Parco del mare sulle Rive?

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di William Starc

 

Per la realizzazione del progetto del Parco del Mare si ipotizza ora un’ubicazione nell’area adiacente la Lanterna. Tale scelta è rilevante non solo per l’impatto urbanistico e architettonico, ma pure perché basata sull’ennesima costruzione fronte mare che sottrae luoghi alla libera fruizione. L’impegno di consistenti finanziamenti pubblici e privati, che l’intervento richiede per la sua realizzazione, non può essere soggetto solo ad un accordo tra Istituti di diritto privato ed Enti di II grado.

Il Piano Regolatore vigente, nella zona in questione, prevede la realizzazione di un approdo nautico denominato Porto Lido, che valorizzava un immobile esistente e realizzava posti barca e parcheggi. La sostituzione di tale progetto con il Parco del Mare comporta l’edificazione di ulteriori volumi, in una zona che ha bisogno di essere completamente riqualificata, decongestionando la viabilità e i parcheggi di un’ area che già oggi, per la prossimità dell’accesso al Porto Nuovo, presenta notevoli problemi dovuti al consistente flusso di mezzi commerciali. Come si può presumere che l’indotto di 900 mila visitatori all’anno sia la stessa cosa dell’indotto di cento posti barca? Inoltre la previsione di trasformare il Mercato all’ingrosso in un centro polifunzionale è tale da compromettere la funzione delle rive quale sistema di connessione pedonale e ciclabile con il centro città.

L’esperienza fatta vent’anni or sono con il progetto “ Tergesteo a mare” non insegna nulla? Il dibattito che ne scaturì ha fatto sì che quella proposta venisse ridimensionata, recuperando il Magazzino vini, rispettandone le dimensioni. Va inoltre ricordato che quel dibattito ha originato un Concorso internazionale di idee per la “Sistemazione delle Rive” e il comprensorio che include la Lanterna, il bagno comunale, la caserma della Guardia di Finanza, ciò che rimane del cantiere S.Giusto e gli immobili utilizzati dall’Istituto Nautico era stato pure oggetto delle proposte. Perché non se ne tiene conto? La zona del molo Fratelli Bandiera va riportata a una completa fruizione, eliminando tutti i manufatti che non permettono il godimento della vista sulla città e la valorizzazione della Lanterna. La città sta vivendo da molti anni una crisi demografica che sembra non arrestarsi, e la conseguenza più evidente dal punto di vista urbanistico ed edilizio è l’abbandono progressivo di aree già urbanizzate, di immobili pubblici e privati anche di rilevante aspetto monumentale.

La disponibilità di superfici e volumi in cerca di una nuova destinazione abbonda, ad iniziare dal Porto Vecchio, e consente di concepire un nuovo disegno urbanistico di riqualificazione per aree ora dismesse e inutilizzate. La città non ha bisogno di compromettere ulteriormente aree degradate e compromesse dal punto di vista urbanistico ed edilizio architettonico quale il comprensorio della Lanterna.

Da alcuni anni sono comparsi sulla scena locale nuovi attori che con le loro proposte e per le disponibilità finanziarie atte a realizzarle, condizionano non poco il divenire del territorio e conseguentemente gli Amministratori di turno. Il fatto che la Camera di Commercio in prima persona proponga e finanzi (in parte) la realizzazione del Parco del Mare interroga sicuramente sulla “mission” di questo Ente, tanto più che, una volta realizzato il progetto, si pone il problema della gestione del complesso immobiliare con tutte le sue diverse destinazioni d’uso e quindi della sua sostenibilità economica finanziaria. Inoltre va sottolineato che la Fondazione CRTrieste, già proprietaria del Magazzino vini e concorrendo a rilevare le quote di “Trieste Navigando” diventa non solo soggetto finanziatore delle iniziative connesse a questi interventi, ma pure soggetto rilevante per gli assetti urbanistici della città. La domanda da porre è in che termini stiano le volontà di questi soggetti con chi, per mandato popolare, ha la responsabilità di governo della città.