Muggia asburgica e medioevo triestino

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Nel campo filodrammatico vogliamo segnalare la nascita di una nuova compagnia, formatasi nell’ambito del Salotto dei Poeti di Trieste, che ha esordito il 30 maggio nella sede di via Donota 2 con una commedia a leggio dal titolo La pianta de Muia, testo e regia di Maria Cernigoi Maggio. Il lavoro è in dialetto muggesano, il nome della compagnia “Spetime un poco” appare scherzoso ma in realtà tutti hanno dimostrato notevole impegno ed entusiasmo, trattandosi di persone che recitavano in pubblico per la prima volta. La messa in scena è stata curata in ogni dettaglio, con immagini di Muggia nei fondali e brani musicali ad hoc come colonna sonora; alcuni personaggi hanno anche sfoggiato variopinti costumi popolari. Il numeroso pubblico ha accolto con calorosa simpatia l’esibizione. Ma vediamo di cosa tratta la commedia: la trama è ambientata nei primi anni del ‘900 e si ricollega ad una leggenda tramandata oralmente. Gli abitanti di Muggia a quel tempo non avevano ancora un proprio acquedotto ed era compito riservato alle donne quello di attingere l’acqua dalle fontane pubbliche e trasportarla in casa negli appositi secchi metallici. Per cui la cittadinanza chiese un intervento urgente al proverbiale Podestà de Muia… (“quel che comanda e po fa solo”) che subito convocò il consiglio comunale. I muggesani, allora sotto la sovranità austriaca, si rivolsero a Vienna per ottenere il desiderato acquedotto promettendo in quantità sale e prodotti ittici locali (i pregiati “mussoli e pedoci”). Vienna rispose affermativamente chiedendo di farle pervenire subito la “pianta de Muia”. Ma qui nacque un grande imbarazzo: a quale “pianta” ci si riferiva? In città ce n’erano tante… compresa la “granda fighera” che cresceva rigogliosa accanto al municipio… Così si snoda questa sorridente saga paesana fra un equivoco e l’altro per giungere poi all’inevitabile lieto fine con tanti piccoli tocchi di colore sulle usanze popolari e le peculiarità del dialetto.

Un primo esperimento di teatro popolare che ci auguriamo abbia un seguito. Doveroso ricordare tutti i valorosi interpreti della pièce: Attilio Tranquillini, Maria Cernigoi, Lucia Saksida, Laura Siffredi, Alessandro Perentin, Stelio Baret, Nadia Semeja, Flavio Pizzino e Alda Guadalupi.

 

Spettacolo straordinario dell’Armonia il 21 maggio al Politeama Rossetti, col contributo del Comune: sulla scena Iera el tempo co i inferava le galine di Giuliano Zannier, un piacevolissimo affresco storico di Trieste nel ‘300 a cui hanno partecipato una trentina di attori delle varie compagnie. La storia viene rivisitata con tocco leggero, accompagnata da suggestioni musicali e canzoni su misura: un periodo travagliato il Medioevo, in cui la piccola città sull’Adriatico deve barcamenarsi coi vicini più potenti, accettando la supremazia ora della Repubblica di Venezia, ora del Patriarcato di Aquileia e facendo i conti anche col Parlamento friulano e infine con gli Asburgo. Il popolino cerca di cavarsela meglio possibile fra mille pericoli: gli assedi, la minaccia della fame, la prepotenza dei nobili, la precarietà del futuro. E in questo vivace quadro di varia umanità ci sono i buoni e i cattivi, gli onesti e i disonesti e, in particolare, prosperano i… ladri di galline. Il mondo del ‘300, insomma, non è molto dissimile al nostro.

I numerosi attori hanno dato vita a una galleria di tipi e macchiette d’epoca, non facendo mai mancare l’autentico spirito triestino con una certa dose di autoironia che il numeroso pubblico presente non ha mancato di cogliere e apprezzare.

Dulcis in fundo le premiazioni del festival Ave Ninchi del dicembre scorso: il XIX Premio al miglior attore è stato attribuito ex aequo a Monica Parmegiani e Paolo Dalfovo “per l’interpretazione intensa e il ritmo moderno impresso ai personaggi di Luisa e Giulio” nella commedia omonima di Riccardo Fortuna, produzione che parteciperà in luglio al concorso La guglia d’oro ad Agugliano (Ancona).

 

Liliana Bamboschek