Morricone e gli altri

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Colonne sonore per film indimenticabili

di Stefano Crisafulli

 

Il buono, il brutto, il cattivo, Per un pugno di dollari e C’era una volta in America di Sergio Leone, senza la colonna sonora di Ennio Morricone, sarebbero lo stesso dei capolavori? La domanda è retorica quanto la risposta: lo sarebbero di certo, ma gli mancherebbe qualcosa di essenziale. Perché senza le musiche di Morricone non sarebbero più gli stessi film, tanto le une e gli altri sono legati assieme in modo indissolubile. L’omaggio a Morricone, morto il 6 luglio 2020, era doveroso: chi ama il cinema non può non ricordarne la grandezza, sancita da più di cinquecento colonne sonore, tra le quali vanno citate almeno: Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto e La classe operaia va in paradiso di Petri, Uccellacci e uccellini di Pasolini, Novecento di Bertolucci, Nuovo cinema paradiso di Tornatore, Gli intoccabili di De Palma e Mission di Joffé, e da due (tardivi) oscar, uno alla carriera nel 2007 e uno nel 2016 per le musiche del film di Tarantino The hateful eight. Ma ci offre anche l’opportunità di parlare delle musiche da film, spesso prese in considerazione solo marginalmente nell’ambito di opere che hanno, per definizione, le immagini al centro della loro poetica.

In effetti, lo spettatore di un film deve seguire ciò che accade nel racconto che si dipana sullo schermo, mentre la musica deve accompagnare le immagini, senza debordare. In caso contrario le immagini stesse rischierebbero di essere sminuite dalla colonna sonora, che diventerebbe, così, troppo ingombrante. Il caso di Ennio Morricone è emblematico, in questo senso: la sua musica è impastata con i fotogrammi dei film e raggiunge un equilibrio calibratissimo. Basterebbe poco per spezzare quest’equilibrio, invece immagini e musiche crescono assieme e portano l’opera a compimento. Lo stesso è avvenuto per altri compositori, che non a caso hanno messo la loro firma su buona parte della filmografia di registi importanti: Georges Delerue per François Truffaut, Bernard Herrmann per Hitchcock e Nino Rota per Fellini. Basta citare un’opera per ciascuna di queste formidabili coppie di artisti e subito si può capire come le musiche abbiano la funzione principale di creare un’atmosfera generale nel film e di rinforzare (senza sovraccaricare) le scene più importanti: pensiamo a Jules e Jim di Truffaut (leggerezza e libertà), a Psyco di Hitchcock (suspense) e a 8 e ½ di Fellini (sogno). Allo stesso tempo, emergono da queste colonne sonore gli stili individuali dei compositori (e ciò vale, ancor di più, per Morricone), che ne determinano l’originalità come composizioni autonome. Anche se, quando si ascoltano da sole, subito vengono in mente le scene corrispondenti, quasi fosse impossibile slegare la musica dall’immaginario filmico degli spettatori.

Il capitolo Kubrick apre invece a quella categoria di registi che non si affidano ad un compositore per le colonne sonore dei loro film, ma utilizzano musiche già esistenti. In particolare Stanley Kubrick ha attinto alla musica classica, al jazz e, in rari casi, anche alla musica pop: mi riferisco, ad esempio, alla colonna sonora del suo ultimo film, Eyes wide shut, che contiene, tra gli altri, la Musica ricercata di Ligeti, il jazz di I got it bad (and that ain’t good) dell’Oscar Peterson Trio e il pop di Baby did a bad bad thing di Chris Isaak. Ma Kubrick è anche celebre per aver giocato con le musiche stravolgendone, ironicamente, il senso: due esempi per tutti, Singin’ in the rain che in Arancia meccanica diventa tutto fuorché una canzone gioiosa e We’ll meet again di Vera Lynn, che accompagna l’esplosione della bomba atomica nel finale del Dottor Stranamore. Un altro regista che ha scelto musiche già esistenti per un suo capolavoro è Francis Ford Coppola: come dimenticare all’inizio di Apocalypse now la celebre The end dei Doors o la Cavalcata delle Valchirie di Wagner per l’attacco con gli elicotteri delle truppe USA in Vietnam? C’è da dire, però, che Coppola aveva affidato la colonna sonora del Padrino a Nino Rota e quindi Apocalypse now rimane un’eccezione, mentre Kubrick, dedito al controllo personale di tutti gli elementi del film, sarà sempre restìo a delegare le musiche ad un compositore (e alla fine avrà ragione lui).