trascorre la sua lunga vita, dopo il matrimonio a 22 anni, tra Palermo e Roma. Elisa Maria Boglino cresce in una famiglia dove il padre è cattolico e la madre protestante, fra l’immaginario e la filosofia d’oltralpe e i paesaggi e la cultura arabo-normanna del Sud.

La pittrice, formatisi all’Accademia Reale danese, saprà rielaborare gli insegnamenti che le derivarono dalla conoscenza dell’arte tedesca e di quella del Quattrocento e Cinquecento italiano, in particolare Masaccio, Signorelli e Piero della Francesca. Il libro di Anna Maria Ruta Elisa M. Boglino ci conduce dentro la vita di questa artista, apprezzata dai contemporanei, e soprattutto ne restituisce un profilo che rivela la sua l’originalità. Bellissima com’era («Figuretta lieve di donna alta e smilza, dal profilo angelico e con due occhioni sorridenti e imbarazzati» la definirà Alberto Spaini), colpisce il regista Theodor Dreyer, in visita in Accademia alla ricerca di un volto per un suo film: la sceglie subito, ma Elisa non accetta, perché non vuole dedicarsi ad altro che alla pittura.

Le parole scritte da Anna Maria Ruta tratteggiano il profilo della pittrice che lei ebbe modo di conoscere nella capitale. «Ricordo quando la incontrai l’unica volta a Roma, in via del Babuino, in quella sua grande casa piena di quadri, distesa su un sommier, diafana nel volto, bianchi i capelli raccolti sulla nuca, lunghe e affusolate le mani da artista, che accompagnavano con garbo delicato le parole. Rammentava tutti i particolari del suo primo arrivo a Palermo con la madre, gli incontri, le esperienze umane, le cose che aveva fatto. Si rammaricava molto per quelle pareti affrescate con amore nella casa dei Boglino alla Rocca, distrutte dai drammatici eventi bellici posteriori». I volti degli uomini e delle donne dei suoi quadri sono contadini e operai, esseri umani affaticati dal duro  lavoro che lascia poco spazio alla libertà dello spirito e al desiderio di bellezza. La materia di cui sono fatte le sue figure, nonostante le caratteristiche intrinseche di solidità e corposità, fuoriesce dal quadro e sembra farsi palpabile. Grandi e nodose mani continuano a muoversi e trascinano i nostri occhi nel racconto della vita dei protagonisti delle sue opere. Compaiono madri e figlie vicine, ma al tempo stesso lontane nella trama dei loro pensieri, circondate da pochi oggetti che definiscono, nell’essenzialità delle scelte, una poetica ispirata quasi ad un rigore ascetico.

Nel 1930 Il suo dipinto Madre e  figlia, accettato con due disegni dalla Biennale di Venezia, ci consegna dei riferimenti precisi alla Sicilia, sia nei tratti fisionomici della madre, sia nei fichi d’india sullo sfondo. Pippo Rizzo, curatore di molte opere di artisti siciliani in Italia e all’estero, su Elisa Boglino, esprime un giudizio utile alla percezione delle sue qualità pittoriche: «La caratteristica principale di questa pittrice di modernissimo temperamento consiste nel suo rifuggire dalla grossolana piacevolezza dell’Arte dolce-borghese. Aristocraticissima è infatti la sua pittura, pensata al classico modo dei maestri italiani dell’Umanesimo e adatta […] più che alle limitazioni della tela, al vasto spazio di superfici murali. E sapore di grandi affreschi hanno infatti le sue creazioni, nelle quali la drammaticità e l’umanità intensa sono stemperate da un nobile segno di lirismo e di misticismo. Elisa Boglino pensa, ordina, controlla, costruisce secondo un senso diciamo quasi architettonico, scevro però di freddezza, anzi ricco di vita e di umanità». Il leit motiv della grandezza dell’essere umano e al tempo stesso della fragilità che ne costituisce parte inscindibile, compare nel dipinto Le Alienate, un olio su tela del 1931, in cui queste infelici «svelano nella sordida nudità del loro corpo anche quella delle loro vite senza senso» (Anna Maria Ruta).

Elisa Maria Boglino, nata Maioli, assumerà il cognome del marito Giovanni, un avvocato di Palermo, la cui famiglia di origini piemontesi annoverava molti studiosi e professionisti. Nella bella casa di Monreale, Elisa affresca una parete di 3 metri per 4, prima con la storia della Creazione, con molte figure di animali, e poi sopra di essa le Opere buone, purtroppo oggi andata distrutta a causa delle vicende belliche. Donna colta, ispirata al pensiero di Kierkegaard, divisa fra la religiosità cattolica del padre e quella protestante della madre, ma capace di elaborare una sua idea del sacro che l’avvicinava molto al senso dell’umano che ricercava negli uomini e donne che incontrava, Boglino diventa un esempio di iconografie e di modelli anche per pittori famosi come Renato Guttuso, Lia Pasqualino Noto, Pina Calì e molti altri. La sua pittura religiosa sceglie come formato trittici e dittici, dove si presentano scene della Bibbia e in particolare storie cristologiche. Fra di esse possiamo ricordare le Storie di San Giovanni in tre varianti e quelle più numerose del Buon Samaritano. E a proposito di questo soggetto è opportuno citare un breve brano tratto dagli scritti della Boglino: «Come Morandi ordinava le sue bottiglie e le sue scodelle, nello stesso modo io dispongo il Samaritano, il suo cavallo e il ferito. Solo che Morandi faceva arte pura mentre la mia è un po’ contaminata dal sentimento […].Purtroppo ho spesso dato un peso eccessivo alla “espressione spirituale”. Anche nel viso del cavallo l’“espressione” ha avuto una parte troppo grande», La sua pittura rivaluta il soggetto, rompe con il linguaggio della perfezione e della bellezza per esprimere l’intima sofferenza dell’essere umano. Il suo sguardo osserva con un velo di malinconia che diventa commozione le carni dei suoi nudi femminili di giovani e anziane donne, disegnate e dipinte in pose che ne restituiscono l’autenticità e la  verità. Un’attenzione che rileggiamo con sfumature ancora diverse nelle espressioni e nei movimenti dei piccoli, come in Bambina con bambola del 1932.

Il successo dell’artista, nata il 7 maggio 1905 e durato nel corso della sua lunga vita, nonostante le interruzioni del suo operare dovuto a vicende personali, si conferma anche dopo la sua morte avvenuta nel 2002, nelle mostre recenti come  quella itinerante del 2014 – 2015: “Artisti di Sicilia. Da Pirandello a Iudice”, a Favignana, Palermo e Catania o come in quella del 2020: “Novecento. Artisti di Sicilia. Da Pirandello a Guccione” a Noto.

 

Anna Maria Ruta

Elisa M. Boglino.

Un percorso d’arte tra

Copenaghen, Palermo e Roma

Kalòs edizioni, Palermo 2021

  1. 120, euro 18,00