LUNATICO – Nessuno dei due…io ballo da sola

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Intervista a Lucia Vasini

di Adriana Medeot

 

 

Lucia Vasini è una bella donna dai colori chiari. Il suo sguardo diretto, di un azzurro intenso, è visitato a tratti da lampi di ironia e di dolcezza, che lasciano trapelare la consapevolezza di un’antica saggezza femminile. Talvolta si rabbuia e s’irrigidisce nelle sfumature del ferro, altre volte si fa aereo, sognante e distaccato. La incontro per caso al Caffè San Marco, mi colpisce, mi avvicino, mi presento: è subito disponibile a fare una chiacchierata con me.

 

Perché hai sentito la necessità di scrivere la tua autobiografia?

È stato il caso, alcune coincidenze: era da un po’di tempo che seguivo con interesse il lavoro laboratoriale di scrittura di Duccio Demetrio. Al “Festival dell’Autobiografia” di Anghiari, di cui lui è promotore, avevo già partecipato con un mio monologo insieme a Vinicio Capossela; successivamente mi son ritrovata a recitare alcuni passi del diario di Etty Hillesum, con Gaetano Liguori al piano. Duccio mi chiese: “Quanto vuoi per questo spettacolo?” Gli risposi: “Niente, in cambio voglio delle lezioni.“ E così iniziai a scrivere, ma non per pubblicare, per me stessa, per stare meglio, per mettere ordine nella mia vita.

Scrivere la propria vita è un modo per analizzare se stessi, ma è un percorso intimo. Perché hai deciso di renderlo pubblico?

Una sera, durante uno spettacolo di Paolo Rossi, incontrai Cristina Lupoli della Baldini e Castoldi. Mi propose di scrivere un romanzo sugli anni Ottanta e in particolare sul difficile rapporto d’amore che ebbi a quel tempo con due uomini importanti nella mia vita, complessi ma eccezionali: Paolo Rossi e Giampiero Solari. Risposi: “No, non sono una scrittrice, sto scrivendo un’autobiografia, ma per terapia.” E lei: “Fammela leggere.” Io avevo iniziato, come tutti fanno, dall’infanzia, ma Cristina mi diede dei consigli e in men che non si dica fu stipulato il contratto. All’inizio non avevo chiaro che avrei dovuto consegnare il tutto entro una scadenza stabilita, mi sembrava uno scherzo. Poi ho dovuto impormi una dura disciplina per portare a termine il lavoro e rispettare i termini. Per bizzarria della sorte ho scritto le ultime pagine del romanzo mentre stavo lavorando allo spettacolo Molière: la recita di Versailles, prodotto dalla Stabile di Bolzano nel 2015, in cui Paolo Rossi, Giampiero Solari e io ci siamo ritrovati per la prima volta tutti e tre insieme, dopo quasi vent’anni.

È stato faticoso emotivamente lavorare con loro?

Molto, ho avuto una labirintite subito dopo la prima settimana di prove. Sono svenuta, stavo malissimo: è stato davvero difficile. Forse perché ho mangiato dei frutti di mare ai quali sono allergica: avevo la nausea, stavo male. Non credo però si sia trattato di un caso.

Paolo e Giampiero sono due personalità molto forti. Quando l’amore che provavamo non si era consumato ancora, avevo più voce in capitolo sulle scelte professionali: ora, con l’età, con le famiglie, il rapporto si è trasformato in una sorta di fratellanza, e io conto meno, anche se ognuno di loro, singolarmente, cerca la mia approvazione. Quella sorta di potere femminile che esercitavo non c’è più, ma mi riconoscono come persona. Nonostante tutto ce l’ho fatta!

Secondo te, tra uomo e donna ci sono sempre rapporti di potere, ovvero c’è sempre una vittima e un carnefice oppure è possibile avere un rapporto di complicità, un rapporto paritario?

Io non riesco mai a vedere, nonostante riconosca le contraddizioni di questo mondo che ci circonda, la parte oscura. Ho un pensiero ottimista e credo nell’essere umano come persona, indipendentemente dal genere.

