Luisella Pacco premiata l’8 marzo

| |

È con il racconto Zucchine che Luisella Pacco è risultata nuovamente vincitrice del Concorso internazionale di Scrittura femminile “Città di Trieste” giunto alla sua quindicesima edizione, con il Premio della Consulta Femminile di Trieste.

La giuria, presieduta da Cristina Benussi, ha ritenuto di premiare il racconto con la seguente motivazione: «Con un titolo spiazzante rispetto al reale focus, Zucchine è un metaracconto che dispone gli elementi della narrazione in bella vista: la situazione stereotipata della donna d’antan, quella altrettanto convenzionale del modello evoluto, le pulsioni nascoste portate alla luce con tutta l’autoironia del caso. Il lieto fine è prevedibile grazie a una forte determinazione e a una serie di circostanze favorevoli alla protagonista, che saprà ben approfittare di una disgrazia altrui. Dunque esso è una conquista in progress che non può accontentarsi di un risultato raggiunto, ma che deve continuare a programmare esiti sperati. Al di là di ogni facile ottimismo, strumento per raggiungere questa chiarezza d’obiettivo, tuttavia, è la scrittura stessa, vera protagonista del racconto e artefice di un epilogo che promette una svolta positiva. E che quella di Luisella Pacco possa avviarsi verso ulteriori successi appare, da questa prova, un’ipotesi davvero inconfutabile».

Autrice di poesia e di narrativa (con particolare predilezione per il racconto breve), Luisella Pacco ha vinto numerosi premi letterari. Le sue opere sono pubblicate nelle rispettive antologie.

Collabora con Radio City Trieste, conducendo in diretta il programma Citylegge, dedicato a libri di narrativa, poesia, saggistica, con approfondite interviste agli autori.

Gestisce un blog dal titolo Nascondere qualcosa (dalle parole di Italo Calvino: «Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto»). Da molti anni si occupa di recensioni letterarie, attualmente per Il Ponte rosso. Quest’ultima circostanza ci agevola nella richiesta di pubblicare qui di seguito il racconto premiato e di rivolgerle un paio di domande.

 

Non è la prima volta che partecipi al concorso indetto dalla Consulta femminile.

È vero, è un concorso a cui sono molto affezionata. Ho partecipato tante volte e quasi altrettante ho vinto, il premio principale o di altre sezioni. Nel corso degli anni ho presentato Borsetta (2006), Tutto alla rovescia (2007), Apologia dell’amante (2009), L’ombra a mezzogiorno (2011), Resurrezione (2012), Che più azzurro non si può (2016), Chilocù (2017). E quest’anno Zucchine.

Credi davvero che esista una scrittura femminile?

Assolutamente no. Esiste la scrittura, e basta. Così come non credo che un concorso di questo tipo debba produrre soltanto racconti celebrativi ed elogiativi della donna, quasi in una posizione di scontro e di rivalsa sull’uomo. Io ho sempre cercato di scardinare un po’ questo impianto. Tutto alla rovescia aveva per protagonista un ragazzino che osserva con occhio severo la sgangherata giovane mamma. In Che più azzurro non si può mi ero messa nei panni di un uomo che biasima la donna alla cieca e febbrile ricerca di un improbabile principe azzurro. Quest’anno, prendo scherzosamente in giro le signore che per darsi importanza usano due cognomi aggiungendo al proprio quello del marito. E mi burlo della mia stessa protagonista… Insomma, il concorso può e deve essere anche pretesto per un momento di autocritica e autoironia.

Con Zucchine hai usato un registro anche comico.

Sì, si ride molto! Ma tutto ruota attorno ad un argomento serio, ovvero il rapporto di reciproca dipendenza tra genitori anziani e figli ormai adulti che non si sono creati una vita autonoma.