Un circolo vizioso di racconti

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di Walter Chiereghin

 

Alessandro Gargottich scrive da sempre, o almeno fin da quando era ragazzo (è nato nel 1968), ma ha iniziato a pubblicare da pochi anni, esordendo con un libro di versi, pubblicato nel 2016 e intitolato (profeticamente?) Torno subito. Nel 2019, voltatosi alla prosa, è difatti tornato, pubblicando con l’editore romano Albatros una prima raccolta di racconti, intitolata Racconti bonsai: ci aveva evidentemente preso gusto, visto che qualche mese fa ha sfornato con Hammerle editori in Trieste un secondo volume di narrativa, sempre sulla misura compatta del racconto, intitolandolo Circolo vizioso.

Devo confessare di non essere venuto a conoscenza delle prime due prove dell’autore triestino, né di quella in versi né di quella in prosa, per cui il mio incontro con l’autore è limitato a quest’unica lettura, fatica peraltro assai leggera e gradevole, trattandosi di sedici racconti, necessariamente brevi, dunque, essendo distribuiti in un centinaio appena di pagine, racconti che godono inoltre del pregio aggiuntivo di una varietà di temi e di situazioni che testimoniano della versatile disponibilità dello scrittore ad accompagnarci in una passeggiata che sfiora o talvolta si addentra in territori narrativi eterogenei, proponendo talvolta temi di orrore inquietante, come nel racconto eponimo che apre la raccolta, altre volte mettendo in scena cortocircuiti psicologici, com’è nel caso dei compagni di classe adolescenti di Amici, oppure proponendo la condizione esistenziale di un sicario a pagamento, come in L’uomo che attese l’autobus tutta la vita, una solitudine parallela a quella del ventriloquo di Gloria, perduto in un continuo dialogo posticcio che è in effetti un disperato monologo tra se stesso e Gloria, il pupazzo ed alter ego di cui si serve sui palcoscenici, che rimane l’unico suo interlocutore anche lontano dalle scene.

Ecco, se si può individuare un filo conduttore che ispira tutte le storie che pagina dopo pagina vengono presentate al lettore, un leit motiv che percorra ciascuna di esse legandola alla generalità delle altre, quello è probabilmente la solitudine. Anche quando agiscono in solidarietà con altri personaggi, i protagonisti di ogni racconto, che siano omicidi seriali come in Figlia della notte oppure carcerati in procinto di essere rilasciati per fine pena e godere così di un’attesa quanto effimera libertà ritrovata e immediatamente perduta di nuovo, come in Adorata gabbia, sono accomunati tutti dal fatto di vivere in una condizione perfettamente solitaria, nell’ambito della quale si svolge l’azione, normale o aberrante che sia, che costituisce insieme la trama e la ragion d’essere del racconto. Anche nei casi in cui viene lacerata la pellicola che sembra isolare all’interno di una bolla impenetrabile la personalità dell’individuo che è quasi sempre anche l’io narrante, tale comunicazione con l’altro da sé si rivela fittizia o visionaria, relegata in un irrealtà sconfortante e beffarda. è così che emblematicamente avviene nelle pagine di Oltre, dove nell’atmosfera ovattata e quasi onirica di un momentaneo smarrimento il protagonista percorre uno stretto sentiero in una selva di frassini e querce (che rimanda forse a una situazione dantesca) quando si imbatte inopinatamente in una figura umana che a una più analitica osservazione risulta essere il padre, cui lo legava e da cui lo respingeva una situazione di abbandono e di incomunicabilità. Situazione che come per incanto si risolve un momento dopo l’agnizione inaspettata, ma in effetti agognata, risolvendo in una breve frase, una richiesta di scuse, un rapporto interpersonale improntato da un grave disagio del figlio. Il quale però si risveglia lentamente in un letto d’ospedale, con l’amarezza di dover constatare come la sospirata soluzione del rapporto col genitore, scomparso da una decina d’anni, appartiene, una volta di più, a un suo desiderio inespresso e tuttavia ben confitto dentro di sé, rimanendo nei fatti confinato nel recinto delle condizioni irrisolte.

Una prova  narrativa, questa di Gargottich, soltanto a prima vista leggera, che si rivela invece, a una più meditata lettura, portatrice e sollecitatrice di considerazioni di inaspettata profondità.

 

 

 

 

Alessandro Gargottich

Circolo vizioso

Hammerle, Trieste 2020

  1. 104, euro 12,00