LUNATICO – Un cartellone per l’estate

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divertimento e cultura sotto le stelle

di Anna Calonico

 

Anche la terza edizione del Lunatico Festival è terminata.

C’è qualcuno di voi che ancora non sa di cosa si tratta? Che non ha mai partecipato a uno dei suoi appuntamenti?

Allora, lasciate che ve lo spieghi, perché definirlo semplicemente “una serie d’incontri all’insegna del divertimento o della cultura ubicato all’interno del comprensorio di San Giovanni” è alquanto riduttivo.

Prima di tutto, il luogo: il Parco di San Giovanni a Trieste è sì il parco che racchiudeva il famigerato manicomio, ma è anche quel parco aperto da Basaglia e da allora divenuto teatro di grandi cambiamenti sociali. È al suo interno che ha cominciato a nascere qualche cooperativa sociale, con un enorme bagaglio d’idee innovative, buona volontà, coraggio, impegno, umanità. È dal Parco di San Giovanni che la società ha dato un forte segno di cambiamento, in meglio, e non è quindi di poco conto che proprio in questo luogo vengano organizzati eventi che cercano di rendere partecipe tutta la città, chiamandola a raccolta in uno dei luoghi che oggi, finalmente, la rappresentano e dalla città stessa possono essere esibiti con legittimo orgoglio.

Il secondo punto fondamentale è chi ha avuto l’idea di organizzare il Festival: onore e merito vanno alle Cooperative sociali La Collina e Reset che hanno collaborato con numerosi partner per creare qualcosa d’importante: la Provincia di Trieste, la Provincia di Gorizia, ASUITS, ASS 2 Bassa Friulana – Isontina, il Comune di Trieste, TriestEstate, e ancora l’Università degli Studi di Trieste, Interethnos, Tenda per la Pace e i Diritti, Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin. E, ultimo. ma non certo meno importante, il Pupkin Kabarett che ha firmato la direzione artistica, per la terza volta in tre anni.

Emblematiche le parole che Fabio Inzerillo, presidente della Cooperativa Sociale La Collina, ha rilasciato per il comunicato stampa: “Anche quest’anno abbiamo accettato la sfida di organizzare un festival per la città, cercando di interpretarne umori, curiosità ed interessi nella consapevolezza che le autorità culturali siano irrinunciabile leva di sviluppo ed elemento di coesione per una comunità. Il format è “lunatico”, ironico ed eccentrico, ma poggia su un’attenta ricerca di espressioni artistiche capaci di valorizzare il territorio e diventare così stimolo, fonte di confronto e di crescita.”

“Lunatico”, quindi, non soltanto nel senso di “serale”, ma che ricorda l’essenza storica del Parco, con riferimento al termine “lunatic”, che in inglese significa alienato, “matto” e che suggerisce inoltre la varietà degli appuntamenti proposti: adesso sì possiamo parlare di “serie di incontri”! Gli eventi di questa terza edizione erano tanti (una trentina, ai quali si sono aggiunti alcuni graditissimi “fuori programma”) e hanno accompagnato tutta l’estate triestina a partire dai primi di luglio, per concludersi soltanto domenica due ottobre, divisi in quattro sezioni differenti: musica, teatro, narrazione, eventi speciali; tutti ad ingresso gratuito e preceduti da aperitivi e Dj set. Cornice splendida a questi spettacoli era il glicine, spettacolare anch’esso, di fronte al Padiglione M, al cui interno trovano posto varie cooperative sociali e davanti a cui è stato colloato il palco, ma alcune serate, causa maltempo, si sono svolte all’interno del bar ristorante Posto delle Fragole o nella sala di Spazio Villas.

Partiamo dal programma musicale: ben dieci appuntamenti, non uno uguale all’altro, e si può davvero dire “per tutti i gusti”! L’inaugurazione del Lunatico, venerdì 8 luglio, è stata proprio a suon di musica con il concerto della cantautrice bresciana Anna Viganò, ex de L’Officina della Camomilla, che presenta il suo primo progetto solista Verano: un misto di cantautorato, elettronica e dream pop. Il giorno dopo era una data importante: si è svolta la Festa di chiusura della Giornata mondiale del rifugiato, in collaborazione con l’associazione ICS che a partire dal pomeriggio ha portato laboratori artistici e musicali, letture di poesie, performance di danze popolari, degustazioni gastronomiche internazionali, l’intervento teatrale Guardo il mondo e rido a cura di Fabbrica delle Bucce e Laboratorio ICS e infine un concerto dal vivo con Ujamaa, dall’Italia, e Malamor, dalla Slovenia.

