Novecento a Fiume secondo Silvia Cuttin
Il Ponterosso N° 24 | maggio 2017 | narrativa | Silva Bon
di Silva Bon
Silvia Cuttin non ha tradito le sue origini, anzi: pur essendo nata e vivendo a Bologna, si è radicata nel mondo mitteleuropeo, che ha esplorato con il precedente romanzo Ci sarebbe bastato (2011), intessendo fili di trame famigliari.
Oggi, con il recente Il vento degli altri, ha approfondito la conoscenza delle nostre terre, calandosi nelle tematiche complesse che la legano a Fiume. Per questo motivo lei si è sicuramente documentata su testi storici, ma ha anche raccolto e accolto con empatia e sincera emozione molte testimonianze di vita di fiumani, esuli e rimasti.
1920 – 1994 è l’arco temporale della storia: quasi ottant’anni di vicende in cui forse la protagonista vera è proprio la capitale quarnerina, con le sue strade, le piazze, i monumenti, le case dall’architettura nobile ampiamente connotata, tutte nominate con precisione nei cambiamenti succedutisi nella toponomastica, legata all’avvicendarsi di ben sei entità statali, tra imperi, regni, regimi, dittature, occupazioni militari che si sono succeduti il Novecento.
In alcuni passi la proposta di tesi e di verità politiche è sostenuta da note a piè pagina, che precisano la citazione, e certo l’Autrice non tralascia di inserire nella narrazione ogni momento di svolta politica, movimento popolare, ogni accadimento degno di riscontro. Lei passa dal dannunziano Natale di Sangue, all’affermazione del fascismo con i suoi riti di massa, alla tragedia della seconda guerra mondiale con i bombardamenti, le persecuzioni nazionali e razziali; agli orrori delle occupazioni naziste e titine, al dramma dell’esodo e la beffa degli optanti. Non dimentica l’adesione ingenua al fascismo, il fervore sionista, l’impegno antifascista, l’ubriacatura ideologica comunista, con Goli Otok e tutto il male che ne consegue.
Dunque il romanzo ha un’ambientazione storica e sociale molto precisa, che lega i molteplici personaggi che si muovono e interagiscono, spinti dai loro sentimenti, passioni, emozioni, interessi: caratteri esemplari, o esecrabili (e per questo motivo è utile l’inusuale Dramatis personae premesso alle pagine di scrittura come si fa per le pièces teatrali). Il tutto inserito in un contenitore borghese, concreto e oggettivo, ben individuato fisicamente, da cui si dipanano le vicende: il centro motore dell’azione è una casa in stile liberty di via Rossini, nel centro storico, a fianco del Teatro, abitata ai diversi piani da gruppi familiari di provenienza etnica, nazionale e religiosa diversi; gli inquilini sono italiani, ungheresi, ebrei polacchi, croati, e ancora autoctoni, “regnicoli”, immigrati.
La Cuttin rivela una rara sicurezza e capacità organizzativa nell’inserire eventi reali, puntualmente verificatisi e verificabili, proposti con correttezza, equilibrio e onestà intellettuale nel complesso tessuto narrativo di invenzione. La struttura prevede il susseguirsi di ottanta brevi capitoli, che costituiscono ciascuno un momento storico e si incentrano nel gioco di intreccio tra i tanti personaggi, uomini, donne, bambini, figure principali o minori.
Nella Fiume fine, signorile, cosmopolita, tollerante si muovono i personaggi, ben individuabili e caratterizzati fin nella scelta dei nomi; il gioco narrativo sta in uno scambio continuo tra fantasia e realtà, enfatizzata da dettagli allusivi effettivamente riscontrabili, utili al procedere dell’azione, che creano un filtro di amarcord dolce e raffinato. Nei lettori più anziani muovono al sorriso, alla citazione colta, al recupero commosso del passato; nei lettori più giovani costituiscono una pagina di Storia. Così i personaggi diventano attori che impersonano in maniera immaginifica tessere di accadimenti, frantumi di ideologie, dove se le microstorie sono protagoniste, non mancano neppure l’analisi psicologicae le storie d’amore.
Il fil rouge che corre lungo il romanzo è Elena, che incontriamo bambina e lasciamo alla fine vegliarda, provata da vicissitudini infinite, ma anche da gioie ed esperienze positive, che fanno di lei una figura di donna sensibile e responsabile, decisa di fare come Fiume, che aveva accolto il male dentro di sé e non l’aveva restituito.
Copertina:
Silvia Cuttin
Il vento degli altri
Edizioni Pendagron
Bologna 2017
- 334, euro 16,00