LUNATICO – Nei giardini di Basaglia

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Lo scorso anno, di questi tempi, avevamo pubblicato uno speciale su “Pordenonelegge”, senza dubbio una delle più importanti rassegne con valenza non soltanto regionale che ogni anno cattura l’attenzione di un vastissimo pubblico su alcune novità del mercato librario, su alcuni autori di livello spesso internazionale, su problematiche del nostro presente che direttamente o indirettamente finiscono per confluire tra le pagine dei libri.

Un anno dopo, dedicare questo speciale a una manifestazione qual è il “Lunatico Festival”, così diversa da quella pordenonese per dimensioni, per attrattività, per tematiche, per risorse economiche e per esposizione mediatica può apparire un ripiegamento, ma per diverse ragioni pensiamo che non sia così. Intendiamo difatti con la nostra scelta offrire a chi ci legge (anche fuori del territorio provinciale) il resoconto – per forza di cose sommario e incompleto – di una manifestazione estiva giunta alla sua terza edizione, che si qualifica come una proposta intelligente offerta gratuitamente al pubblico che può giovarsi nelle serate estive di uno spazio straordinario sotto molteplici aspetti, nel quale farsi coinvolgere da dibattiti, presentazioni, letture, concerti e rappresentazioni teatrali. La maggior parte di tali opportunità, manifesta un accentuato interesse nei confronti di tematiche di rilevante interesse sociale, legate per lo più al nostro problematico presente. Non sfuggirà a una lettura anche sommaria del cartellone di questa “stagione” estiva la quantità di eventi dedicati a temi legati alla migrazione verso l’Europa, alle politiche e alla prassi dell’accoglienza, alla fruizione dei servizi socio-sanitari, alla memoria storica, alla salute mentale, all’attualità politica. Un programma, dunque, tutto affondato nel presente, anche quando, come nel caso di Demoghèla, un testo teatrale portato in scena da Maurizio Soldà, si riferisce a eventi di un secolo fa, perché il rapporto tra microstorie individuali e la grande Storia che su esse passa senza riguardi è e rimarrà sempre tema di attualità.

Altro rilevante merito di questa manifestazione, che si distingue da analoghe iniziative estive che rivolgono invece scarsa o nulla attenzione al raccordo tra cultura e società e quindi deprivate di un’autentica funzione sociale al di là dell’intrattenimento, è inoltre quello, aggiuntivo, di contribuire ad avvicinare il parco in cui essa si esplica alla città. Favorire una più assidua fruizione da parte dei cittadini e degli ospiti del luogo contribuisce certo all’avvicinamento del Parco di San Giovanni al tessuto urbano cui è collegato, azione tanto più meritevole ove si tenga conto della sua storia, connotata da sette decenni di separazione netta dal contesto urbano e sociale, luogo di segregazione e di detenzione assai più che di cura fino ai momenti, problematici ed esaltanti, della liberazione apportata da Franco Basaglia. In conseguenza di quella vera e propria rivoluzione del modo di intendere la salute mentale, sono stati aperti i cancelli del comprensorio che è però rimasto per molto tempo un luogo ancora estraneo a quella parte della cittadinanza riottosa a considerare in termini positivi quanto di straordinario era avvenuto lì dentro ad opera del direttore veneziano dell’Ospedale Psichiatrico Provinciale. Solo grazie alla determinazione dei suoi successori, dell’Azienda sanitaria, e poi dell’Università e di una parte delle amministrazioni locali che si sono succedute alla guida di Provincia e Comune è stato possibile dare nuovo lustro e vivibilità agli spazi del comprensorio, che sempre più si avviano a diventare parte pregiata del tessuto urbano di Trieste. Il “Lunatico Festival”, quest’anno alla sua terza edizione, ha saputo affermarsi come componente vitale di questo grande sforzo di restituzione alla città dei giardini di Basaglia in cui la manifestazione si svolge.