Complesso l’incontro musicale del venerdì successivo: prima aperitivi e musica con Tuttisottolarcobaleno#6 con la partecipazione (e il banchetto informativo) di Arcigay Arcobaleno, Acquolina e Discoorsetto; poi il concerto di Sofia Gallotti (ex degli Iori’s Eyes) che presenta il suo progetto solista LIM, creato dalla fine di una storia d’amore e fatto di musica ambient evocativa, esoterica ed esistenzialista. Grande concerto di musica dub (sottogenere della musica reggae) con Wicked Dub Division, gruppo che dal 2014 ha messo insieme Michela Grena, voce dei B R Stylers, e Wicked Dub Vision, un dub trio italiano che lavora già da una decina d’anni; così come quello di Omza e Will and the People, che ha fatto incontrare la rock band italiana Omza e la band indie-reggae inglese che, dopo aver infiammato l’Europa con il singolo Lion in the morning è arrivata proprio al Lunatico per una delle date italiane di presentazione del nuovo disco Whistleblower.

Molto differente l’atmosfera creata dal concerto di New Opera Hero, band alternative/elettronica londinese che nel tour italiano si presenta con “uno show innovativo ed energetico che unisce futuristici suoni elettronici, graffianti riff di chitarra, potenti linee vocali ed intensi beat elettronici. Un visual show estremamente originale e coinvolgente”. Vedere per credere.

Particolare anche la serata dedicata a The Topix, un progetto di musica inedita che unisce atmosfere soul funky dal nord Europa e new r&b afroamericane; mentre la band di Stefano Schiraldi, che in ambito triestino non ha bisogno di troppe presentazioni, ha intrattenuto il pubblico con ironia, piccole perle di saggezza e un improvvisato balletto. Gli ultimi due appuntamenti sono stati per dei gruppi complessi: Nacho e Mos + The Junkologist un progetto che sperimenta con musica elettronica e uno che si basa su improvvisazioni e post punk europeo, e The Rideouts, un trio triestino che riprende sonorità classiche, pop, rock, blues e tutto ciò che richiama la musica anglo americana degli anni 60.

Per quanto riguarda invece il teatro, il primo appuntamento è con il ben conosciuto Pupkin Kabarett: Alessandro Mizzi, Stefano Dongetti, Laura Bussani, Ivan Zerbinati, Flavio Furian insieme alla Niente Band sono ormai ospiti fissi e insostituibili del Festival.

I lunatici martedì teatrali proseguono con Demoghéla, un racconto di Maurizio Soldà su un triestino arruolato nell’esercito austro-ungarico; Io sono Dio e non voglio guarire, uno spettacolo presentato da L’Accademia della Follia con regia e drammaturgia di Claudio Misculin, “matto di mestiere, attore per vocazione”; Il terzo segreto di Satira live, uno spettacolo dei cinque ragazzi milanesi noti per la loro vocazione ad irridere la realtà quotidiana, soprattutto politica, italiana; e 8 round di poesia, uno scontro tra altri attori milanesi di grande calibro: Alberto Astorri e Walter Leonardi vengono arbitrati da Paola Tintinelli mentre si scambiano pugni di versi di autori italiani e non.

Ma non è tutto: Pino Roveredo, altro ospite immancabile dell’estate lunatica, presenta Le fa male qui? Interpretato dalle donne che hanno partecipato al corso di teatro e scrittura Come non diventare famosi, parla, mescolando verità e ironia, di una esperienza in Pronto Soccorso. Da non dimenticare C’era una volta il manicomio, un’interessante passeggiata teatrale con Claudio Ascoli riconosciuta dall’Unesco come esempio di Passeggiata patrimoniale; e, infine, Social Comedy. Intrigo a via Doganelli, finalista del Premio Fortuna d’Autore 2016, che ci trascina nel mondo di chi lavora nell’accoglienza ai rifugiati. Il gran finale, però, è avvenuto proprio il giorno dell’ottantesimo compleanno dell’attrice triestina Ariella Reggio, che insieme ad Omero Antonutti ha presentato Passeggeri a Trieste, da un’idea di Gianni Fenzi, che ha trovato un’accoglienza calorosa del folto pubblico presente, che per la Reggio si è anche trasformato in coro, cantando Tanti auguri a te.

