RACCONTI DI GIORGIO NEGRELLI

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di Gianni Cimador

 

É possibile scrivere la storia dei sentimenti, penetrare il mistero delle persone, della loro interiorità? Con questa domanda si confronta Giorgio Negrelli in La seduzione e altri racconti, la sua prima opera narrativa che sorprende: lo studioso di dottrine politiche debutta a settantacinque anni nella letteratura con un libro di sei racconti, infrangendo i tabù disciplinari che tendono sempre a incasellare scrittori e intellettuali in generi e griglie critiche. Come sottolinea Claudio Magris nella Prefazione, l’abitudine a classificare ci condiziona in senso restrittivo e negativo soprattutto quando uno studioso, inserito in filoni accademici consolidati, rivela un aspetto nuovo: anche casi come quelli di Alberto Asor Rosa o Michele Serra sono emblematici e testimoniano quanto sia difficile guadagnarsi la “patente di scrittore” per chi proviene da altri settori. Negrelli intraprende questa nuova avventura partendo dal racconto, il genere che più si adatta a cogliere le “piccole storie”, la “vita semplice e normale che fluisce intorno, che passa, illude e consuma”. Si tratta di una scelta esistenziale, prima che letteraria. Anche Daniele Giglioli l’ha sottolineato in La vita è bella (anche a pezzi) sul “Corriere della Sera” del 12 luglio 2015: le forme narrative brevi traducono meglio la contemporaneità che non è più rappresentabile con “opere-mondo”, con costruzioni di senso ampie, corali, in cui si articola e si compie un destino, ma trova piuttosto espressione nella rappresentazione di momenti apparentemente insignificanti, aspetti quotidiani, persone qualunque, di manifestazioni del senso più sommesse, epifaniche, fulminee, che valorizzano il ruolo e la libertà di scelta dei lettori, perché “il romanzo segue l’esperienza;il racconto può accompagnare l’esperienza solo per un piccolo tratto. Ed è essenziale che sia piccolo,che resti piccolo per rendere più evidente ancora la vastità, l’immensità della vita. Il suo eroismo è quello stoico di chi dice all’eccesso del mondo: Vincerai di sicuro, ma non per questo rinuncerò a ricercare in te momenti di senso, bellezza, armonia”.

In questa direzione si muove anche Negrelli che nei suoi racconti mette in campo delle tensioni sentimentali attraverso le quali entriamo nella dimensione più profonda dei personaggi e finiamo per identificarci con essi proprio perché sono messi a dura prova dalle loro situazioni esistenziali e nelle scelte che devono far emerge il loro vero carattere. I “sentimenti” sono i più diversi: l’amore della bambina verso i genitori nella Seduzione, il rapporto contraddittorio tra due amici in L’inseguimento sullo sfondo della Resistenza vista lateralmente come in Una questione privata di Fenoglio, un’amicizia d’infanzia che forse è qualcosa di più in Quel sorriso, la scoperta della femminilità in una donna matura in Luciana, il bisogno di trovare una nuova definizione di sé nel cinquantenne di Una coscienza tranquilla e nella protagonista di Tutto daccapo che si confronta con la figlia, segnalando, come gli altri casi, la capacità di esplorare le più complesse sfumature dell’animo femminile, che ricorda il Landolfi dei Tre racconti. Negrelli drammatizza queste situazioni con una messa in scena teatrale dove la confessione, come direbbe Maria Zambrano, diventa un atto catartico, l’“azione massima che è dato attuare con la parola”. Anche per l’autore triestino è valida la metafora della pesca che Paolo Cognetti adotta in A pesca nelle pozze più profonde, pensando allo scrittore di racconti come a un pescatore di asterischi, che deve scegliere l’amo migliore e più appetibile per raggiungere i migliori risultati, ponendo cioè alla realtà le domande più adatte per cogliere quanto è sotto la superficie, non chiarito, invisibile: è questo il mistero della scrittura, nel quale insiste anche il mistero del tempo e del suo inarrestabile fluire, con il quale i personaggi dei racconti si confrontano con percezioni diverse ma tentando sempre di reinventarlo a immagine e somiglianza del loro mondo interiore, senza subirlo, con una volontà di dare senso a ogni attimo, di giustificare anche le illusioni, di ripulire la memoria quando essa ostacola la tensione vitale e il bisogno di cambiare. Come scrive sempre Magris, raccontare diventa così una forma di salvezza, per i personaggi e per noi che ci comprendiamo meglio attraverso le loro storie.

 

La seduzione e altri raccont, prefazione di Claudio Magris, Lint editoriale, Trieste 2015, pp. 214, Euro 15