TEATRO IN DIALETTO

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Al teatro dei Salesiani per la stagione della Barcaccia l’ospite di turno è la Compagnia teatrale del Crut-Università degli Studi di Trieste (14 febbraio) con la piacevolissima commedia Il sistema Ribadier, traduzione italiana, adattamento e regia di Giorgio Amodeo.

Nello stile tipico della pochade di cui il grande autore francese si rivela raffinato maestro, la vicenda scorre con ritmi rapidi e battute scoppiettanti in un rincorrersi di colpi di scena fino a rasentare il surreale. Il protagonista Ribadier per tenere a bada la gelosissima moglie ha inventato un sistema infallibile, quello appunto che porta il suo nome: prima di concedersi qualche piacevole serata con qualche donnina, ipnotizza la consorte risvegliandola solo al suo ritorno. Ma a guastargli la festa intervengono altri personaggi, uno spasimante della moglie, lo stesso marito della sua amante e perfino i due domestici. In questa ridda di adulteri e scambi di coppie la vicenda raggiunge il suo apice nel finale come in un abilissimo gioco di prestigio. I giovani attori si muovono con impegno e disinvoltura nell’intricato labirinto della trama sorretti dalla salda regia di Amodeo, che si dimostra abile nel mantenere il tutto all’insegna dell’ironia e della leggerezza.

Il gruppo teatrale Quei de Scala Santa apre il 2016 sul palcoscenico del Silvio Pellico (8-17 gennaio) riproponendo un testo che ha segnato gli inizi della compagnia nel lontano 1989 No sarìa mai de fidarse di Manuela Dessanti, rielaborato da Marisa Gregori e Silvia Grezzi.

La commedia originale offriva diversi spunti da poter sviluppare e gli attori si sono impegnati personalmente per caratterizzare i vari tipi sul versante comico. L’ambiente della “mala” triestina, rappresentato in modo caricaturale, dava l’occasione di creare delle macchiette piuttosto che dei veri personaggi, per cui la commedia risulta più un insieme di scenette separate che un tutto organico. Da una parte abbiamo una coppia strampalata, lei (Adriana Ravalico) che anela spasmodicamente al matrimonio, lui (Giuliano Zobeni) dopo anni di convivenza sempre più riluttante a decidersi, in mezzo una madre decisamente speranzosa (Marisa Gregori). Cambiando scena entriamo nella casa di un piccolo capo della malavita che medita il colpo del secolo (Diego Tamaro) con un complice definito semplicemente come un “lole” (Alan Calianno), un’amante mangiauomini (Tea Kosuta), la moglie intrigante del Boss dei boss (Sabrina Gregori). A completare il quadro il tipo più spassoso, un Azzeccagarbugli che risponde al nome e ha i connotati di un “Cotoler” (Willy Piccini).

A un certo punto le vicende dei due gruppi si intersecano con equivoci e scambi di persona . Ci sono insomma, ben miscelati, tutti gli ingredienti, le trovate e i qui pro quo per far ridere.

Al teatro Silvio Pellico dal 22 al 31 gennaio la compagnia I Zercanome ha proposto Scondariole, un testo di Gianfranco Gabrielli già rappresentato nel 1999 dal precedente gruppo teatrale I Grembani, ed è stato anche un omaggio al ricordo del fondatore e appassionato animatore di entrambe le compagnie. L’adattamento e regia sono di Paola Pipan. Il termine triestino traducibile con “sotterfugi” contiene un senso molto più impertinente e giocoso come dimostra di essere del resto tutta la commedia. Il perno dell’azione gira intorno al protagonista, un attore che si atteggia a grande Divo (Paolo Costanza) mentre tutti sembrano pendere dalle sue labbra ma in realtà lo fanno solo per tornaconto: dalla segretaria (Daniela Polacco) alla ex moglie (Milena Di Chiara) e perfino a un’aspirante scrittrice che diventa il suo vero incubo (Romana Olivo) e all’astuta servitù (Lorenzo Petronio). E così una schiera di amici, ammiratrici e parenti non danno mai tregua al vanitoso personaggio creando numerosi intrighi che sono frutto di invidia e gelosia sia nei suoi confronti che fra loro. Una galleria di tipi farseschi che gli attori hanno cercato di caratterizzare ciascuno a suo modo mentre il grande Divo finisce per essere non altro che una vittima dei loro intrallazzi.