Per lettori “libridinosi”

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di Elisa Grando

Nel 1925 la Woolf descrive la sua idea di cosa sia “Il lettore comune” in un’omonima raccolta di saggi: per la scrittrice si tratta di un lettore diverso dallo studioso, dal critico o dall’intellettuale, uno che legge «per il puro piacere di farlo», non per mestiere, e che può permettersi senza vincoli di tirar su «un suo pur traballante e sgangherato edificio» di immaginari e interpretazioni. Un lettore libero, ma forse non del tutto: perché spesso proprio i lettori comuni sono abitati da nascoste e sfiancanti nevrosi. A metterle in fila è il gustoso, coltissimo Il lettore sul lettino di Guido Vitiello, il “bibliopatologo” che nella sua rubrica su Internazionale risponde a chi cerca un consiglio per “curare” le diverse ossessioni per i libri. Ne esistono molte, e spesso i lettori più nevrotici sono proprio scrittori o personaggi dei romanzi: una myse en abime intrigante che il libro esplora con dovizia.

Ispirandosi in parte a temi posti dalla rubrica, Il lettore sul lettino intraprende una ricognizione curiosa, erudita e divertente delle “bibliomanie” nelle quali è più facile riconoscersi. Vitiello le analizza con gli strumenti della psicanalisi, della storia e della letteratura, attraverso aneddoti sagaci e puntualissimi, conditi dal gusto per la narrazione e da una ricca trama di citazioni dalle connessioni inaspettate.

Per addentrarsi nelle nevrosi non è necessario spingersi fino alle derive più inquietanti, come quella dell’inglese Sir Richard Heber che riempì otto case di libri che possedeva in tre copie: una per conservarla, una per leggerla e una per prestarla agli amici. Si può partire dalla più diffusa e lacerante “depressione post-librum” che attanaglia molti al termine di una lettura amata: è come vivere un piccolo lutto, spiega Vitiello, l’elaborazione richiede tempo e strategie differenti. E chi non ha millantato almeno una volta di aver letto un libro che non aveva nemmeno mai aperto? L’antropologa Ruth Benedict, spiega l’autore, distingueva la colpa individuale e solitaria per non aver letto i classici dalla vergogna “sociale” di non aver letto i libri del momento. Per uscire dall’imbarazzo persino Luciano Bianciardi aveva steso su ABC l’ironico manuale Non leggete i libri: fateveli raccontare.

C’è poi chi non riesce a far pace con l’idea di prestare o di prendere in prestito dei volumi, oggetti personalissimi al pari di uno spazzolino. Nel Diario fiorentino, Rilke esprime il suo disagio così: «Con i libri presi in prestito non si stabilisce nessun rapporto, si rimane sempre al “lei”». Tanto è doloroso l’atto del prestare o peggio rubare libri che, nel Medioevo, i volumi lanciavano maledizioni e malocchi fin dal frontespizio. Del resto il rapporto coi libri ci riporta, spesso, alle nostre pulsioni più primordiali. Vitiello lo sottolinea prendendo in prestito dallo psicanalista Donald Winnicott il concetto di “oggetto transizionale”: per il lettore nevrotico, il libro è assimilabile agli oggetti transizionali che mediano la separazione tra il bambino e il mondo, come il ciuccio o la coperta di Linus. Allo scorrere delle sue pagine diventa, per chi vi si immerge, una sorta di prodigio che dona spazi di sospensione dalla realtà: facile capirne il potere affabulatorio. Il libro, insomma, è tutt’altro che un oggetto innocuo, e arriva ad allettare persino i mistici: S. Teresa D’Avila, per esempio, era appassionata di romanzi cavallereschi.

L’excursus non è privo di empatia: l’autore non si sottrae all’autoanalisi definendosi “nevrotico tra i nevrotici”, confessandosi addirittura come accumulatore seriale di libri. Esiste anche una parola giapponese per definire il disturbo, o meglio il demone tentatore: Tsundoku, che indica «l’atto di comprare un libro e poi non leggerlo». Un peccato che, data la natura “culturale” dell’oggetto accumulato, pare mondato, secondo la diffusa «idea che i vizi capitali si capovolgano in virtù quando hanno per oggetto il parallelepipedo di carta». Niente di più sbagliato, rileva Vitiello, ricordando che leggere è un vizio e accumulare libri una pulsione parente della lussuria: essere “libridinosi” però, geniale aggettivo coniato dall’editore Vanni Scheiwiller, non è per forza da considerarsi una sventura.

Guido VitielloIl lettore sul lettino

Tic, manie e stravaganze

di chi ama i libri

Einaudi, Torino 2021

pp. 168, euro 13,50