Nicola Grassi a Pordenone

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A Pordenone un’importante rassegna curata da Enrico Lucchese sul pittore originario della Carnia e del contesto culturale ed artistico nel quale operò

di Nadia Danelon

 

L’arte fa bene all’anima, è risaputo. Questa è una grande verità: ma se ciò si combina ad un aiuto concreto, utile per superare la difficile situazione pandemica che stiamo attraversando, tale connubio non può che portare ad un risultato doppiamente benefico. Per questo motivo, la mostra “Il Secolo di Nicola Grassi. Pittura del Sei e Settecento veneziano” attualmente allestita nelle sale della Galleria Civica Harry Bertoia di Pordenone diventa interessante da ben due punti di vista. Da un lato, c’è la presentazione al grande pubblico della figura di Nicola Grassi (1682-1748), autore precedentemente trascurato ma che grazie agli studi del curatore Enrico Lucchese è gloriosamente riemerso dall’oblio. Dall’altro, c’è lo scopo umanitario che sottolinea i valori del Lions Club International, promotore di questa mostra che di fatto costituisce anche una raccolta fondi. Ogni singolo guadagno derivato dalla vendita dei biglietti del catalogo (pubblicato dalla casa editrice ZeL di Treviso), insieme alle dirette donazioni, è destinato in toto a soccorrere bisogni umanitari e sanitari del territorio attraverso la Fondazione Lions LCIF.

Colpisce nel segno una delle frasi riportate nella presentazione della mostra: «Anche l’anima avrà bisogno di vaccini per superare ciò che stiamo ancora vivendo». È proprio vero, perché sicuramente uno dei motivi per visitare questa mostra, dopo questo lungo periodo di chiusura al pubblico dei luoghi della cultura, è anche quello di trarne giovamento. Non solo in prima persona (ovvero, ammirando i capolavori esposti), ma anche per il fatto che i fondi raccolti possono contribuire ad aiutare il Friuli Venezia Giulia, l’Italia, l’Europa e il mondo intero a superare questo incubo che ci dimostra ogni giorno la nostra fragilità. La prima sala della mostra è un invito in tal senso, ma anche un appagamento legato al conforto che solo un riferimento alle sacre scritture può fornirci. La parabola del Buon Samaritano, attraverso l’interpretazione di quattro artisti, invita alla riflessione: «una mano per servire e un cuore per amare», come recita il motto di Giancarlo Buodo, governatore del Distretto 108 Ta2. Ed è proprio uno dei capolavori del Grassi, la tela raffigurante il ricordato episodio biblico e proveniente da una collezione privata (così come la maggior parte delle 77 opere presenti in mostra) a dare il benvenuto ai visitatori. Un’opera elegante, tenebrosa in quanto appartenente alla prima fase della carriera di questo autore.

Come descrivere Nicola Grassi? Abbiamo imparato a conoscerlo due anni fa, quando Enrico Lucchese (storico dell’arte, professore dell’Università di Lubiana, triestino e già docente nel DiSU dell’ateneo giuliano) ha presentato la sua imponente monografia dedicata a questo pittore, frutto di vent’anni di studi. Prendendo in prestito le parole dello studioso, tratte da un’intervista curata dalla sottoscritta e pubblicata appunto nel 2019, «[Nicola Grassi] è la classica figura del carnico che nasce in Carnia, torna in Carnia d’estate, ma durante le altre stagioni vive a Venezia dove – appunto – finirà i suoi giorni». È una grande verità: ma non solo perché, inevitabilmente, le vite dei “fuori sede” conducono tutte allo stesso esito. Nicola Grassi è un pittore carnico per diritto di nascita (proviene da Formeaso di Zuglio), ha riempito la sua terra d’origine di straordinari capolavori, ma è soprattutto uno dei grandi esponenti del Settecento veneziano.

L’allestimento della mostra vuole proprio favorire questa esplorazione delle infinite sfaccettature di quella che è stata l’ultima grande stagione della Serenissima, la fiaba dorata che ha traghettato la Repubblica di San Marco verso la sua fine. Il secolo di Nicola Grassi, come ricordato dal curatore dell’esposizione, ha inizio negli ultimi decenni del ‘600 e si conclude nel 1750, con la fondazione dell’Accademia di Belle Arti di Venezia. Una tra le più riuscite caratteristiche dell’allestimento è sicuramente la scelta di “lasciar parlare” le fonti: in modo che, attraverso le parole scritte all’epoca, possano giungere direttamente ai visitatori le impressioni legate a questo particolare periodo della storia dell’arte. Ed è così che memorabili citazioni come «spirito e foco» (Vicenzo da Canal, Vita di Gregorio Lazzarini) contribuiscono a rendere ancora più speciale la visita a questa esposizione. In particolare, è doveroso ricordare che l’utilizzo di tale espressione da parte del da Canal è collegato agli esordi di Giambattista Tiepolo: ma, in questo contesto, il suo significato viene esteso per sottolineare l’importanza dell’esempio costituito dalla pittura neo-tenebrosa di Giambattista Piazzetta e Federico Bencovich nei confronti degli artisti loro contemporanei.

Nicola Grassi, figlio di un sarto e giunto nella città lagunare da bambino, ha saputo vivere la grande stagione pittorica del Settecento veneziano rispettandone ogni caratteristica: dall’inziale attaccamento alla lezione piazzettesca, per poi passare ad un chiarismo sempre più accentuato fino a giungere all’ultima fase della sua carriera, dove la pittura assume una consistenza “lattea, cremosa” come sottolineato da Lucchese. Ha realizzato sia delle copie interpretative che dei falsi (come già il suo maestro Nicolò Cassana) di grandi autori del passato, per soddisfare le richieste della committenza. Ha saputo, come altri suoi contemporanei, fornire dignità anche al genere del bozzetto veneziano come opera autonoma: un punto di vista che si riflette nelle celebri parole di Sebastiano Ricci «questo non è modello solo ma è quadro terminato». Ha lavorato insieme al grande Giambattista Tiepolo, del quale in mostra è presente uno splendido San Rocco, nella celebre decorazione della chiesa di Santa Maria dei Derelitti a Venezia (detta dell’Ospedaletto).

Per questi e tanti altri motivi, Nicola Grassi è un pittore da scoprire ed apprezzare: questa mostra è una valida occasione per imparare a conoscerlo bene, collocandolo adeguatamente nel ricco panorama del Settecento veneziano. Si consiglia una visita: l’esposizione è aperta al pubblico dal 30 aprile al 10 luglio 2021.

 

Nicola Grassi

Il buon samaritano

olio su tela, 1719 c.a