Notomie di Mario Di Iorio

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Esposti a Gorizia disegni inediti dell’artista

di Walter Chiereghin

 

Raffinata – forse anche troppo – fin dalla scelta dell’intitolazione la mostra dei disegni inediti di Mario Di Iorio: “Notomie”, termine antiquato e del tutto desueto per “anatomie”. Raffinato ovviamente il tratto di grafite col quale l’artista compiva i suoi studi su carta negli anni dell’Accademia di Venezia, allievo di Emilio Vedova per la Pittura e di Nedo Fiorentin e di Alberto Lolli che con lui condivideva l’insegnamento di Anatomia Artistica. Raffinata, da ultimo, la veste grafica del lussuoso catalogo della mostra che la Regione, attraverso l’Erpac, ha voluto dedicare ai disegni inediti di Di Iorio, esposti dal 21 luglio all’11 novembre a Palazzo Attems Petzenstein di Gorizia. Peccato soltanto che quest’ultima raffinatezza sia stata realizzata giusto in tempo per la chiusura – e non per l’inaugurazione – della mostra.

Mario Di Iorio (1958-1999) può considerarsi goriziano nonostante sia nato a Tarvisio, dal momento che la famiglia si trasferì poco dopo la sua nascita nel capoluogo isontino, dove lui compì i primi studi, diplomandosi poi l’Istituto Statale d’Arte di Gorizia, oggi Liceo artistico “Max Fabiani”, ed esordendo con una personale presso la locale Galleria “Il Torchio” nel 1975, appena diciasettenne. Completò poi la sua formazione presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove in seguito divenne assistente di Anatomia Artistica con il professor Alberto Lolli e quindi assistente di Pittura all’Accademia di Brera. Esercitò con fervente attivismo una fitta attività espositiva, allestendo sue personali in regione e a Milano e conseguendo notevoli riconoscimenti in diversi concorsi d’arte.

Dopo la tragica e prematura scomparsa, numerose sono le iniziative per ricordarlo, ad opera dei Musei Provinciali, della Biblioteca Statale Isontina che ha dedicato al suo nome la propria Galleria d’Arte, il Centro Civico di Cervignano, la Galleria Regionale d’Arte contemporanea Luigi Spazzapan di Gradisca d’Isonzo, l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milanoche hanno organizzato importanti retrospettive sulla sua opera.

La mostra allestita a Palazzo Attems Petzenstein, curata da Alberto Lolli e Francesca Agostinelli, esibisce ottantasei disegni su diciotto fogli, opere del pittore eseguite in ambito accademico a Venezia e conservate a cura del professor Lolli, che ne ha fatto dono alla città di Gorizia tramite i suoi Musei Provinciali nel 2015.

Realizzate nelle aule dell’Accademia da uno studente particolarmente dotato, le opere esposte testimoniano della modalità con la quale veniva impostato lo studio dell’anatomia umana, «concepita come architettura, sotto il profilo costruttivo e meccanico, da decostrire in analisi e ricostruire in sintesi, tenendo conto delle funzioni articolari e di equilibrio» (Lolli). Uno studio dell’anatomia umana basato su tali presupposti era tale da aprire agli allievi il percorso confacente alle singole attitudini dei giovani artisti, «con l’obiettivo – aggiunge Lolli – di disegnare non più quello che si vedeva, ma quello che si sapeva».

A tutta prima risulta problematico rinvenire, nell’esuberante pittura astratta che meglio identifica la produzione del pittore goriziano, traccia del rigore documentato da quegli studi di anatomia degli anni del suo apprendistato, ma in catalogo ne fornisce un’indicazione Francesca Agostinelli, utilizzando le parole dello stesso Di Iorio: «A un certo punto, dopo aver coperto per anni di colore, ho sentito che m’interessava la struttura mentale che sorreggeva il tutto. È quello che ho lasciato. La struttura che sorregge tutte queste macchie e tutte queste pennellate. E quindi ho scarnificato tutto e diventa questa specie di scheletro, cioè la struttura che sorreggeva tutte queste masse di colore e quindi ho semplificato molto, con molto dramma…» (M. Di Iorio, Frammenti di un’autobiografia, Campanotto editore, Pasian di Prato 2009, p- 47).