Un noir esistenziale per i fratelli Coen

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di Stefano Crisafulli

 

Ed Crane è un tipo silenzioso e poco appariscente. Ed è un barbiere. Si direbbe un rappresentante tipico dell’uomo medio americano, con un saldo mestiere tra le mani, una moglie e un futuro già segnato, se non fosse per il fatto che Ed ha tutt’altre idee sul suo futuro. Ad esempio, non ha nessuna intenzione di fare il barbiere per tutta la vita, anche perché il proprietario, suo cognato, è un logorroico e non smette mai di parlare. Ma per fare il salto di qualità deve aspettare il momento buono, che prima o poi arriva, sia pure in una piccola cittadina di provincia degli Stati Uniti degli anni ’40.

La dinamica tra l’attesa e il desiderio è al centro di questo film in bianco e nero dei fratelli Coen dal titolo bello ed enigmatico: L’uomo che non c’era. Uscito nel 2001, dopo il criticabile e criticato Fratello, dove sei? dell’anno precedente, il film dei Coen riprende le atmosfere noir e le ambientazioni delle pellicole anni ’40, aggiungendo a un meccanismo secco e preciso, puramente votato all’intreccio, alcuni momenti di riflessione esistenzialista sul destino dell’essere umano e sulla possibilità o meno di controllare il corso degli avvenimenti. Lavorando in levare, i due fratelli, come sempre artefici della sceneggiatura e della regia (anche se viene accreditato come regista solo Joel Coen), hanno raggiunto una notevole qualità formale, anche grazie alla fotografia di Roger Deakins: niente colore, innanzi tutto, perché toglie la percezione dei chiaroscuri e delle ombre; niente pluralità di punti di vista: il racconto è tutto in soggettiva e ha la voce off del protagonista, Ed Crane, il quale, come abbiamo già detto, parla pochissimo, a volte con semplici monosillabi. Eppure sono proprio tutte queste sottrazioni a rendere il film efficace e godibile.

L’uomo che non c’era, dunque, è proprio lui, il protagonista. Un’altra sottrazione, dovuta alle caratteristiche di Ed Crane, che tendono a farlo diventare invisibile in mezzo alla gente. In fondo è solo un barbiere, un uomo come tutti gli altri, appunto, che si mimetizza nella massa, anche perché gli altri non lo notano. E questa peculiarità può essere vista come un vantaggio o uno svantaggio. Ma prima di proseguire con la storia di Ed, va dato a Bob quel che è di Bob: stiamo parlando di Billy Bob Thornton, l’attore che ha interpretato il ruolo del protagonista. La sua espressività facciale ha sostituito con misura e maestria la scarsità di parole, tanto da far trapelare un intero mondo interiore solo alzando un sopracciglio. E del resto Ed, come ogni uomo, possiede un mondo interno inespresso e segreto, inaccessibile agli altri se non viene comunicato in qualche modo. Il desiderio di cambiare vita, ad esempio, non l’aveva detto nemmeno a sua moglie (interpretata da Frances McDormand), tanto più che lei aveva una relazione col gestore del negozio in cui lavorava come commessa. Proprio da questo fatto e da un incontro casuale partirà la grande rivoluzione nella vita anonima di Ed. Con effetti spiacevoli e inaspettati. Dopo aver individuato nel lavaggio a secco il grande affare che gli permetterà la svolta, Ed sa come trovare i soldi per diventare socio di Tolliver, colui che metterà in piedi tutta l’attività: ricatterà la moglie e il suo amante. Ma non sarà una buona idea, perché dovrà uccidere quest’ultimo per evitare di essere strangolato e sua moglie andrà in prigione con l’accusa di omicidio. Anche per la legge lui non c’era. Determinato a far uscire la moglie di prigione, Ed assolderà il miglior avvocato di Sacramento (e anche il più costoso), che troverà una linea di difesa citando addirittura, in una scena, la fisica quantistica e il principio di indeterminazione di Heisenberg (‘Fritz’, lo chiama l’avvocato). Ma sarà tutto inutile.

Non sveliamo il seguito per evitare improperi da parte di coloro che non hanno ancora visto il film. Basti dire che il destino giocherà un brutto scherzo al protagonista. Tutto ciò fa capire a chi guarda: che si possono prevedere i risultati delle proprie azioni, ma non si possono controllare del tutto e che bisogna aspettare l’occasione giusta per cercare di realizzare i propri desideri, ma che non sempre la prima è quella giusta. Forse invece bisogna attenderne altre, se mai arriveranno.