Padri e figli a Illegio

| | |

Riscoprendo i valori di un legame indissolubile

di Nadia Danelon

Il 13 maggio, il Comitato di San Floriano ha inaugurato la XV edizione della mostra internazionale di Illegio. Il tema di quest’anno è “Padri e figli”: un argomento particolare, che nel contesto della mostra carnica viene indagato da molteplici punti di vista, spingendo i visitatori ad interrogarsi su questo profondo legame che segna l’esistenza di ogni persona. L’analisi viene effettuata attraverso sessanta opere, provenienti anche dall’estero, suddivise in sei sezioni. Nell’elenco dei prestatori troviamo alcuni tra i più importanti musei europei: inoltre vengono esposte opere provenienti da collezioni private. In particolare, da quest’ultimo contesto ventuno dipinti esposti per la prima volta nel nostro Paese e altri quattro capolavori finora del tutto sconosciuti.

I soggetti osservabili nel contesto della mostra derivano da numerose fonti differenti: le singole tematiche fanno riferimento alla mitologia classica, alle Sacre Scritture e alle vite dei santi, alla letteratura (sia cavalleresca che romantica), alla poesia e al teatro. Quello della paternità è un tema sempre attuale, complicato da analizzare perché ricco di quesiti complessi ai quali è difficile dare una risposta esauriente: per questo motivo, la mostra di Illegio propone al pubblico un percorso complesso, basato su alcuni esempi chiave allo scopo di concentrare l’attenzione dei visitatori sui valori più importanti che da sempre rendono speciale il rapporto tra un padre e suo figlio. Per dirla con le parole del curatore don Alessio Geretti “… sosteremo sulla dolcezza dell’amore che teneramente si prende cura di chi ancora non sa camminare, nella prima stagione della sua vita, o di chi non riesce più a farlo, perché s’approssima l’ultima”. Questo tipo di affetto, decisamente commovente, trova ragione di esistere sulla base di un dato di fatto evidenziato dalla mostra: per essere dei bravi padri, è necessario raggiungere un livello di maturità lontano dall’egoismo che tende a trasformare l’uomo in un essere ambizioso ed interessato esclusivamente alla propria esistenza. Questo atteggiamento autocelebrativo entra in crisi nel momento in cui l’uomo si rende conto di non essere padrone di nulla, tantomeno dell’origine della propria esistenza: ogni figlio è generato da un padre che, se guidato da sani principi, l’ha desiderato e contribuendo a crearlo gli ha donato la vita e il suo nome. Perciò, un figlio non può mai ritenersi davvero indipendente dalla figura del suo genitore: li unisce un legame eterno, dal quale trae origine la sua stessa esistenza.

Per questo motivo, il dolore di un padre che perde un figlio è tanto grande da sconvolgere permanentemente la sua vita: citando nuovamente le parole di Geretti, scopriamo che meditando sull’analisi proposta nel contesto della mostra “… cadremo interiormente come le manciate di terra lasciate in silenzio da alcuni padri sui figli perduti”. L’esempio migliore per questo amore profondo, che porta il padre a compiere ogni tipo di azione pur di riuscire a salvare la vita al proprio figlio, è immortalato dall’immagine di Laocoonte: l’eroe mitologico che sacrifica la sua vita nel tentativo di mettere in salvo i suoi stessi figli. Per l’edizione 2018 della mostra internazionale, è giunta ad Illegio la copia di una tra le più celebri raffigurazioni di questo antico soggetto: proviene da Bilbao la storica riproduzione del Laocoonte dei Musei Vaticani, voluta dalla stessa istituzione che da secoli può vantare la presenza del gruppo scultoreo originale nell’ambito delle sue collezioni e che anzi trae origine proprio dalla scoperta (1506) e dal recupero di questa famosa statua. Sono proprio esempi come questo a dimostrarci che il ruolo del padre non è mai facile: è un percorso lungo, a cui è necessario prepararsi imparando ad assumere un atteggiamento rassicurante e fermo allo stesso tempo, pronto a fornire ai figli quei valori fondamentali necessari alla sopravvivenza. Tra i compiti più importanti di ogni bravo genitore, deve esserci quello di rendere il figlio autonomo e libero nei propri ragionamenti, fornendogli i mezzi per costruire un’identità forte ed esclusiva: questo atteggiamento, da parte dei padri, è legato alla consapevolezza di essere in grado di crescere un figlio perché voluto e desiderato. Come sottolineato nell’ambito del progetto alla base della mostra, c’è una grande differenza tra l’aver generato una persona ed esserne il padre.

