Morire di bellezza

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Poesie di Anna Elisa De Gregorio

di Anna De Simone

 

Incuriosiscono il lettore, per la loro singolarità straniante, i titoli delle quattro sezioni del nuovo libro di poesie di Anna Elisa De Gregorio, scritte tra il 2012 e il 2015: “Svelature”, “Sconcerti”, “Spunti di vista”, “Spartenze”. È quasi un libro d’arte, questo, con richiami continui alla pittura, fin dalla prima poesia, Interferenza, che rimanda a Cimabue, ed è seguita da una lirica ispirata a La lattaia di Vermeer, una delle più felici dell’intera raccolta. A parlare col lettore è proprio lei, la Lattaia, che ci rende partecipi della propria quotidianità nella cucina bianca come “il latte nuovo”. Scorrono i grani di rosario dei gesti quasi ieratici di ogni giorno (“guarda lassù la grata che si sbianca”). Stupisce la capacità di quest’autrice di immedesimarsi nei personaggi di pittori molto amati. Come questo di Vermeer, come gli angeli di Melozzo da Forlì nel Santuario di Loreto. È una lunga teoria di figure che discendono dall’Antico Testamento, quella che scorre sotto i nostri occhi, come la vecchia Sara, che “tornerà ragazza / nella terra fiorita del mosaico”, in San Vitale, a Ravenna. Le pagine sono animate da immagini di santi e di personaggi del mito, come Icaro. Nell’ombra s’intravede Gesù tra gli apostoli nell’ultima cena leonardesca. Nulla sfugge allo sguardo attento e acuto dell’autrice, nemmeno la piazza dei Quattro Cantoni di Palermo. Ma una delle poesie più sentite mi è parsa quella dedicata alla Szymborska, incantata dalla bellezza delle madonne senesi: «Davanti ai vetri dorati di Duccio, / si aggirava, malata di splendore, / e ripeteva in silenziosa gioia: / «Fra madonne senesi / val la pena morire di bellezza». Il “cielo bello, pitturato” dell’affresco di Ambrogio Lorenzetti mi ricorda, infine, una poesia splendida di Virgilio Giotti, la Seconda fantasia (“Davanti ’na zità / piturada sul ziel, / el ga sintù la nina /nana sua de putel”: Davanti a una città / pitturata sul cielo, / lui ha sentito la ninna / nanna sua di bambino”). Quella città pitturata sul cielo non può essere dimenticata. Passato e presente si scambiano le parti; il dolore per l’esilio di Guido Cavalcanti si confonde con l’eredità del giardino di parole lasciato al poeta Franco Scataglini dal padre ( “C’è chi lascia un poema / e chi non lascia niente / perché esse muto è ’l tema / de vive, in tanta gente. // Però te m’hai inganato, / vechio, e pe’ non morì / muto com’eri stato, / m’hai lasciato / un giardì”). Poesia di riflessione, quella della De Gregorio, ispirata da pensieri simili a questo, straordinario, di Alberto Savinio: “È con le occasioni mancate che a poco a poco / ci costruiamo un patrimonio di felicità. / Quando il desiderio è soddisfatto / non resta che morire”. Le occasioni mancate, per questa poetessa, e forse un poco anche per noi, sono “un salvadanaio / di spicciole felicità future”.

Mi pare che questa lettura, inevitabilmente limitata, del bel libro della De Gregorio, possa trovare la sua conclusione e la sua ragion d’essere in due splendidi versi di Alessandro Fo (vedi a p. 12): «Ma c’è un’arte più tenera di questa lentezza

 

 

Copertina:

 

 

Anna Elisa De Gregorio

Un punto di biacca. Poesie

con una nota di Francesco Scarabicchi

La Vita Felice, Milano 2016

  1. 92, Euro 13,00

 

 

Jan Vermeer

La lattaia

Olio su tela, 1658-1660 c.a

Rijksmuseum, Amsterdam