Per la bravura degli interpreti, la varietà delle situazioni portate in scena, il miscuglio di emozioni suscitate, gli appuntamenti teatrali hanno raggiunto un pubblico vasto e sono rimasti nel cuore degli spettatori. Ma anche la sezione “Narrazioni” non ha deluso, presentando anzi alcune serate di grande successo: per restare in ambito teatrale, posso citare subito l’incontro con Lucia Vasini, che insieme all’ironia di Roveredo ha presentato il suo libro autobiografico Nessuno dei due, e quello con Marko Sosič, scrittore e regista, direttore del Teatro Stabile Sloveno, che ha intrattenuto un folto pubblico raccontando le sue esperienze alla macchina da presa, sulla pagina scritta e da scrivere; per non parlare, tornando alla musica, di Un dio minore, la serata con Freak Antoni, leader degli Skiantos. Inoltre, erano presenti alcuni autori ad esporre i loro testi: lo scrittore vicentino Vitaliano Trevisan ha letto alcuni brani dal suo ultimo romanzo autobiografico Works sulla vita lavorativa del nordest; Mariano Tomatis, introdotto da Wu Ming 1 ha intrattenuto adulti e bambini con il suo La magia dei libri; e Sergio Staino, “padre” di Bobo, ha chiacchierato e scherzato con Roveredo su fumetti e curiosi aneddoti su situazioni e personaggi della Sinistra italiana.

Altre tre serate di questa sezione parlavano di società, di storia, di altruismo e volontariato: Back to the depression, presentato da Elisabetta Vezzosi dell’Università di Trieste, raccontava attraverso la popular music (Michele Dal Lago voce e chitarra, Giusi Pesenti voce e percussioni) il declino industriale degli Stati Uniti; Sotto il velo del luogo comune ci ha dato una lezione, ad opera dell’islamista e giornalista Lorenzo Declich, sull’Islam e su molte cose che ignoriamo riguardo al Medio Oriente e alla nostra stessa società. Infine, In fuga dalla guerra, storie di bambini, ha visto la partecipazione di una delle associazioni di volontariato più amate e presenti in ambito cittadino: la Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin ha esposto le esperienze sue e quelle di donne fuggite da luoghi di guerra e miseria, in una serata interessante e commovente insieme.

Non vi sembra sufficiente? Avete ragione, il Lunatico Festival aveva altre sorprese per il suo pubblico: nella sezione “Eventi” The 1000 Streets Orchestra, con il suo repertorio di classici jazz swing e non solo, ha affascinato ed impressionato gli spettatori; e mille emozioni le ha suscitate anche Pino Roveredo con una lettura a leggio dal suo Mastica e sputa, ad opera del Pupkin Kabarett, ripreso anche per l’edizione goriziana del Lunatico, che ha visto anche l’incontro con il duo blues Franco Toro e Manlio Milazzi in concerto. Per non parlare degli appuntamenti extra aggiunti all’improvviso: un sabato sera a parlare di Città e cultura con Celia Mayer, Assessora alla Cultura del Comune di Madrid, Gianni Torrenti, Assessore alla Cultura della Regione FVG e Beppe Caccia, Associazione European Alternative, introdotti da Alessandro Metz, ; un pomeriggio ad assaggiare i vini della Cooperativa Sociale Clarabella di Brescia, con il suo direttore commerciale Alessandro Mogavero; e il gran finale con una chiacchierata al Posto delle Fragole tra Walter Chiereghin, nostro direttore, e Dušan Jelinčič, scrittore e alpinista, evento che, se da un lato mette fine al Lunatico Festival, dall’altro inaugura la serie A pranzo con l’Autore, che vedrà l’apertura del bar ristorante anche per i pranzi domenicali.

Per concludere, posso usare le parole di Alessandro Mizzi: “Siamo arrivati alla terza edizione, e ci rende orgogliosi aver contribuito all’ideazione di questo piccolo/grande festival, che in pochissimo tempo ha conquistato la fiducia e il gradimento di moltissime persone. Una direzione artistica non individuale, ma di gruppo, un gruppo di artisti che assieme ad un altro gruppo, quello di Collina, hanno dato forma al Lunatico in tutte le sue diramazioni”.

Un gruppo, quindi, forse per ricordare l’unione di ciò che prima stava dentro il Parco di San Giovanni e tutto ciò che c’è fuori: un gruppo vastissimo e variegato di idee, interessi, emozioni, lune.