Questo valore si può rintracciare anche nell’esempio fornito dal diritto romano, per il quale il padre legittimo ha il dovere di compiere un atto pubblico per riconoscere ufficialmente il proprio figlio: si tratta di una norma creata appositamente per formalizzare l’eventuale riconoscimento dei figli illegittimi, ma che rappresenta un insieme di valori eterni. Un altro esempio del corretto atteggiamento della figura paterna nei confronti del proprio figlio ci viene fornito dalla letteratura antica: nel VI libro dell’Iliade di Omero, Ettore ritorna a casa prima di andare a combattere, per abbracciare la moglie Andromaca e il figlio Astianatte. Non riconoscendo il padre come tale, dato che è vestito da guerriero, il bambino strilla e si volta dall’altra parte al momento del loro abbraccio: “…Ettore tese le braccia a suo figlio, ma il bambino piegò la testa piangendo nel seno della nutrice, terrorizzato dalla vista del padre; lo spaventava il bronzo e il cimiero coi crini di cavallo che vedeva oscillare terribilmente in cima all’elmo”. Basta uno sguardo, tra Ettore e Adromaca, per capire che il bambino ha timore della figura virile che gli si è presentata davanti: il padre di Astianatte si toglie l’elmo, per poi baciare e dondolare il piccolo tra le sue braccia. Ettore lo innalza verso Zeus confidando nel fatto che al raggiungimento dell’età adulta Astianatte possa essere ritenuto un uomo migliore di suo padre. L’incontro tra Ettore e suo figlio è raffigurato in una delle opere più antiche tra quelle presenti in mostra: si tratta del cratere apulo a colonnette proveniente da Ruvo di Puglia, risalente al 400 a. C.

Il percorso proposto dalla mostra di Illegio comprende anche un’approfondita indagine legata alla paternità divina, con lo scopo di scoprire gli episodi che nelle Sacre Scritture portano all’identificazione di Dio nel suo ruolo di padre. Come ricordato dal curatore, tale consapevolezza è frutto di un processo rivelatorio lungo e complicato: inizialmente, Dio viene presentato come padre del popolo d’Israele e non del singolo israelita. Nel libro dell’Esodo dichiara semplicemente “Io sarò con voi”: un’affermazione che trasmette comunque la vicinanza tipica della figura paterna. Nel momento in cui il popolo di Israele cede ad un atteggiamento associabile a quello di un figlio ribelle, il padre celeste cede all’ira: “Hai dimenticato il Dio che ti ha procreato. Ma il Signore ha visto e ha disdegnato con ira i suoi figli e le sue figlie. Ha detto ‘Nasconderò il mio volto. Vedrò quale sarà la loro fine. Sono una generazione perfida, sono figli infedeli’” (Dt 32, 19). Dio si comporta come ogni bravo padre: perdona, ama, rimprovera e corregge. Nel libro del profeta Isaia, dopo molto tempo, finalmente possiamo leggere “Tu, Signore, sei il nostro padre”. Nel Nuovo Testamento l’identificazione di Dio nelle vesti di Padre è meno cauta. La sua bontà, il suo interesse nei confronti del popolo che lo invoca, viene dimostrato dalle parole di Gesù che invita i suoi seguaci a dire “Padre Nostro” (Mt 6, 9-13; Lc 11, 2-4). Allo stesso tempo, Cristo ricorda che “Egli è il padre che nutre gli uccelli del cielo, senza che essi debbano seminare e mietere, e riveste di colori meravigliosi i fiori nei campi, con vesti più belle di quelle di re Salomone” (Mt 6, 26-32; Lc 12, 24-28). Non solo: il percorso della mostra di Illegio ci ricorda che per mezzo del Battesimo, il cristiano entra in contatto con il rapporto che lega Dio (che può quindi essere chiamato “Abbà, Padre” ) a Gesù.

Attraverso le opere selezionate, la mostra di Illegio si pone quindi l’obiettivo di guidare i visitatori lungo questo percorso affascinante e profondo, con la concreta speranza di infondere nell’animo dei padri e dei figli quella consapevolezza che li porta ad essere grati del loro rapporto speciale e indissolubile. Se essere padre significa accettare l’opportunità di avere un ruolo determinante nella vita di colui che è stato generato, il ruolo del figlio si esprime nel riconoscimento della dipendenza nei confronti della figura paterna che lo ha guidato attraverso la sua crescita per prepararlo alle responsabilità dell’età matura.

 

Pompeo Girolamo Batoni

Laocoonte

(Particolare)

Copia del gruppo dei Musei Vaticani

Museo de reproducciones artisticas

Bilbao (Spagna)