Per caute sopravvivenze

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VENERE
Venere è la dea dell’amore. La Venere più
famosa è quella dipinta nuda da Sandro Botticelli
nella grande tela La nascita di Venere,
capolavoro che si può ammirare alla Galleria
degli Uffizi di Firenze: sempre che si riesca
a sbirciare tra la selva dei turisti che si fanno
i selfies. Altrimenti ci sono le cartoline. Ne
siamo così orgogliosi che l’abbiamo messa
sulla moneta da 10 centesimi. Quando l’arte
si sposa col denaro, siamo tutti contenti. Ora
il ministro del turismo Daniela Santanché ha
lanciato con orgoglio la campagna pubblicitaria
Italia. Open to meraviglia. La Venere
del Botticelli è stata scelta come sua testimonial,
o – come dice il ministro – «influencer
virtuale». Già qui ci sentiamo virtualmente
open to chissà che cosa. Strappata alla sua
conchiglia, la bella Venere ora farà la turista
nei luoghi più risaputi del Belpaese: piazza
san Marco, il Colosseo, ecc. Per questo è stata
opportunamente vestita: per non incorrere
in un arresto che sarebbe stato giusto per tutti,
o quasi. Abbiamo scoperto da poco che gli
americani non sopportano la vista del pisello
del David di Michelangelo. Giusto quindi
premunirsi: sono turisti facoltosi. Venere
appare con una minigonna sdrucita jeans,
in canottiera, coi pantaloni corti a cavallo di
una bici al centro di Roma (auguri), ecc. Agli
Uffizi, prima di salutarla, immaginiamo i
pianti, le hanno dunque preparato una valigia
piena di vestitini non pretenziosi ma lindi,
francamente non da Dea: del tipo Oviesse,
Upim, Zara… Ingrati: con quello che ha
fatto guadagnare agli Uffizi, potevano essere
più generosi. Comunque si nota un primo
problema: il ministro Santanché ha precisato
che Open to meraviglia non punta a un turismo
qualunque, perché – ha dichiarato al
Giornale – «una volta contavamo i turisti,
ora pesiamo quanto spendono». Ci siamo
fatti furbi. Venere è mandata in missione in
tutto «il globo terracqueo» (abbiamo resuscitato
anche questo) ad attrarre quelli ricchi.
E questa Venere – per restare al gergo della
pubblicità – è un po’ troppo cheap: quando
va al lago di Como, mangia una pizza… Certo,
si potrà decuplicare il prezzo della margherita,
come ha fatto a Roma l’amico del
ministro Flavio Briatore. L’abbiamo detto
che siamo diventati furbi. Al Corriere della
sera, sempre il ministro del turismo ripete il
concetto a cui tiene di più: «dobbiamo saper
vendere l’Italia», e bisogna «vedere quanto i
turisti sono in grado di spendere e lasciare sul
territorio italiano». Si potrebbe chiederglielo
già alla dogana, e se sono poveri spedirli indietro
come sappiamo fare coi clandestini.
Se certi signori turisti s’illudono di mangiare
würstel all’addiaccio, che vadano in Libia.
L’Italia ora come ora è solo «il terzo marchio
al mondo», e questo un po’ ci umilia. Quanto
a vendersi, promette Santanché, «puntiamo
al primo posto». La mania italiana di trovare
compratori è antica come il Paese: faceva
dire cose feroci su di noi già a Bismarck.
Tutto si tiene: il premier Giorgia Meloni alla
55a edizione del Vinitaly ha dichiarato che sta
per nascere il liceo del Made in Italy. Intanto,
Vinitaly è una parola macedonia, e cioè
un neologismo nato appiccicando due lemmi.
L’espressione l’ha inventata il linguista
Bruno Migliorini. Quanto al liceo, per insegnare
ai giovani a piazzare il Made in Italy,
per esempio a Vinitaly e a Eataly, le materie
saranno: gestione delle imprese del Made in
Italy, modelli di business, ecc. Sull’inglese
incistato nell’italiano, destra e sinistra sono
unite più che sul 25 aprile: per promuovere
l’Italia l’ex ministro Franceschini (governo
Renzi, 2015) inventò VeryBello! VeryBello
è imbattibile. Resta un intoppo: succede
quando si fanno troppe cose assieme: sempre
questo governo ha presentato un disegno di
legge contro l’uso delle parole straniere nelle
comunicazioni ufficiali. Se approvata, si
rischierà una multa fino a 100.000 euro: quasi
meglio organizzare un rave. Che la legge
passi ce lo auguriamo: per vedere, come cantava
Jannacci, l’effetto che fa: per esempio,
quando un vigile urbano leggerà Open to
meraviglia e chiederà i documenti a Venere.