Nella tua autobiografia, però, alla fine decidi per nessuno dei due.

In realtà, ancora oggi, quando rifletto, non ho chiarezza. Risolvo tutto con l’idea che esiste un destino. C’è un altro pensiero che mi arriva: avevo visto in entrambi l’ enorme potenziale teatrale che li animava e non volevo perderli. Immaginavo come sarebbe stato lavorare insieme, avevo delle visioni…

Intuivi la forza artistica di entrambi…

Intuivo, ma fu estremamente difficile; guarda che si odiavano a causa mia. Fu durissimo. Si odiavano proprio. Poi, per ironia della sorte, a un certo punto, iniziarono a essere amici e a escludermi. Anche adesso se sono assieme si coalizzano.

Nel tuo libro ti descrivi tosta, ribelle quando frequentavi il Piccolo di Milano: volevi le parti maschili, perché poche erano quelle femminili interessanti. Adesso, quale immagine hai di te?

Mi sono presa delle belle batoste con quel modo di fare! È come avvicinarsi al fuoco, toccarlo e scottarsi. Ora sto più attenta, sono più prudente. Anche se è un comportamento che ho adottato solo in questi ultimi anni. Molte cose sono cambiate.

C’è qualcosa che ti turba nel mondo d’oggi?

È questo malessere diffuso che si mostra in vari aspetti, che sfocia nel terrorismo, nel femminicidio. Non mi piace il compiacimento cinico di raccontare le notizie in modo scandalistico, né l’abitudine conseguente di ascoltare alla radio o alla televisione cronache di eventi tragici senza percepirne la portata, senza commuoversi, senza indignarsi, come se si trattasse di rumore di fondo.

Voglio raccontarti una cosa. In questi giorni alloggio all’hotel Tritone a Barcola e ieri, uscendo, ho fatto due passi verso Miramar. Sentivo in sottofondo una radio che trasmetteva notizie con il solito tono monocorde che non permette di distinguere il bello dal brutto. C’erano molte persone, alcune stese ad abbronzarsi, altre passeggiavano come me, intente nei propri pensieri, imperscrutabili.

Nessuno ascoltava.

A un certo punto è successa una cosa straordinaria: una persona ha iniziato a osservare l’orizzonte. Tutti si sono fermati, in silenzio. Poi qualcuno ha detto: ci sono i delfini! È stato magico. Siamo rimasti tutti, per lungo tempo a guardare il mare, sospesi. Ciò che mi ha colpito è stato vedere le facce delle persone: erano umane, finalmente!

 

In un riquadro a parte:

 

Attrice teatrale, televisiva e cinematografica, è stata diretta da Dario Fo, Gabriele Salvatores, Giampiero Solari. Il successo arriva con le apparizioni in TV: “Diego al 100%”, a fianco di Diego Abatantuomo, “Su la testa!”, con Paolo Rossi e Antonio Cornacchione, fino al più recente “Colorado”. È stata compagna nella vita e sulla scena di Paolo Rossi per molti anni; dalla loro unione è nato Davide, ora ventottenne.

Al Lunatico Festival ha presentato il suo romanzo autobiografico “Nessuno dei due” (ed. Baldini e Castoldi, 2015) in cui si racconta: da quando diciasettenne, negli anni Settanta, lasciò la Romagna per frequentare la Scuola di Teatro del Piccolo di Milano, agli anni scombinati e confusi dell’amore e della passione. Amore corrisposto per due uomini, Paolo Rossi e Giampiero Solari, nutrito dalla grande passione che li accomunava, quella per il teatro. Le vicende sentimentali e artistiche dell’autrice ripercorrono gli ultimi quarant’anni di storia italiana, anni di enormi cambiamenti politici, durante i quali i grandi ideali, messi a dura prova dalla quotidianità del politico e del personale, hanno spesso trovato rifugio nella riflessione privata e nell’impegno sociale.