Letteratura italiana in Dalmazia

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di Cristina Tagliaferri

 

 

La lodevole iniziativa di un simposio internazionale di studi vòlto a esaminare la produzione letteraria scritta in italiano nel corso dei secoli da autori nati o viventi in Dalmazia, con l’idea di circoscriverne la fisionomia e di stimarne la portata, si pone in un’ottica di continuità col precedente Convegno sull’esodo giuliano-dalmata nella letteratura, anch’esso promosso dall’I.R.C.I. (Istituto Regionale per la Cultura Istriano-fiumano-dalmata di Trieste). La consistenza del fenomeno, finora scarsamente considerato dalla critica, è attestata dai rispettivi Atti pubblicati a due anni di distanza l’uno dall’altro.

Il recente volume raccoglie una novantina di contributi firmati da studiosi provenienti da diversi continenti, da cui si ottiene una ricognizione ampia e profonda sul tema. Da essi emerge, nella varietà di prospettive e di metodi, la rilevante influenza che la Dalmazia ha avuto dal tredicesimo al ventunesimo secolo nel campo della linguistica, della narrativa, della poesia, del teatro, della musica, della saggistica, della critica e della traduzione, per mezzo di una lingua codificata e autoctona come quella italiana, radicata nel latino al pari di quanto accadde nella penisola dirimpettaia. Essa si configura, per la gente di confine, come un patrimonio «distintivo e caratterizzante» da preservare, «difendendolo da contaminazioni» (p. 14), poiché «rimanda al riconoscimento di un’identità precisa tra altre possibili» (p. 15).

Fra i personaggi più importanti spiccano Niccolò Tommaseo, Arturo Colautti ed Enzo Bettiza, ciascuno degno di attenzione per la rilevanza pubblica, l’impegno politico e l’elevata statura morale dei quali la produzione letteraria è espressione. Un’altra figura significativa è quella di Pier Alessandro Paravia, a motivo del rilievo assunto nella cultura italiana in qualità di editore ottocentesco, studioso e critico di Dante. Considerevole è infatti la ricezione in terra illirica dell’opera del sommo Poeta, cui si attribuisce la paternità della lingua e della letteratura italiana: a questo filone sono riconducibili anche i nomi di Adolfo Mussafia, Giovan Francesco Fortunio, Mirko Deanović, Antonio Lubín, Serafino Raffaele Minich. Da uno sguardo complessivo esteso ad altri autori e generi oggetto di studio, emerge la ricchezza di una cultura stratificata e basata su elementi allotri, caratterizzata dalla «precarietà del proprio status, dovuta alla coscienza dell’esilio» (p.15).

Sulla base di questi presupposti, i curatori auspicano di allargare la ricognizione futura ad altre questioni, tenendo conto, come suggerisce Cristina Benussi, del fatto che lo spazio geografico della Dalmazia, con i suoi confini e le sue terre così mutevoli nel corso della storia, dovrebbe forse essere indagato – magari con criteri più letterari che politici – nei termini di ciò che il filosofo Michel Foucault ha espresso col concetto di «eterotopia»: «quegli spazi che hanno la particolare caratteristica di essere connessi a tutti gli altri spazi, ma in modo tale da sospendere, neutralizzare o invertire l’insieme dei rapporti che essi stessi designano, riflettono o rispecchiano». Dunque, «Che contributo ha dato la letteratura dalmata alla cultura italiana tout-court, che osmosi ha favorito, che resistenze ha dovuto fare per non venir assorbita da altre circostanti?» (p. 16).

Se la ricerca è appena iniziata, il passo successivo potrebbe essere rappresentato, come suggerito da Baroni nella sintesi conclusiva del Convegno, da una Storia della letteratura dalmata italiana, di fatto inesistente. Il progetto avrebbe oltretutto l’importante merito di ripristinare scientificamente la verità storica, non solo perché alcuni depositi culturali sono stati distrutti dalle guerre, ma anche per «il tentativo di appropriazione operato da alcuni studiosi, soprattutto croati, che sistematicamente cercano di storpiare i nomi degli scrittori italiani, traducendoli fantasiosamente per farne degli scrittori slavi» (p. 493), annettendosi buona parte della letteratura italiana d’oltre Adriatico.

 

 

Copertina:

 

Letteratura dalmata italiana.

Atti del Convegno internazionale di studi

(Trieste, 27-28 Febbraio 2015)

a cura di Giorgio Baroni, Cristina Benussi,

Pisa-Roma, Serra, 2016

(Biblioteca della «Rivista di Letteratura italiana», 23)

  1. 495.